I social preferiscono le bionde, impazziscono per le rosse, ma “sposano” le più rassicuranti brune. Parafrasando un vecchio film con Marilyn Monroe, pare che TikTok stia fotografando un trend sociale sulla rivincita dei capelli castani. Ma attenzione, non c’è niente di romantico in ciò. Semmai solo pragmatismo. Dettato dal portafoglio.

La rivincita dei capelli castani su TikTok
Nella scelta del colore giusto per sé, i capelli castani scalano sì le classifiche delle opzioni possibili, ma solo per meri motivi economici. È meno dispendioso essere mora anziché bionda, a meno che non si nasca con qualche gene svedese (ma in Italia i biondi naturali sono solo l’8% della popolazione).
Cosa c’entra il social made in China con questa ovvietà? Tutto parte da una serie di video virali in cui ex bionde dichiarano di stare abbracciando l’estetica brunette, per far vivere ai propri capelli un “percorso di salute”. Peccato che molti utenti, nei commenti, pongano il dubbio che dietro al ritorno dei capelli castani ci siano ragioni economiche.
Il fatto che su TikTok si moltiplichino video di questo tipo mostra come il social cinese sia qualcosa di più di un intrattenitore ruba tempo ed energie mentali. Usato con la giusta moderazione, TikTok è uno spaccato di cosa accade nel mondo, come appunto la percezione crescente di non potersi più permettere cifre esorbitanti per schiarire i capelli. Benvenuti capelli castani, dunque!

Capelli castani come indice di recessione
Il beauty e la moda non sono estranei a fare da cartina di tornasole della recessione economica. Nel 2009, all’indomani del crollo della finanziaria americana Lehman Brothers, Mr. Estée Lauder teorizzò la teoria del rossetto come indicatore della crisi economica in corso. Più il portafogli si restringe, più salgono le vendite del lipstick (colorato o neutro che sia), quasi a indicare un piccolo lusso a cui molte non vogliono rinunciare. Tuttora, la teoria regge ed è supportata da dati di vendita (in Italia rossetti e gloss registrano +29%, fonte: Cosmetica Italia).
Più datata, ma ancora valida, è la teoria dell’indice Hemline, italianizzata nell’indice dell’orlo delle gonne, e teorizzata dall’economista americano George Taylor nel 1926. Ebbene, la lunghezza della gonna è strettamente correlata all’andamento economico di una nazione. Più l’economia è fiorente, più sale l’orlo della gonna, che diventa automaticamente più corta (si pensi ai primi anni ’20 e agli anni ’60). Viceversa, un’economia in discesa si riflette in un allungamento degli orli degli abiti, come ha insegnato la moda della Grande Depressione degli anni ’30. La gonna come simbolo della voglia di scoprire o coprire il proprio corpo in base al piacere di sé dato dalle finanze?
I capelli castani rientrerebbero in un discorso economico di questo tipo: del resto non ci vuole un genio dell’economia per comprendere che il parrucchiere è sempre più proibitivo. Ma vediamo alcuni dati.

Meno visite dal parrucchiere: un po’ di dati
Secondo le ricerche di mercato, nel 2024 le visite delle Italiane dal parrucchiere sono state abbastanza stabili, con una timida presenza di chi dichiara di averne diminuito la frequentazione (15%, dati: Key-Stone). Nello stesso tempo cresce la fascia di chi si reca in salone molto di rado, una o due volte l’anno (33% del totale). I motivi? Al primo posto sono economici, ma le risposte riguardano anche il desiderio di curarsi i capelli a casa, non correlato a ragioni di spending review (citato dal 46% delle intervistate). Un terzo delle donne, che non va o va pochissimo in salone, afferma di “non sentirne l’esigenza”, in particolare le più giovani.
Lo scontrino medio di chi esce dal parrucchiere è di 51 €, con picchi di oltre 70 € nel 20% del campione. Un prezzo non certo basso, considerata l’ampia forbice del listino dei servizi in salone che si registra in tutta Italia. E questo coincide con quanto dichiarato dalla maggior parte delle donne che va dal parrucchiere per ragioni pratiche, come rinnovare il colore o tagliare i capelli. Della serie: se non ne avessi bisogno, non ci andrei. È facile, quindi, supporre che oggi si preferisce diradare le visite in salone lasciando la propria capigliatura con ricrescita scura ben oltre il canonico mese richiesto dal ritocco.
Una classifica ufficiale sui prezzi delle schiariture non c’è, ma – senza arrivare alle cifre folli del controverso Federico Fashion Style – in molti luoghi del Nord Italia, diventare bionda può costare anche 300 €! Basterebbe solo questo a far dire a molte donne di restarsene con i capelli castani. E mollare la blond ambition in attesa di tempi migliori.

Non solo capelli castani, ma anche shatush e balayage come reazione all’economia in crisi
In Italia non siamo ancora in recessione economica, e nemmeno in America. Ma lo sguardo di TikTok sui look con capelli castani mostra quanto la moda si lasci influenzare dall’economia. Per poi inventarsi qualcosa di nuovo, abbracciando un problema con creatività.
Nei già citati anni di crisi 2008-2009 nacquero i balayage, quei colpi di sole dall’aria vissuta che richiedono pochi ritocchi, e che lasciano le lunghezze con poco contrasto rispetto alle schiariture più classiche come le meches a strisce. E poi c’è stato lo shatush con l’evidente ricrescita scura, i capelli a bassa manutenzione, i tagli senza sforzo. A quanto pare, oggi è il turno dei rassicuranti capelli castani.