Buongiorno dottoressa Roberta Bruzzone, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Chi è l’assassino – Diario di una criminologa, abbiamo interpellato le utenti di Donnamoderna.com che hanno risposto numerose all’appello con moltissime domande in merito a come lavora e pensa una criminologa. Qui di seguito una selezione di domande delle nostre lettrici.

lulu1967 Buongiorno Roberta, dopo aver lavorato a numerosi casi, a volte agghiaccianti e terribili, ci si “indurisce”? Rispetto all’inizio della sua professione, si sente cambiata? Più distaccata?

Occorre sicuramente imparare a proteggersi dalla propria emotività perché non è mai una buona consigliera. Sicuramente per chi fa il mio lavoro non è facile mantenere un buon livello di fiducia nel prossimo… perché abbiamo ogni giorno davanti agli occhi il peggio del peggio che possono arrivare a commettere gli esseri umani. Ma mentirei se affermassi che gli anni passati sulla scena del crimine non mi hanno cambiato, probabilmente indurito. Credo fosse inevitabile. Tuttavia negare la propria umanità è altrettanto pericoloso, soprattutto per chi si confronta con il dolore degli altri per lavoro, come nel mio caso.

miciaele Perché oggi nonostante le tecniche esistenti non si riescono a trovare gli assassini (vedi i casi di Garlasco, Perugia, Avetrana, ecc.)?

Questa è una domanda da “un milione di dollari”. Probabilmente negli ultimi anni ci si è un po’ troppo adagiati sulla cosiddetta “prova scientifica” per poi accorgersi che purtroppo non è in grado di risolvere un caso senza essere affiancata da un buon lavoro d’indagine “tradizionale”. Per alcuni si è trattato indubbiamente di un brusco risveglio, ma era inevitabile che accadesse. Occorre poi fare molta attenzione a ciò che si definisce “scientifico” perché troppo spesso questo termine viene utilizzato in maniera impropria, anche in ambito investigativo. E non perdiamo mai di vista il cosiddetto “fattore umano”… che certo può sempre migliorare e che spesso rappresenta il vero punto debole dell’intero sistema.

ely… Per quale motivo, malgrado gli strumenti all’avanguardia che esistono oggi e la tecnologia, molti casi sono ancora senza un colpevole? Esiste dunque il “delitto perfetto”?

Non credo esista il delitto perfetto, temo piuttosto che esistano investigazioni (ed investigatori) imperfetti. Il nostro è un campo in cui formazione, esperienza ed aggiornamento non possono mai essere persi di vista…

stefalice Dentro ognuno di noi c’è un potenziale assassino. Cosa fa scattare la molla, nella maggior parte dei casi?

Siamo tutti potenziali assassini e siamo tutti potenziali vittime. Questa è una verità con cui dobbiamo iniziare a fare i conti per quanto possa essere complesso e doloroso. È questo lo scenario che ci restituisce la cronaca giudiziaria da molto tempo. Certo, si può arrivare alla scelta di uccidere per motivi diversi, sulla scorta degli scenari emotivi più eterogenei, ma ognuno di noi possiede una serie di “grilletti interiori” (i criminologi americani li chiamano emotional triggers) pronti a scattare, quando e se si verificanole condizioni scatenanti. Nella maggior parte dei casi che ho analizzato la decisione di uccidere ha rappresentato in primis un modo “per risolvere un problema”, ovviamente dal punto di vista dell’assassino.

soniaballaben Quanto è rilevante nella soluzione di un caso essere messi in grado di conoscere il background, la storia e la mente del colpevole?

È fondamentale. Occorre documentarsi approfonditamente su ogni aspetto della vita della vittima e del presunto autore. Se svolgiamo bene tale lavoro di raccolta informativa, la strada per arrivare a risolvere il caso è decisamente in discesa.

mciri Sono un’insegnante e sono stata molto colpita dalla vicenda dei presunti abusi nella scuola materna di Rignano Flaminio, di cui si è occupata. Come si svolgono gli interrogatori con i bambini senza turbare la loro sensibilità e come si distingue quella che è solo la fantasia dei bambini e quella che invece è la verità?

Esiste una serie di competenze specialistiche che devono essere utilizzate in tali casi. Le tecniche di ascolto del minore in tali frangenti sono state ormai chiaramente indicate da tutta una serie di linee-guida largamente condivise ed utilizzate da noi “addetti ai lavori”. Si tratta indubbiamente di scenari sempre molto complessi in cui occorre poter garantire la massima professionalità possibile. Suggestionare un minore ponendo le domande in maniera sbagliata è molto più facile di quanto si creda… e se l’operatore non è adeguatamente formato può danneggiare irreparabilmente l’indagine.

xeni Come si fa a mantenere il sangue freddo di fronte a scene raccapriccianti e a studiarle con lucidità? È una dote innata oppure si acquisisce con l’esperienza sul campo?

Ritengo che per poter fare un lavoro come il mio non basti lo studio… devi esserci portato, ossia devi possedere una serie di qualità che certo nessun percorso formativo potrà mai garantirti. Memoria, intuito, capacità di osservazione, una certa dose di “pelo sullo stomaco”, dialettica, capacità di sintesi… e coraggio. Tutto questo o ce l’hai o non ce l’hai. Il resto lo puoi imparare strada facendo… ovviamente è il mio punto di vista.

paolamaura13 Che genere di libri legge o di film guarda? Temi che c’entrano con il suo lavoro o li esclude proprio dalle
scelte?

Ho molto poco tempo per la tv, ma ho avuto modo di apprezzare la serie tv Law&Order. Quanto ai libri, leggo un po’ di tutto perché sono molto curiosa. Amo le biografie dei grandi personaggi, soprattutto quelle non autorizzate.

lizzie88 Come si fa a fare un lavoro del genere e a riuscire a fidarsi comunque di chi ci sta intorno? Non si rischia di essere sopraffatti da mille paranoie?

No, sopraffatti dalla paranoia non credo… certo impari che è meglio tenere sempre gli occhi aperti… e che da certe persone non puoi mai aspettarti nulla di buono. Indubbiamente impari ad essere molto selettivo. E a guardarti le spalle. Questo sì.

irreversible_cosmo Che cosa l’ha spinta a scegliere questo lavoro?

L’amore per la verità, la curiosità, il senso di sfida che ciascun caso porta con sé… sicuramente nel mio lavoro è difficile annoiarsi. Non ho mai pensato, sin da piccola, di poter fare altro. E, per mia grande fortuna, sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo e a fare esattamente ciò che avevo in mente. È andata bene.

60muriel Come donna è avvantaggiata dal fatto di avere una sensibilità e un intuito sviluppato rispetto agli uomini? A parità di bravura e perspicacia noi del gentil sesso abbiamo una marcia in più. Cosa ne pensa?

Penso che la competenza, la determinazione, l’onestà ed il coraggio non possano essere connotati dall’appartenenza di genere. Io cerco sempre di fare il mio lavoro al meglio delle mie possibilità. Sulla mia strada ho incontrato sia uomini che donne straordinari… ma ho anche incontrato sia donne che uomini a cui non avrei mai neppure consegnato la spazzatura da portare fuori casa… insomma, par condicio.

lachiara_ Com’è essere criminologo in Italia? Non essendoci al momento un vero e proprio percorso di studi per accedere a questa professione, come si superano queste difficoltà?

Stimolante. Io sono Psicologa Forense e Analista della scena del crimine oltre che Criminologa. Non ho incontrato particolari difficoltà a far comprendere la qualità del mio lavoro. Il resto è venuto di conseguenza. Certo, l’avere le idee chiare aiuta. Come solitamente ripeto ai miei collaboratori: l’unico modo per raggiungere un obiettivo è avercelo chiaro.

martina_93 Quali sono le caratteristiche psicologiche che bisogna avere per intraprendere il mestiere di criminologo?

Coraggio, intuito, serenità interiore, grinta, capacità di osservazione, logica ferrea, memoria… la lista è lunghissima…

Salutandola, le pongo un’ultima domanda: che consigli darebbe a chi si accinge a cominciare?

Cercare di capire il più rapidamente possibile se questa è davvero la professione che fa per lui/lei… decontaminandosi dalla falsa rappresentazione che ne vie fornita dai media e dalle serie tv.

Un sentito grazie a Roberta Bruzzone e in bocca al lupo per il suo libro!

Grazie!!!!!

VIDEO-INTERVISTA A ROBERTA BRUZZONI