QUALI SONO LE CAUSE DEGLI 84.400 DECESSI PER INQUINAMENTO IN ITALIA? «Le principali sono le Pm2.5, particelle sottilissime che penetrano nel sistema respiratorio, il biossido di azoto e l’ozono» spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e autore di Aria da morire (Dalai). «Queste sostanze derivano dal traffico, dalle caldaie, dall’industria». Tre killer responsabili rispettivamente di 59.500, 21.600 e 3.300 morti precoci. Un numero che nel nostro Paese supera di 20 volte i decessi per incidente stradale. E che per la prima volta ci mette in cima alla classifica europea: «Per rendere l’idea» nota il medico «la Germania, che ha 20 milioni di abitanti più di noi, è al secondo posto, con 10.000 morti in meno».
LE CITTÀ SONO PIÙ PERICOLOSE D’INVERNO O D’ESTATE? «D’inverno usiamo di più l’auto e accendiamo le caldaie, ma d’estate nei bassi strati dell’atmosfera si forma l’ozono, che non è da sottovalutare: è l’inquinante peggiore per le malattie respiratorie» risponde il professor Mannucci. «Con l’alta pressione della bella stagione, poi, ci sono meno piogge e venti che permettono alle sostanze di disperdersi».
DOVE SI RESPIRA PEGGIO? La zona più colpita è la Pianura Padana: Brescia, Monza, Milano, ma anche Torino, oltrepassano il limite Ue di Pm2.5 fissato a 25 microgrammi per metro cubo d’aria, sfiorato pure da Venezia. «Le caratteristiche topografiche dell’area non consentono il ricambio di aria» spiega Andrea Minutolo, dell’ufficio scientifico di Legambiente. «Poi ci sono casi isolati, come Frosinone o Benevento: piccoli centri che sforano i limiti per conformazione geografica, forte concentrazione di traffico e industrie».
QUALI SONO LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE? «L’insorgenza di problemi respiratori come asma, bronchite e polmonite. Ma anche di malattie cardio-vascolari: le polveri sottili penetrano nel sangue oltrepassando il filtro polmonare e portandosi dietro come una spugna metalli che attivano la coagulazione del sangue, il che può causare trombosi, infarto, ictus, aritmie, e anche morte improvvisa» spiega Pier Mannuccio Mannucci del Policlinico di Milano. «E poi c’è l’aumento del rischio di tumore al polmone, alla vescica, alla prostata, alla tiroide. Lo smog è come il fumo di sigaretta: fa male a tutto».
I BAMBINI SONO PIÙ A RISCHIO? «Sì. L’inquinamento ritarda la crescita polmonare, facilita l’asma e rallenta lo sviluppo cognitivo» continua il medico. «È pericoloso anche per le donne incinte perché interferisce con l’accrescimento del feto e può causare aborti. Nelle giornate soleggiate e con poco vento meglio non portare i bebé in carrozzina, ma in braccio o nel marsupio. C’è più smog rasoterra che in alto».
LE POLITICHE AMBIENTALI FATTE FINO A OGGI NON FUNZIONANO? «Esiste qualche buona pratica: a Milano, per esempio, l’estensione della zona a traffico limitato e il miglioramento del trasporto pubblico ha portato alla riduzione di 200.000 auto nell’area metropolitana rispetto al 15 anni fa» nota Andrea Minutolo di Legambiente. «Ma non è sufficiente: oggi oltre il 90% delle persone che vive in un centro urbano respira un’aria le cui concentrazioni di inquinanti sono molto più alte dei limiti previsti dell’Oms, che sono più stringenti di quelle europei. Le città della Pianura Padana, per esempio, superano il livello per le polveri sottili di più del doppio. E questo si traduce anche in costi sanitari, che in Italia si stima siano fra i 50 e i 150 miliardi di euro all’anno».
QUALI SOLUZIONI DOVREMMO ADOTTARE IN FUTURO? «L’Italia ha uno dei tassi di motorizzazione più alti d’Europa: a Roma ci sono 70 auto per 100 abitanti, a Londra, Parigi o Berlino la media è tra 30 e 50» sottolinea Marco Ferrari, presidente dell’associazione Genitori antismog .«Serve un incremento del trasporto pubblico e della ciclabilità. A livello europeo, è necessaria una revisione della direttiva sulle emissioni inquinanti con sanzioni più severe: il nostro Paese ha già subito 3 procedure di infrazione e una condanna per il mancato rispetto dei limiti che riguarda 55 città. E sono sempre gli stessi: quindi non hanno fatto nulla per migliorare».
LA COLPA È ANCHE DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI? «I fenomeni sono collegati» dice Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia. «Nel Sudest asiatico, per esempio, per effetto del surriscaldamento globale è in corso un grande processo di desertificazione: i granelli di sabbia che si alzano dal deserto si uniscono alle polveri sottili delle centrali a carbone e delle auto originando gigantesche masse di particelle spostate dai venti, visibili dal satellite». Come inquietanti sono le immagini che ci arrivano dalla Cina mentre le Nazioni Unite sono riunite a Parigi per il vertice sul clima: a Pechino quello che vaga nell’aria supera di 20 volte i limiti compatibili con la vita umana.