Sentiamo spesso parlare di gotta e acido urico. Ma di cosa si tratta esattamente? Abbiamo fatto chiarezza insieme alla dott.ssa Patrizia Gibertini, reumatologa presso il Centro Medico Santagostino di Milano.
Innanzitutto, possiamo affermare che l’iperuricemia (acido urico alto) è una condizione che interessa con maggior impatto gli uomini, di norma a partire dai 50 anni di età. Vi sono, poi, alcuni fattori che sembrano predisporre maggiormente a questo tipo di problematica: per esempio, la presenza di sindrome metabolica o cause genetiche.
Cos’è
«L’acido urico è l’ultimo metabolita del processo di degradazione delle purine, che siano esse di origine endogena oppure esogena (introdotte attraverso l’alimentazione)» spiega la dott.ssa.
Non sempre i valori di acido urico sono nella norma, abbiamo dunque chiesto all’esperta quando possiamo parlare di iperuricemia (quantità elevata di acido urico in circolo).
Acido urico alto
«Possiamo parlare di iperuricemia (che, però, non sempre significa gotta) quando i valori di acido urico sono elevati. Ovvero, quando questi ultimi si attestano a un livello superiore ai 7 mg/dl» precisa l’esperta. Livelli bassi di acido urico, invece, non comportano alcun problema.
Iperuricemia e gotta
In presenza di iperuricemia, può presentarsi la famigerata gotta. «L’iperuricemia può portare a un accumulo dei cristalli di acido urico a livello delle articolazioni. In questo modo, può presentarsi la gotta con attacco acuto. I suoi sintomi sono caratteristici e riconoscibili anche se non sempre la terapia viene prescritta nel modo corretto e più efficace» continua la dott.ssa Gibertini.
Sintomi della gotta
Quando l’iperuricemia porta alla gotta, la sintomatologia è piuttosto chiara e specifica.
«Il primo sintomo di un attacco acuto di gotta è il forte dolore alle articolazioni, che possono apparire anche rosse e gonfie. L’area del corpo tipicamente interessata dalla gotta è l‘alluce ma non sono esenti dal disturbo ginocchia e caviglie. Le articolazioni delle mani sono meno a rischio: la gotta alle mani si presenta infatti nei casi in cui il disturbo sia a uno stadio avanzato e non sia stato trattato adeguatamente» spiega la dott.ssa Gibertini.
Diagnosi e terapia
L’iperuricemia e la gotta non sono difficili da diagnosticare ma i casi di gotta, spesso, vengono trattati in modo errato dal medico di base.
«La diagnosi di gotta è semplice ma il trattamento non sempre si rivela adeguato. La terapia migliore prevede diverse fasi. La prima riguarda la gestione dell‘attacco acuto attraverso la somministrazione di farmaci antinfiammatori. Il farmaco d’elezione, in questi casi, è la colchicina che, però, non sempre è ben tollerata. Se si presentano problemi durante l’assunzione (per esempio, dissenteria), si può passare a un altro tipo di antinfiammatorio. Ciò che è importante, come primo passo, è spegnere l’attacco acuto. Il secondo step è l’introduzione di un farmaco che riduca il livello di acido urico, ovvero l’allopurinolo. Quest’ultimo va introdotto in modo graduale e, inizialmente, in concomitanza con l’antinfiammatorio. Piano piano, si ridurranno le terapie antinfiammatorie fino a sospenderle mentre si continuerà ad assumere l’allopurinolo» chiarisce l’esperta.
«La gotta è una malattia dismetabolica come può essere, per esempio, il diabete. Spesso, infatti, chi soffre di iperuricemia e gotta presenta un quadro di sindrome metabolica concomitante. La terapia diventa, dunque, cronica e l’allopurinolo va mantenuto nel tempo. Uno degli errori più comuni commessi dal medico di base è la somministrazione immediata di allopurinolo, prima di aver “spento” l’attacco acuto con una terapia antinfiammatoria» continua la dott.ssa Gibertini.
Iter e dieta da seguire
Quando si presenta un forte e continuo dolore alle articolazioni (che può essere associato a rossore e gonfiore delle stesse) il primo passo è un controllo dal medico di base. Quest’ultimo potrà prescrivere gli esami necessari (uricemia) per sospetta gotta e indicare una terapia antinfiammatoria per gestire l’attacco acuto (che, se non curato, può durare anche una decina di giorni).
Nel caso in cui la presunta diagnosi venisse supportata dagli esiti degli esami, il medico di base indirizzerà il paziente allo specialista in reumatologia per averne conferma.
«Il ruolo della dieta, invece, è importante se considerato all’interno di uno stile di vita corretto (dieta sana, attività fisica, controllo del peso). Sono sconsigliati comunque eccessi di carne rossa, crostacei e alcolici» conclude la dott.ssa Gibertini.