Il podcast su Giornale radio
Di questo tema abbiamo parlato anche su Giornale radio. Ecco la puntata del 24 marzo che puoi ascoltare quando vuoi
Quanta acqua consuma ognuno di noi
Ogni giorno lasciamo impronte sul Pianeta, in senso letterale o metaforico, e tra queste c’è l’impronta idrica – water footprint, in inglese – che “registra” quanta acqua consuma ognuno di noi.
Come è composta l’impronta idrica
Il calcolo dell’impronta idrica non si ferma al numero di bicchieri d’acqua che beviamo o a quante docce e lavatrici facciamo. «Riguarda tutta quella che utilizziamo, in modo diretto e indiretto. Un esempio? Quando buttiamo via del pane, stiamo buttando via anche l’acqua necessaria per produrlo, circa 40 litri per una fetta. Se mangiamo una mela, consumiamo anche i circa 70 litri occorrenti per farla crescere. L’utilizzo di acqua schizza alle stelle con la carne: dai 3.500 litri per un chilo di pollo ai 15.500 per un chilo di manzo» spiega Flavia Tromboni, biologa padovana che da anni, in giro per il mondo, si occupa di gestione delle risorse idriche con un focus ecologico per il mantenimento dell’integrità degli ecosistemi acquatici.
L’acqua si consuma anche nella produzione degli abiti
«Ma non pensiamo solo agli alimenti. Una maglietta di cotone si realizza grazie all’utilizzo di 2.700 litri d’acqua, mentre quando abbiamo tra le mani un foglio di carta A4 ricordiamoci che per produrlo ci sono voluti 10 litri. Esistono strumenti per avere un’idea di massima della nostra impronta idrica, per esempio calcolatori come quello sul sito www.watercalculator.org o tabelle come quella di www.acegasapsamga.it, alla cui stesura ho contribuito».
Agricoltura e industria fanno impennare i consumi
Non si tratta di ribaltare drasticamente la dieta né di macerare in incolmabili sensi di colpa. «Occorre però essere consapevoli dei propri consumi e ridurli o modificarli, ma anche riutilizzare e riciclare il più possibile» spiega Flavia Tromboni. «A far lievitare l’uso di acqua in maniera preponderante sono l’agricoltura e l’industria. Noi possiamo agire da consumatori attivi chiedendo alle aziende maggiore trasparenza sui loro consumi di acqua e spronandole a trovare sistemi di produzione più efficienti». Ma perché serve l’impegno comune? «Perché la risorsa è scarsa e lo sarà sempre di più» spiega la scienziata. «L’acqua per il bisogno umano viene principalmente da laghi e fiumi e corrisponde all’1,01% dell’acqua totale presente sulla Terra; il resto è negli oceani, nei laghi salati, nei ghiacciai, ma non è facilmente utilizzabile. Al momento, a livello globale usiamo il 50% di quella disponibile, però la popolazione cresce esponenzialmente e anche l’industrializzazione. Se tutti consumassimo tanta acqua come negli Usa, non ce ne sarebbe abbastanza». Il cambiamento climatico produce effetti anche in questo ambito. «Ci sono momenti in cui di acqua ce n’è tantissima, per esempio in caso di piogge estreme e inondazioni, ma non possiamo immagazzinarla, e altri di grande e perdurante siccità».
La Conferenza Onu
Un altro punto va sottolineato. Di oceani si parla spesso e il 10 marzo, dopo 20 anni di trattative, all’Onu si è raggiunto uno storico accordo: prevede che il 30% degli oceani del mondo sia fatto rientrare in aree protette entro il 2030. «È un risultato molto positivo, ma occorre prestare altrettanta attenzione ai fiumi, ai laghi e ai rischi connessi al loro crescente inquinamento» commenta la ricercatrice, che da maggio, con le università di Landau e di Bologna, sarà impegnata in un progetto di studio sui fiumi alpini del Trentino. L’occasione giusta si presenta proprio ora: dal 22 al 24 marzo si tiene a New York la Conferenza Onu sull’acqua, la più importante su questo tema negli ultimi 50 anni. Gli Stati – data la gravità della situazione – troveranno i modi per ridurre la water footprint globale?
I paradossi del consumo di acqua
IL 22 marzo, per Giornata mondiale dell’acqua, viene presentato il Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia. Lo ha curato la Community Valore Acqua per l’Italia di The European House – Ambrosetti, di cui fa parte la dottoressa Alessandra Bracchi, che ci illustra alcuni paradossi emersi dalla ricerca.
Ci diciamo attenti ai consumi, ma…
Il 96,3% degli italiani dichiara di adottare sempre o talvolta comportamenti sostenibili. Nella realtà meno di 1 su 3 beve acqua del rubinetto, nonostante l’Italia sia uno tra i grandi Paesi europei con la migliore qualità dell’acqua.
Il cambiamento climatico crea danni enormi, ma…
Gli italiani lo percepiscono solo come il terzo problema più grave per il Paese, dopo la sanità e l’occupazione.
Pensiamo di utilizzare poca acqua e pagare tanto, ma…
Il 72% sottostima il proprio consumo giornaliero d’acqua (220 litri pro capite) e 9 su 10 ritengono la bolletta troppo cara. In realtà, l’Italia ha una tariffa idrica contenuta (2,1 euro per metro cubo contro, per esempio, i 4,1 euro in Francia). Oltre la metà (il 54%) non conosce il bonus idrico o le tariffe agevolate in vigore né gli strumenti di monitoraggio dei consumi.