Chi pensa che il porno sia la somma denigrazione della donna, dovrà vedersela con le porno-femministe.
Se già da qualche tempo si parla del cosiddetto porno femminile – quello che piace alle donne e in qualche modo adattato alla nostra sensibilità (personalmente ho i miei dubbi sul fatto si possa associare una differenza stilistica al sesso dello spettatore, al massimo a gusti personali e umore) – ora è tempo di dare una definizione più chiara di cosa sia il cinema hard XX e arrivare al cuore di una produzione porno che non è tanto femminile, ma femminista. Negli anni infatti si è passati dalla donna-oggetto delle femministe francesi che vedevano tutto il negativo del porno, alla donna-soggetto del sex-positive feminism, che rivendica l’espressione sessuale come parte essenziale dell’identità e della libertà femminile a mezzo di filmati a luci rosse, gialle e viola.
Quello che le porno-femministe esaltano, producono e consumano però non è semplicemente un porno edulcorato, in salsa rosa: è un porno variegato, multicolore che va dal soft rosa confetto, all’estremo del rosso intenso, tendente. Un porno di qualità, più “intelligente” o colto, più originale – forse anche più profondo – e articolato. Un porno che riflette i desideri intimi e li elabora, in cui non c’è spazio per la morbosità ma per le diversità dei corpi e dei gusti sessuali, per l’etica, il sesso sicuro (infatti si vedono gli attori che indossano i preservativi), un porno dove tutti – uomini, donne, trans, etero, gay o lesbiche che siano – sono esseri umani e non oggetti sessuali. Un porno, insomma, che è la celebrazione gloriosa del godimento sessuale e dell’esperienza erotica femminile.
All’estero, il fenomeno è in voga da diversi anni, tanto che quest’anno si è tenuta la quinta edizione del Femist Porn Award organizzato dal sex shop canadese Good for her. Per citare una notizia fresca di stampa, il 30 giugno uscirà nelle sale francesi Dirty Diaries, un mosaico di filmati girati dalle stesse donne con il cellulare, realizzato dalla regista Mia Engberg con l’aiuto delle sovvenzioni elargite dallo Stato Svedese via Svenvska Filministitutet (circa 50.000 euro) perché, come si può leggere in una lettera dell’Istituto Cinematografico Svedese al Ministero della Cultura «I film porno sono sempre stati fatti dagli uomini per gli uomini, e mancava una pellicola che mostrasse una sessualità spinta dal punto di vista femminile, che non tenesse conto dell’età dei soggetti ripresi, delle performance, e di tutti quei criteri che vengono normalmente considerati nei porno classici “fallocentrici”».
Incuriosita – e stanca di leggere senza aver mai visto un esempio del mio oggetto di studio – ho cercato del materiale con cui documentarmi: mi sono imbattuta in Five hot stories for her di Erika Lust, pluripremiata regista, giornalista e produttrice che ha fatto del porno femminile il suo manifesto.
Che dire: un film completamente diverso dal classico porno che ho visto – non lo nego – finora. Le trame dei 5 cortometraggi sono ricche e fantasiose, contemporaneamente sono forse più vicine e più lontane dalla realtà di una donna. Anche le protagoniste sembrano, all’interno della storia, più “normali”, un po’ meno perfette, un po’ più personali. Le luci, le inquadrature, le parole sono misurate, studiate, la cura per i dettagli è esibita, così come i particolari scabrosi che di certo non si fanno negare. Ci sono sex toy, giochi di ruolo, vendette, sentimenti. Ci sono passioni.
Il risultato è un erotismo tanto torrido quanto esplicito, che eccita sensi e immaginazione, guardando il sesso e l’orgasmo dall’interno, senza simulazioni, con percezioni confuse, impattanti, coinvolgenti: non sembra neanche che ci sia una telecamera a riprendere la scena, ma un occhio nudo che ruba il cuore di un’esperienza.
Definirlo porno per donne, femminile o femminista, è riduttivo e discriminante. È “solo” un porno diverso, una porno-arte.
Se siete curiose anche voi, potete farvi un’idea girando su questi siti e, perché no, condividere la nuova scoperta con il vostro Lui. (Ps: i contenuti sono espliciti e vietati ai minori di 18 anni, quindi astenersi minorenni.)