Da sempre gli sportivi sono amati e stimati da grandi e piccini. Per questa ragione ci si aspetta, da parte loro, di rappresentare un modello da seguire dentro e fuori il campo di gioco. Tra i tanti ambassador, siamo andati a cercare donne sportive che in questi anni hanno dato voce al Pianeta e ai suoi abitanti, con dichiarazioni e azioni decisamente green. Come raccontano le loro storie, per molte la difesa dell’ecosistema è partita dall’amore per quegli elementi – quali la neve o il mare – che sono fondamentali per praticare i loro sport. Per altre, invece, nasce da altri stimoli, come la difesa degli amici animali.

Federica Brignone: dalle vette delle montagne ai fondali marini, sempre con gli sci ai piedi

Nel 2020, la sciatrice italiana Federica Brignone ha vinto la la coppa del mondo generale femminile di sci alpino, ma da tantissimi anni è una campionessa di sostenibilità. Come lei stessa sottolinea, vede sotto i suoi occhi le conseguenze negative dei cambiamenti climatici sull’elemento fondamentale per praticare il suo sport: la neve. Anno dopo anno le stagioni invernali si riducono a causa dello scioglimento dei ghiacciai e dei nevai, recando danni allo sport, all’economia e ovviamente agli ecosistemi. Nel 2017, dal suo impegno, è nato il progetto “Traiettorie Liquide” col quale porta avanti campagne di sensibilizzazione per la difesa del pianeta e dell’acqua in ogni forma: dalle conseguenze del climate change in montagna all’invasione delle plastiche nei mari, passando anche per i fiumi.

Forse la ricorderete vestita con tuta, scarponi e sci, mentre si tuffa in mare immortalata dal fotografo Giuseppe La Spada per attrarre l’attenzione su tali temi e sul suo impegno in difesa dei mari e del Pianeta.

Francesca Clapcich e la sensibilizzazione sulla plastica che invade mari e oceani

Francesca Clapcich è una velista italiana che può vantare ben due partecipazioni alle Olimpiadi: nel 2012 a Londra e a Rio nel 2016. Nel 2019 ha preso parte alla mitica Volvo Ocean Race – il giro del mondo in equipaggio – salendo sulla Turn the Tide on Plastic, la barca dell’Onu con una precisa vocazione ambientalista. Come ha raccontato Francesca, il viaggio è stato un’occasione anche per promuovere la sostenibilità ambientale e, in particolar modo, la lotta alla plastica che è stata trovata (e raccolta), durante la navigazione, nei mari e negli oceani anche a tantissime miglia di distanza dalla terra ferma.

Heather Mitts: un calcio all’indifferenza

Heather Mitts, campionessa olimpica e memorabile calciatrice degli Stati Uniti, ha dichiarato il suo amore per gli animali invitando, sui social, i suoi follower a rinunciare per alcuni giorni al consumo di latticini, a ridurre l’uso di carne o, al limite, a scegliere alimenti provenienti da aziende attente al benessere animale. Tramite i suoi contenuti social, lei pone l’attenzione ai danni derivanti dall’abuso della plastica monouso e all’invasione dei mari, sottolineando, ad esempio, le conseguenze negative legate ai consumi delle buste di plastica e delle bottigliette per le bevande.

Patrizia Maiorca: in difesa di mari e dei loro abitanti

Patrizia Maiorca il mare ce l’ha nel DNA: figlia del noto apneista Enzo, più volte lei stessa è stata primatista mondiale di apnea e, da sempre, è una campionessa anche nella difesa dell’ambiente. Nella sua carriera agonistica ha macinato record su record come quando arrivò, nel 1987, a -70 metri in assetto variabile e, nel 1988, a – 47 metri in assetto costante: potremmo dire che è una persona che conosce i mari nel profondo.

Oggi Patrizia Maiorca è membro del Consiglio dei saggi della Sea Shepherd – movimento di “ecopirati” attivo per la conservazione dell’oceano ad azione internazionale con sede anche in Italia – ed attualmente è anche Presidente dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, in provincia di Siracusa. Nel tentativo di dare voce ai mari e agli animali che li popolano ha spesso denunciato i danni derivanti da scarichi industriali e da depuratori malfunzionanti, dal consumo di suolo costiero, dalla presenza di plastiche sulle rive e nei mari e di come gli animali rimangano spesso vittime dei rifiuti.

Hannah Mills: la velista ambientalista che invita il mondo dello sport a fare la propria parte per il Pianeta

Hannah Mills è una velista britannica più volte campionessa olimpionica, anche a Tokyo 2020. Avendo navigato per circa due decenni, ha avuto modo di verificare, con i propri occhi, quanta plastica si trovi nelle acque tanto da che, in più di un’occasione, è stata costretta a fermare di colpo la barca. Colpita dagli effetti devastanti sulle aree marine e costiere, ha deciso di creare la Big Plastic Pledge – una campagna che invita star e fan sportivi ad eliminare la plastica monouso – per agire in prima persona e convincere gli altri a cambiare le proprie abitudini iniziando dalla riduzione della plastica monouso. La sua organizzazione invita il mondo dello sport – atleti, fan e organizzatori di eventi sportivi – a mobilitarsi contro questa grande forma di inquinamento.

Perché lo sport deve rappresentare un motore del cambiamento? La campionessa olimpionica sottolinea che lo sport ha il potere fenomenale di cambiare la vita alle persone e di unirle al di là delle differenze culturali, religiose e politiche. Per queste ragioni la velista affida agli sportivi questo importante incarico: far parte di quel cambiamento che deve avvenire a livello globale per il bene del Pianeta.

Theresa Zabell: dal mare per il mare

È una velista anche Theresa Zabell, spagnola, vincitrice dell’oro olimpico sia a Barcellona nel ‘92 che, quattro anni dopo, ad Atlanta. Terminata la carriera sportiva non è finita quella di ambientalista. È infatti a capo della fondazione Ecomar costituita, nel 1999, per restituire al mare parte di ciò che esso le aveva donato.

Tra le attività principali portate avanti dalla Zabell vi è quella della formazione e della sensibilizzazione dei più piccoli: sul portale della Ecomar si legge che ogni anno quindicimila i giovani partecipano agli incontri nel corso dei quali viene loro spiegato come prendersi cura dei mari per realizzare tutti assieme un pianeta migliore.

Tra le azioni realizzate, in oltre 20 anni, da Ecomar in Spagna si registra anche la pulizia delle coste – non effettuata raccogliendo i rifiuti in maniera indiscriminata ma facendo man mano raccolta differenziata – sia per eliminare parte dei rifiuti sia per sensibilizzare il pubblico sui problemi derivanti dall’inquinamento di rive e mari e per far comprendere l’origine di tali rifiuti. Se il mare potesse parlare, sicuramente ringrazierebbe Theresa Zabell per essere, fino ad oggi, riuscita a restituire parte ciò che il grande scrigno blu le ha regalato in tanti anni di attività velica.

Alessandra Sensini: olimpionica che vive il mare in maniera sostenibile

La pluri premiata e olimpionica windserfista Alessandra Sensini da sempre vive in simbiosi col mare. Se oggi il tema della difesa dell’oro blu inizia ad essere sempre più condiviso, per la Sensini il modo di vivere il mare in maniera sostenibile è sempre stato “ordinaria amministrazione”. Come ha raccontato in un’intervista al National Geographic, il rispetto per il prossimo (e per il mare) lo ha appreso grazie al padre, andando in barca a vela e stando attenta a non sprecare mai preziose risorse. Come ha avuto modo di sottolineare in alcune dichiarazioni all’Almanacco CNR, tra le preoccupazioni che porta con sè “sulla tavola” l’inquinamento di mari e fondali – a partire dalla plastica sotto le onde – è uno dei suoi principali crucci.

Vuoi fare sport e qualcosa per l’ambiente in contemporanea? Pulisci e corri col plogging

Chiudiamo l’approfondimento con una curiosità o meglio un suggerimento. Se il binomio sport e ecosostenibilità che emerge dalle storie che vi abbiamo appena raccontato vi ha fatto venir voglia di fare sport senza rinunciare ad una condotta di vita ecosostenibile, potreste appassionarvi al plogging: questa attività consiste nella corsa e, al contempo, nella raccolta dei rifiuti avvistati durante il percorso di allenamento. Si tratta di uno sport nato da pochi anni ma che ha rapidamente preso piede al punto che, in Italia, dal 2015, esiste un vero e proprio tour: Keep Clean and Run, ovvero pulisci e corri. Pensate che l’edizione 2021, con 416 km percorsi, 80 kg di CO2 evitata e oltre 25 milioni di contatti ha fatto registrare un record: il plogging più lungo del mondo, attraversando da nord a sud l’Italia, di corsa e in bicicletta, raccogliendo centinaia di tonnellate di rifiuti e al contempo sensibilizzando il pubblico sui temi legati ai rifiuti e al loro abbandono. In fondo potreste farlo anche in acqua, portando con voi una retina richiudibile.

In questo caso chi vince? Davvero tutti!