Capi bianchi candidi sugli appendiabiti, modelle longilinee in fila e interminabili sequenze di sedie e specchi. E poi qualche superstite qua e là, per lo più pennelli per il make up e flaconi di lacca firmati Davines. Siamo all’Hotel NH di City Life, dietro le quinte di una delle passerelle più attese della Milano Fashion Week. Davide Diodovich, Key Hair Stylist della sfilata di Genny, ha già preparato i capelli delle modelle, insieme al suo team. Noi, intanto, ci chiediamo come abbia creato il look della sfilata. E la nostra intervista parte proprio da qui.
L’hair look di Genny
«Il look nasce dalle tendenze, ma soprattutto da ciò che il designer ha ideato e da ciò che lo ha ispirato nella creazione della collezione. Insieme, elaboriamo il look e scegliamo i diversi elementi, in primis la texture. Ad ogni modo, tutto parte sempre da quello che il fashion designer ha progettato». Esordisce così Davide Diodovich, riconfermato Key Hair Stylist della maison di Sara Cavazza Facchini. Quest’anno la direttrice creativa ha celebrato i suoi dieci anni di lavoro a capo dello stile di Genny con un omaggio al lusso total white. La nuova collezione, per la primavera/estate 2024, risulta infatti essere la rappresentazione di una leggerezza candida e rasserenante, come suggeriscono le stoffe scelte, tutte fluide: seta, chiffon, georgette e lino. Anche l’hair look della donna Genny, forte, decisa e sensuale, doveva rispettare le linee scivolate, morbide e accondiscendenti degli abiti che hanno sfilato in un habitat dalla forte impronta tropicale: un giardino di orchidee. «Tanto nel make up quanto nei capelli, per Genny abbiamo scelto un look davvero naturale. Volevamo che i capelli delle modelle fossero come quelli di chi è appena stato al mare, baciato dal sole. E come quelli appena lavati: puliti e freschi. È proprio la freschezza ciò che abbiamo cercato di esprimere nell’intero look, considerati anche gli abiti bianchi e candidi». Via libera, quindi, alla delicatezza di un liscio naturale con riga centrale. Anche i tagli più corti, spiega Davide, sono stati lasciati esattamente com’erano, «come fossero al vento». Perché l’aspetto più importante, conclude l’Hair Stylist, è mantenere l’unicità della donna.
La parola d’ordine di Davide Diodovich è naturalezza
I capelli che Davide Diodovich ha scelto per la sfilata di Genny, in collaborazione con l’Official Hair Partner Davines, puntano sulla semplicità e sulla naturalezza, nel tentativo di valorizzare i singoli volti nella loro unicità, al di là di ciò che acquista voga. Una sorta di tendenza al negativo, il celebre “less is more”, che privilegia la cura e la qualità del capello rispetto agli eccessi. Una filosofia, questa, che accompagna Diodovich in tutti i suoi lavori, tanto nelle sfilate della Fashion Week quanto nel suo salone. Che, non a caso, è accompagnato dallo slogan: “La vera bellezza risiede in un’immagine curata, ma naturale. Il miglior risultato è quello che non è evidentemente artefatto”. Il talento di Diodovich è proprio quello di saper coniugare la perfezione estetica con il rispetto dello stile personale, esaltando la bellezza di ogni individuo senza distorcerla. Anche nel salone che porta il suo nome, ogni trattamento è personalizzato per rispondere a esigenze specifiche. Dai rituali rigeneranti e nutrienti ai trattamenti ristrutturanti e anti-caduta, ogni appuntamento diventa un momento di cura su misura di ogni singolo cliente. «Io sono un uomo molto naturale, mi piace proprio il rispetto della natura, in tutti i modi in cui la si può intendere. Per questo motivo cerco di non essere aggressivo con i capelli, di rispettare l’unicità delle persone. Il colore, per esempio, si fa, ma mantenendo sempre delle nuance naturali. E nel nostro studio non eseguiamo permanenti o cheratine».
Semplicità made in Londra
Il mantenimento della naturalezza è un modus operandi che Davide Diodovich ha imparato da un coiffeur innovatore, nonché frutto di molti anni d’esperienza, anche in contesti diversi da quello italiano. «Il mio lavoro è nato da un gesto. Un giorno sono andato a fare i capelli da una signora e un suo movimento, mentre mi pettinava, mi ha ispirato. Da lì la passione è cresciuta sempre di più e ho deciso di partire per Londra. Non esisteva l’iPhone, era tutto più reale e più tangibile: mi davo molto da fare, ogni ricerca si faceva sui libri», ci racconta Diodovich dal backstage. «Vivere a Londra per quindici anni mi ha dato una visione diversa di tante cose; lì ho migliorato la tecnica e scoperto sfumature della moda che mi hanno molto ispirato. Poi ho voluto portare quell’esperienza in Italia, cercando di trasformare l’anglosassone in anglo-mediterraneo: ho cercato di reinterpretare il mio know-how per importarlo in Italia». Il risultato è una sorta di influsso peculiare che emerge con autenticità dal modo di lavorare e di intendere la professione di Davide Diodovich. E noi crediamo che sia proprio questo a differenziarlo.
L’insegnamento di Vidal Sassoon
Il grande ispiratore di Davide Diodovich è Vidal Sassoon, il leggendario parrucchiere che negli anni Sessanta ha introdotto il rivoluzionario e geometrico taglio bob, diverso da qualsiasi acconciatura standard dell’epoca. «Nell’accademia di Sassoon, a Londra, ho imparato e seguito una metodologia completamente diversa rispetto a quella italiana. Quando ho iniziato, non potevo nemmeno toccare una spazzola rotonda o una macchinetta per pulire il collo dai capelli. L’imprinting era il taglio, la tecnica. Vidal Sassoon, che possiamo definire un vero e proprio architetto dei capelli (si dice che il suo stile fosse ispirato all’architettura Bauhaus, ndr), ha saputo passare dai bigodini e dalle teste artefatte e lavorate degli anni Sessanta a tagli di capelli molto naturali. “Wash and go”. Questa è stata la sua bravura: trasformare la donna anni Sessanta in qualcosa di più moderno», ci spiega l’Hair Stylist. In fin dei conti, dunque, è stata la semplicità ad aver rivoluzionato il look della donna moderna; e probabilmente è stata proprio questa la più grande lezione per Davide. «Se i capelli andavano naturalmente in avanti, Vidal assecondava questa loro caratteristica e creava delle forme tali per cui anche quel tipo di capello veniva valorizzato. È proprio questo che intendo quando parlo di “naturale”», conclude Diodovich. Del resto, anche Sassoon, nel suo documentario, ha detto: “Per me i capelli significano geometria, angoli. Tagliare forme irregolari, purché si adattino al viso e alla struttura ossea”.
Riorganizzare, non stravolgere
Che si tratti di una modella che sfila per Genny o di una cliente che chiede il suo aiuto in salone, il lavoro di Davide Diodovich parte sempre dal tentativo di leggere le persone. Si occupa infatti anche di consulenza d’immagine in salone e sui set di moda (persino per celebrità come Bianca Balti e Miriam Leone). «Noi ci mettiamo di fronte allo specchio e abbiamo una certa visione di noi stessi. Ma se ci si affida per davvero a qualcuno, la percezione può cambiare. Piccoli dettagli che fanno la differenza, come il cambio della riga, modificano completamente la fisionomia». Lo studio visivo che Diodovich fa delle sue clienti ha un punto di partenza ben preciso. «Io parto sempre dai capelli tirati perché noi siamo come un quadro: si inizia disegnando la testa e poi, muovendo i capelli e cercando di capire dove cadono, si aggiungono dei dettagli al disegno. In questo modo io riesco a capire se è meglio un capello corto o un capello lungo, se frangia sì o frangia no. In origine, però, non possono che esserci i capelli tirati, perché tolgono tutti i difetti che abbiamo: molto spesso sono proprio i capelli, infatti, a creare distorsioni. Questo è importante per me, vedere prima la forma e poi lavorarci attorno». E il vero cambiamento non corrisponde a una trasformazione radicale: «Tu puoi tagliare un centimetro di capelli e hai cambiato la vita di una persona. Non dobbiamo stravolgere, ma riorganizzare i volumi. Io presto sempre molta attenzione, perché anche il più piccolo cambiamento può destabilizzare. Se ti cambio la riga, per esempio, posso modificare completamente la percezione del tuo volto: ti specchi e senti che ti manca qualcosa». Il risultato è sempre, dunque, la creazione di un look personalizzato che valorizza il volto della persona, nel pieno rispetto, però, del suo sentire e della sua auto-percezione. Perché, conclude Diodovich, «respect is the first thing».
Quello di Davide Diodovich è un approccio psicologico
«Noi siamo anche un po’ psicologi. Cerchiamo di sentire la persona. È per questo che, secondo me, con la cliente bisogna parlare almeno dieci minuti. Grazie all’esperienza, ho imparato a intuire esattamente la tipologia di persona che ho di fronte, osservando il modo in cui si muove e in cui parla». Anche lo spazio in cui Davide lavora dev’essere costruito in un certo modo, come un ambiente che invita al relax attraverso materiali, suoni e profumi. «Il mio è un approccio in cui le sensazioni sono molto importanti, per la stabilità interiore delle persone. Ecco perché le mie clienti devono essere sempre nel loro massimo comfort. E questo vale anche per il backstage delle sfilate, dove i tempi sono più concitati. Qui, oggi, le ragazze erano super calme; perché quando in un ambiente crei relax, poi questo si diffonde. Ma deve diffondersi in tutto e per tutto: dai profumi, dal modo in cui parli, dalla musica. È importantissimo». In effetti, Davide Diodovich trasmette molta calma, anche mentre ci parla. E quasi ci dimentichiamo di essere nel backstage di una sfilata, a mezz’ora dal suo inizio.