Proprio come il bonus psicologo è importante per il benessere mentale, il bonus nutrizionista può aiutare non solo a tornare in forma, ma a farlo in modo salutare, affidandosi a uno specialista. Gli obiettivi della misura, che rappresenta una novità del 2024 ancora poco conosciuta, sono tre: incentivare un approccio salutare all’alimentazione, ridurre le patologie legate alle cattive abitudini a tavola e offrire un incentivo economico per rivolgersi a uno specialista. Ecco come sfruttare la possibilità di pagare meno l’aiuto del nutrizionista e biologo.

Cos’è il bonus nutrizionista

In pochi ne hanno sentito parlare, anche perché si tratta di una novità introdotta quest’anno e ancora poco pubblicizzata. Con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe (n.18/2024), infatti, è possibile usufruire di questo incentivo che permette di rivolgersi a un nutrizionista, spendendo meno. Di fatto consiste nella possibilità di detrarre i costi sostenuti per le visite dallo specialista, facendole rientrare tra quelle sanitarie, che danno diritto a un rimborso del 19%, nella dichiarazione dei redditi con modello 730.

Quali spese sono detraibili

A differenza di altri voucher, come quello per lo psicologo, in questo caso non è dunque previsto alcun tetto ISEE relativo ai redditi complessivi. Si tratta, piuttosto, di un beneficio a cui, come spiega l’Agenzia delle Entrate nella guida 2024, si può accedere senza prescrizione medica, tenendo presente la franchigia massima 129,11 euro. È possibile usufruirne in tutti i casi nei quali si ottiene una prestazione da parte di uno specialista, che abbia lo scopo di aiutare a mettere a punto un piano alimentare per migliorare la salute (e tornare in forma).

Per quali specialisti è valido (non solo nutrizionista)

Le prestazioni previste dalla legge per le quali si possono portare in detrazione le spese sostenute riguardano diverse categorie di esperti: oltre ai nutrizionisti, rientrano nell’elenco anche i biologi (e biologi nutrizionisti, naturalmente), le figure elencate nel decreto del Ministero della sanità 29 marzo 2001 (come fisioterapista e dietista), ma anche psicologi e psicoterapeuti per finalità terapeutiche, quindi laddove il loro intervento abbia attinenza con una patologia legata all’alimentazione. Non a caso il bonus nutrizionista è stato approvato insieme al fondo per il contrasto dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna o Dca).

Aumentano le cattive abitudini a tavola

D’altro canto i dati parlano chiaro. Uno studio condotto dall’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI) indica come durante i periodi di lockdown il 48,8% delle persone intervistate è aumentato di peso. Inoltre il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) ha sottolineato come, proprio nel periodo pandemico, sono cambiate le abitudini alimentari, non sempre in modo positivo. Se da un lato si era tornati a cucinare e “sfornare” maggiormente, dall’altro è aumentato il consumo cibi meno salutari, come margarina, burro, alcol e carne rossa, mentre sulle tavole ci sono meno pesce e frutta secca.

Come ottenere il bonus nutrizionista

Nonostante lo si chiami Bonus, dunque, l’incentivo per usufruire di un percorso con un nutrizionista è di fatto una detrazione. La si può ottenere in modo semplice, in fase di compilazione del modello 730, in particolare inserendo gli importi relativi alle visite dallo specialista all’interno del Quadro E, nella Sezione I della dichiarazione dei redditi, al rigo E1 colonna 2, dedicato alle spese mediche. La cifra da indicare è la somma di tutti i costi di natura sanitaria sostenuti nel corso dell’anno di riferimento, compresi quelli appunto del biologo o dietologo.

Attenzione al tipo di pagamento

La condizione necessaria per usufruire della misura è che i pagamenti per le visite e consulenze siano stati effettuati con sistemi tracciabili, fatta eccezione per le prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al servizio sanitario nazionale. Un’altra avvertenza riguarda la conservazione della documentazione, in caso di controlli successi. Occorre tenere, quindi, le ricevute fiscali o fattura rilasciata dallo specialista accreditato al SSN; la ricevuta relativa al ticket se la prestazione è resa nell’ambito del SSN; la ricevuta del versamento bancario, postale o tramite carta di credito/debito, se la prestazione non è resa da strutture pubbliche o private accreditate. In alternativa possono bastare l’estratto conto o la copia del bollettino postale, MAV o di pagamenti con PagoPA e App, tramite Istituti di moneta elettronica autorizzati.

Boom di chili di troppo

Oltre a rappresentare un incentivo per i cittadini e le cittadine, l’obiettivo del Bonus nutrizionista è frenare l’aumento di casi di obesità, di cui si registra un boom. In Italia i dati Istat più recenti a disposizione (2021) indicano che oltre 1 italiano su 3 è sovrappeso (36%). Gli uomini avrebbero in media più chili di troppo, con il 43,9% contro il 28,8% delle donne. Cresce, però, anche la quota di persone con problemi di obesità pari all’11,5% (maschi 12,3%, femmine 10,8%). In generale si stimano circa 4 milioni di persone adulte obese.

A rischio la salute

A preoccupare sono anche i più giovani. Secondo il sistema di sorveglianza OKkio alla SALUTE, attivo in Italia dal 2007, tra i bambini della III classe della scuola primaria (8-9 anni) ben il 20,4% risulta sovrappeso e il 9,4% sarebbe già obeso a questa età (utilizzando i valori soglia dell’International Obesity Task Force, IOTF). Il problema principale riguarda le ricadute sulla salute, perché i chili di troppo possono portare a breve termine a implicazioni a carico della schiena, delle ginocchia e dell’apparato cardiaco. Molte patologie, metaboliche, ipotiroidismo, colesterolo, ipertensione e diabete di tipo 2, sono legate al peso e a loro volta possono portare a implicazioni più serie sul lungo periodo, come ictus, infarti e patologie cardiocircolatorie in genere.