La tecnologia aiuta, non c’è dubbio: basti pensare alle tecniche più moderne per l’epilazione, come il laser, molto gettonato soprattutto in vista dell’estate e del ritorno in costume. Ma va usata con parsimonia o quantomeno con alcune precauzioni. A ricordarlo è l’Istituto Superiore di Sanità che, in un Approfondimento, mette in guardia da un ricorso indiscriminato anche ad altri sistemi che utilizzino le cosiddette radiazioni non ionizzanti, come le lampade abbronzanti o epilazione al laser o luce pulsata. Ecco i consigli di Paolo Pigatto, professore di Dermatologia all’Università di Milano, direttore dell’unità di Dermatologia dell’Istituto Galeazzi del capoluogo lombardo e membro della SIDeMaST, Società italiana di dermatologia estetica e malattie sessualmente trasmissibili.

Epilazione con laser e luce pulsata: per tutti?

La rimozione dei peli rappresenta uno dei tormenti per le donne (anche se ormai l’epilazione è diffusissima anche tra gli uomini), soprattutto nella stagione estiva, ma da diverso tempo si può contare su tecniche come il laser e la luce pulsata, che permettono risultati efficaci e più duraturi. Entrambe le tecniche utilizzano la luce ma la differenza sta nel tipo di luce utilizzata. Il laser emette un’unica lunghezza d’onda, mentre la luce pulsata è formata da diverse lunghezze d’onda. Funzionano distruggendo in modo selettivo il follicolo pilifero: la luce, in particolare, viene assorbita dalla melanina, che è quella che dà colorazione alla pelle. La scelta tra le due tecniche può dunque dipendere anche dal fototipo della pelle, dal colore e dalle dimensioni dei peli. «Il laser, ad esempio, funziona bene in coloro che hanno una carnagione più scura come la popolazione più mediterranea, mentre può avere controindicazioni in coloro che hanno la pelle più chiara, come nei Paesi del nord Europa. Per questo è bene prima affidarsi a un dermatologo che faccia una valutazione preliminare» spiega Pigatto.

Laser e luce pulsata: cosa fare prima di procedere

«Solitamente si procede con la valutazione di un medico dermatologo o laureato in medicina e chirurgia che stabilisce il momento giusto per il trattamento, insieme alla quantità di energia da erogare. Poi la procedura può essere effettuata anche da parte di un infermiere o di personale non laureato – chiarisce l’esperto dermatologo – Sconsiglierei, invece, di affidarsi a un centro che non disponga di una sorveglianza medica e comunque andrebbe evitato il periodo estivo: andando a colpire le zone più scure della pelle, quando si è abbronzati si potrebbero distruggere maggiormente i melanociti, cioè le cellule preposte alla pigmentazione, lasciando alterazioni come un “effetto a macchie”». «Per lo stesso motivo bisogna stare attenti al tipo di pelle: chi ha un fototipo molto chiaro potrebbe avere come controindicazione una depigmentazione – avendo meno melanina – anche se momentanea» sottolinea il professor Pigatto.

Le controindicazioni di laser e luce pulsata nel breve e lungo periodo

Al momento gli studi non mostrano contrindicazioni a lungo termine (per esempio rischio di cancro, come per le lampade abbronzanti), perché non ci sarebbero né tossicità né alterazione sul DNA cellulare. «Per il laser e la luce pulsata non ci sono controindicazioni stringenti» conferma l’esperto. A breve termine, invece, potrebbero esserci effetti come eritema post-trattamento, dolore e bruciore, o più raramente anche ustioni, formazione di vesciche e croste, porpora e cicatrici: «Non sono da escludere neppure eventuali alterazioni nella pigmentazione, che comunque sono transitorie. Per questo sarebbe meglio evitare il ricorso al laser o alla luce pulsata in estate, per evitare che rimangano macchie sulla pelle che, in alcuni casi, sono diventate anche oggetto di vere e proprie cause in tribunale».

Luce pulsata: il rischio di dosaggio doppio

«Quanto alla luce pulsata, invece, potrebbe avere un’ulteriore conseguenza: di per sé è un ottimo trattamento, ma poiché si deve procedere per porzioni di pelle a triangolo o rettangolo, potrebbe accadere che questi si sovrappongano, con un effetto di dosaggio doppio. Il risultato potrebbe essere una reazione come a graticola, di ustione vera e propria, che si risolve nel 90% dei casi, ma può richiedere anche 6/8 mesi di tempo per scomparire del tutto» chiarisce Pigatto.

Le precauzioni per chi ha molti nei

Precauzioni maggiori, però, sono da considerare nei soggetti con molti nei: «Dal momento che il laser ha come bersaglio la melanina, in prossimità dei nei si ha come risultato un maggior assorbimento di energia, che sarebbe sconsigliabile», dice l’esperto. Questo significa che chi ha familiarità o maggior rischio di sviluppo di melanoma dovrebbe fare più attenzione o evitare questo tipo di trattamento.

Quante sedute al laser?

Nei soggetti che non hanno particolari controindicazioni, quante sedute al laser sono consigliabili o che numero massimo prevedere? «Dipende dalle singole persone. Bisogna considerare che ogni trattamento consente di eliminare circa il 50% dei peli. Questo significa che per un uomo, che in genere non mira all’eliminazione totale, può essere sufficiente un numero minore di applicazioni, mentre per una donna in genere se ne prevedono almeno 4 o 5» chiarisce il dermatologo.

Lampade abbronzanti e tumori: a cosa prestare attenzione

Diverso è il discorso per le lampade abbronzanti, dal momento che «l’esposizione alla radiazione ultravioletta (UV), sia di origine solare che artificiale, è un fattore di rischio accertato per l’insorgenza dei tumori della pelle», come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, che chiarisce: «L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i lettini solari come cancerogeni per l’uomo. Recenti stime indicano che l’utilizzazione dei lettini solari è responsabile di oltre 450.000 casi all’anno di tumori della pelle non-melanoma e di più di 10.000 casi all’anno di melanoma negli USA, in Europa e in Australia». «Un comitato scientifico della Commissione Europea ha concluso che non esistono limiti di esposizione sicuri per la radiazione UV emessa dalle lampade abbronzanti (SCHEER, 2016): non esistono pertanto lampade abbronzanti sicure! » aggiunge l’ISS.

«I raggi UVA danno pigmento, ma per arrivare a un’abbronzatura veloce occorrono anche gli UVB, che sono cancerogeni. Sicuramente le lampade danno invecchiamento della pelle, ma anche i tumori sono dietro l’angolo. Le conseguenze non si vedono subito, specie nei ragazzi, ma ricordiamo che per gli under 18 le lampade sono vietate, mentre sono altamente sconsigliate per le donne in gravidanza, per le quali le macchie melaniche sono già un rischio» spiega Pigatto, mentre l’Iss insiste: «L’utilizzo di apparecchiature abbronzanti è sconsigliato a tutti!».