La rivoluzione del canone Rai, da quest’anno rateizzato e inserito nelle fatture dei consumi elettrici, comporta un “effetto collaterale” da non sottovalutare, se si vogliono evitare futuri problemi ed esborsi extra. Le bollette della luce appesantite dall’abbonamento tv vanno conservate per dieci anni e non “solo” per cinque.

La ragione? Il Fisco ha a disposizione due lustri per stanare e perseguire evasori e furbetti del canone. I cittadini previdenti, in caso di accertamenti e contestazioni, avranno  le “pezze d’appoggio” per dimostrare di essere in regola e potranno impugnare multe e sanzioni. I distratti no, non sempre. “Se sprovvisti delle vecchie bollette – ripetono gli esperti del portale Studiocataldi.it –  gli utenti nel mirino potrebbero non essere in grado di dimostrare il pagamento del canone ed essere costretti a versare nuovamente il tributo, salvo che siano passati 10 anni, termine dopo il quale i credito all’erario risultano prescritti”.

Cinque anni per la sola luce

La fattura semplice per l’elettricità, invece, continua ad essere soggetta al termine quinquennale.  “Se all’intestatario della bolletta della luce non viene addebitato il canone, perché non possiede la tv o perché un familiare già si sobbarca l’abbonamento Rai, in genere non è necessario conservare il documento per più di 5 anni”.

Ci sono però le eccezioni, quelli che tecnicamente si chiamano atti interruttivi. “Non bisogna dimenticare che la prescrizione prevista dalla legge può essere bloccata, ad esempio a causa dell’invio di solleciti di pagamento: in questi casi  il termine di prescrizione ricomincia a decorrere da capo e il conto alla rovescia riparte dall’inizio”.

Occhio ai documenti da tenere 10 anni

Le stesse indicazioni valgono per altre tipi di fatture, ricevute, documenti. Ricordano dall’associazione Altroconsumo:“Per non rischiare di dover pagare due volte per la stessa cosa, perché abbiamo buttato via la ricevuta troppo presto, bisogna sapere quando il credito cade in prescrizione, cioè dopo quanto tempo non si è più tenuti a dimostrare nulla. I termini sono fissati per legge e variano a seconda del tipo di documento”.

Le bollette per i consumi di luce, gas e telefono fisso, così come quelle elettriche, vanno conservate per almeno 5 anni dalla data di scadenza. Per i cellulari  si raddoppia: dieci anni. Cinque anni sono previsti per bollettini e F24 di Imu, Ici e Tasi, contati a partire dall’anno successivo a quello dell’avvenuto pagamento, e pure per le tasse sulla nettezza urbana. Anche le ricevute di affitto e spese condominiali ordinarie si devono mettere da parte per almeno 5 anni.

Tempi variabili per i 730

 Per cambiali,  parcelle di professionisti e fatture di artigiani Altroconsumo indica 3 anni. Per le dichiarazioni dei redditi il tempo minimo può cambiare. Nei casi ordinari gli anni di conservazione si fermano a 5.  Se ci sono state ristrutturazioni edilizie o riqualificazioni energetiche, poiché la rateazione delle detrazioni è spalmata su 10 anni, il modello utilizzato e la documentazione allegata vanno custoditi per 10 anni  più 5 anni, quindi 15 anni in tutto. Per il bollo auto si parla di 3 anni, a partire da quello successivo alla data di scadenza, mentre per le multe stradali si arriva a 5 anni. 

Per le quietanze di assicurazione si prevede 1 anno dalla scadenza, salvo clausole specifiche inserite nei contratti, ma si devono calcolare 5 anni se i premi sono fiscalmente detraibili. Per gli estratti conto bancari si sale a 10 anni. Per gli scontrini si richiedono 2 anni o il tempo corrispondente alla durata della garanzia. I rogiti e gli altri atti non si devono mai buttare via. La conservazione “per sempre” vale anche per le pratiche relative  a separazioni e divorzi, il versamento dei contributi previdenziali, le sentenze penali e civili, le attestazioni dei titoli di studio.

Carta o formato elettronico?

Per bollette e fatture tradizionali, quelle che arrivano a casa in formato cartaceo, gli esperti di Altroconsumo e Studiocataldi.it consigliano di conservare gli originali per tutto il tempo previsto. Per i documenti spediti per e-mail,  invece, l’indicazione è “salvare i file in formato elettronico quando c’è la firma digitale”. Se manca, però, “meglio stampare il tutto.”