Da alcuni anni si sta assistendo ad una presa di coscienza sempre maggiore da parte dei brand beauty e dei consumatori, per quanto riguarda ecologismo e sostenibilità. Dopo aver abbandonato quasi definitivamente le microsfere ed essere passate da salviettine e dischetti struccanti all’uso di panni riutilizzabili, l’ultima tendenza che ci viene proposta di abbracciare si chiama Blue Beauty.
Curiose di scoprire meglio questa novità eco?
Cos’è il Blue Beauty
Il Blue Beauty è un movimento eco-friendly fondato dall’attivista Jeannie Jarnot, con lo scopo di sensibilizzare il mondo della bellezza e chi acquista prodotti di questo tipo, in merito allo sviluppo di azioni sostenibili, volte a procurare il minor impatto possibile su mari e oceani.
Dopo l’era della bellezza verde, che oggi si è imposta a livello globale e ha visto molti brand impegnarsi per creare prodotti e packaging amici dell’ambiente, questa nuova spinta ecologista punta a compiere un ulteriore passo in avanti per la tutela del pianeta.
La mission, infatti, è chiara e precisa: avere un occhio di riguardo in più per la conservazione della biodiversità marina.
La vita di animali e piante che popolano gli oceani, infatti, è messa sempre più a dura prova a causa degli agenti inquinanti e della plastica che si riversano in essi, invadendoli come un’onda inarrestabile.
Secondo quanto riportato dal WWF, ogni minuto è come se un gigantesco autocarro pieno di rifiuti di plastica entrasse negli oceani, il che equivale a 8 milioni di tonnellate di plastica ogni anno.
Considerando che l’acqua copre oltre il 70% delle superficie terrestre, cercare di fare qualcosa per contrastare questo fenomeno sembra più che mai doveroso.
La filosofia del Blue Beauty
Il movimento Blue Beauty, come dichiarato dalla sua fondatrice in un’intervista a Elle UK, punta non solo a chiedere ai brand di limitare l’uso di plastica nei packaging e a renderne più facile il riciclo, ma anche a controllare le sostanze potenzialmente dannose contenute nei cosmetici.
Una richiesta che sembra essere ascoltata, visto che sono sempre di più i grandi nomi del beauty che stanno decidendo di sposare la causa della Blue Beauty. «I marchi si stanno assicurando che i loro prodotti siano sicuri per l’ambiente in modo il più possibile ampio. Ciò include la sicurezza per gli oceani e l’approvvigionamento sostenibile, la riduzione al minimo dell’impronta di carbonio e molto altro. Inoltre, stanno anche esaminando i modi in cui le loro pratiche stanno contribuendo e avendo un effetto positivo netto su l’ambiente».
Ma anche noi consumatrici possiamo contribuire ad invertire la rotta. Un modo per farlo potrebbe essere quello di riutilizzare i packaging. Come? Ad esempio dando loro una seconda vita usandoli come contenitori o vasetti per fiori, oppure incentivando i marchi beauty a incoraggiare la restituzione degli imballaggi a scopo di riciclo.
Qual è la differenza tra Blue Beauty e Green Beauty?
Green Beauty e Blue Beauty si può dire che siano fratelli, visto che i punti in comune tra loro sono tantissimi.
Mentre però la prima si basa su un approccio eco-friendly che passa per l’utilizzo di ingredienti naturali e sostenibili, la seconda non tralascia alcun aspetto del ciclo di vita dei cosmetici, dalla scelta dei composti per realizzarli, all’acqua necessaria per produrli, alla distribuzione e allo smaltimento. Tutto deve concorrere verso l’unico obiettivo: ridurre l’impatto sui mari.
La bellezza pulita o green è generalmente equiparata al concetto di non tossico per la pelle. Tuttavia, dobbiamo pensare anche a cosa succede quando questi elementi finiscono nei mari.
Secondo un nuovo studio, entro il 2050 ci sarà più plastica negli oceani che pesce.
Ecco quindi che prestare attenzione ai nostri gesti di bellezza quotidiana diventa un dovere civico prioritario. Per questo è importante continuare a fare ciò che possiamo per entrambi i movimenti di bellezza poiché alla fine tutto ha un effetto sull’ambiente.
Attenzione alle creme solari
Vivere tenendo in considerazione al 100% le cause ambientaliste, anche se sarebbe nobilissimo, non sempre è possibile. Tuttavia, se ognuna di noi si impegnasse a compiere qualche piccolo gesto o a prestare maggiore attenzione a ciò che compra, sicuramente le cose migliorerebbero.
Non tutti i prodotti impattano negativamente allo stesso modo. Una delle maggiori minacce per gli oceani, e soprattutto per la barriera corallina, è rappresentata dalla crema solare.
Sebbene ci protegga dai dannosi raggi solari e sia quindi fondamentale per la salute della pelle, sta causando enormi danni agli ecosistemi marini. Questo perché le persone entrando in acqua dopo averla stesa sul corpo, spargendo in essa un numero molto elevato di particelle dannose. Questo ovviamente, non significa che dovete evitare di applicarle, basta semplicemente informarsi su quali siano gli ingredienti più nocivi e scegliere soluzioni alternative.
In attesa che sempre più Paesi del mondo prendano ufficialmente posizione in merito, le Hawaii sono state il primo stato degli Stati Uniti a vietare le creme solari contenenti sostanze chimiche dannose per i coralli come l’ossibenzone e l’ottinoxato, con una legge entrata in vigore il primo gennaio 2021.