Mangiare sano può costare parecchio. Ma risparmiare sulla spesa è possibile, vediamo come.

Controlla bene le etichette

In ogni caso, quando fai la spesa, controlla bene l’etichetta: gli additivi si trovano tra gli ingredienti in ordine decrescente rispetto alla quantità e vengono indicati per categoria (per esempio, conservanti, acidificanti). A seguire c’è il nome della sostanza (per esempio, glutammato monosodico, giallo di chinolina) oppure il suo codice europeo (E620, E104).

Ecco quali sono i più diffusi.

Nitrati e nitriti

Si usano nella preparazione di salumi e carni conservate, perché ne prolungano la vita, limitando il proliferare di batteri. Sono indicati con una sigla compresa tra E240 ed E259.

«Si tratta di additivi che nell’organismo possono trasformarsi in nitrosammine, sostanze che anche la Lega italiana per la lotta contro i tumori ha definito “potenti cancerogeni”» sottolinea l’esperto. Se saltuariamente mangi prodotti che li contengono non corri dei rischi. Ma in commercio ci sono prosciutti e insaccati privi di nitriti e nitrati, nei quali la conservazione è ottenuta solo con il sale.

Giallo di chinolina

Serve per colorare di giallo alimenti come le bibite effervescenti, i budini in polvere e il pesce affumicato, e per decorare le uova di Pasqua (in etichetta lo trovi con la sigla è E104).

«Nei bambini può provocare insonnia, disturbi della vista, iperattività, eczemi e attacchi d’asma. Uno studio condotto sui topi ha inoltre dimostrato che la sostanza aumenta l’incidenza di alcuni tipi di tumore» afferma il dottor Speciani. E quando viene usata in associazione con l’aspartame (dolcificante molto diffuso nei prodotti industriali), i suoi effetti dannosi sono maggiori».

Polifosfati

Li trovi nei formaggi fusi, nelle carni in scatola, nel prosciutto cotto, nelle salse e nei budini (il loro codice è compreso tra E450 ed E459). Servono ad addensare e a rendere più morbido un prodotto.

«Ma interferiscono con l’assorbimento del calcio e di conseguenza indeboliscono le ossa» spiega l’esperto. E dato che i maggiori consumatori di formaggi fusi e prosciutto cotto (le fonti più ricche di polifosfati) sono i bambini e gli anziani, meglio stare attenti.

Le alternative ci sono: molte aziende che hanno smesso di usarli e sulle confezioni l’assenza di polifosfati è indicata con chiarezza.

Glutammati

I più diffusi sono il glutammato monosodico (E620) e il sodio L-glutammato (E621), che rendono la salsa di soia, i dadi da brodo e i sughi più sapidi.«In dosi elevate possono essere dannosi per il sistema nervoso, tanto che l’Unione europea ne ha vietato l’uso negli alimenti per l’infanzia» afferma il nostro esperto. Anche in questo caso la loro assenza è ben indicata sulla confezione.

Caramello

A dispetto del nome, che evoca al massimo un sapore ancora più zuccheroso, questo additivo, usato per rinforzare il colore marrone di bibite, dalla cola al chinotto, caramelle, gelati confezionati, aceto balsamico, prodotti da forno e salsa di soia, è da tenere d’occhio.

«Ce ne sono di diversi tipi. I più pericolosi sono l’E150c e l’E150d, perché contengono ammoniaca. Uno studio da poco pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Oncology ha dimostrato che si tratta di possibili cancerogeni, in grado, tra l’altro, di danneggiare il sistema immunitario» osserva l’esperto.

Acido benzoico e Benzoati

Queste sostanze (il primo corrisponde a E210 e i benzoati sono compresi tra E211 ed E213) vengono usate come conservanti nelle bibite gassate, per esempio l’aranciata, e nei succhi di frutta, perché combattono l’azione di lieviti e batteri negli alimenti con pH acido. Puoi trovarli anche nelle confetture.

«Assunti in grandi quantità provocano allergie (eruzioni cutanee e asma), soprattutto nei più piccoli, dato il peso ridotto » dice l’esperto. Non basta: acido benzoico e benzoati in combinazione con l’acido ascorbico (la vitamina C), possono trasformarsi in benzene, un composto con attività cancerogena.

Meglio allora una spremuta di frutta fresca fatta al momento, fonte anche di preziosi antiossidanti.

Butilidrossianisolo

È un derivato del petrolio (BHA/E320). Si tratta di un antiossidante sintetico che per le sue proprietà conservanti può essere presente nelle patatine fritte, nella margarina, nei grassi idrogenati, nelle gomme da masticare, nelle salse e nei fiocchi di patate.

«Test di laboratorio sui topi ne hanno evidenziato gli effetti cancerogeni. Si tenga presente, poi, che il butilidrossianisolo può innalzare i livelli di colesterolo cattivo, impedire la sintesi di nutrienti importanti, come la vitamina D, e irritare occhi e mucose» dice l’esperto.

In mancanza di dati certi sull’uomo, la Food and Drug Administration, l’ente governativo americano che si occupa degli alimenti, ne ha vietato l’uso nei prodotti per l’infanzia e ha imposto limiti bassi di utilizzo negli alimenti.

Dimetilpolisilossano

Questo additivo (E900) è un silicone che si trova nelle bevande istantanee (come, per esempio, quelle destinate ai distributori automatici collocati negli uffici) e negli oli vegetali da frittura. Lo si usa perché impedisce o riduce la formazione di schiuma.

«L’Unione europea ne ha da tempo riconosciuto la tossicità (si accumula nei reni, nel fegato e nel tessuto nervoso e può provocare allergie), ma ne ha comunque autorizzato l’uso, purché al di sotto della soglia dei 10 mg/kg. Questo non vuol dire che si debbano demonizzare distributori self-service e fast food, ma è sempre bene non esagerare» raccomanda l’esperto.

Quando zucchero è un additivo dannoso

Nei biscotti, nelle marmellate o nelle caramelle lo zucchero ce lo aspettiamo. Ma nelle salsicce e nell’impanatura delle cotolette proprio no. Strano ma vero, è questo l’additivo più usato nell’industria alimentare, anche nei prodotti salati, per correggere il gusto, addensare e conservare. L’elenco è lungo: si va dalle passate di pomodoro ai minestroni pronti, dalla maionese al prosciutto cotto.

«È così che, senza esserne consapevoli, ingeriamo grandi quantità di saccarosio, che fa continuamente salire la glicemia e ci espone al rischio di obesità, diabete, problemi cardiaci, fino ad alcuni tipi di tumore» spiega Luca Speciani, medico e alimentarista. In alternativa, l’industria, soprattutto nei prodotti light, usa i dolcificanti artificiali, tra cui l’acesulfame K (E950), l’aspartame (E951) e la saccarina (E954). Ma le cose non vanno meglio. «Gli edulcoranti, infatti, aumentano lo stimolo della fame e quindi inducono a mangiare di più» spiega l’esperto.

La soluzione più wellness? Abituarsi, piano piano, al sapore vero e autentico della tisana, del tè o di altri alimenti, evitando per quanto possibile di dolcificare.