Quello del caffè è un piacere quotidiano nella vita di molte persone. A casa, al bar, alla macchinetta automatica in ufficio, da soli o in compagnia, di fretta o godendosi una pausa magari leggendo un giornale o chiacchierando con un amico, i momenti dedicati alla famosa bevanda sono un vero e proprio rito al quale in pochi rinunciano.
Le varietà del caffè
C’è chi il caffè lo preferisce nero, chi macchiato, ristretto, lungo, americano, amaro, dolcissimo: sotto un unico nome si raccolgono sapori e gusti diversi che nascono tutti da semi – i cosiddetti chicchi – che si raccolgono da piccoli alberelli. Sebbene ne esistano – pare – ben cento varietà, le più diffuse sono due: arabica e robusta. I prodotti che arrivano nella nostra tazzina nascono in piantagioni lontane, sparse nei diversi angoli del Pianeta (Africa, Sud America e Asia), tant’è che attualmente, nel mondo, sono aperti tanti musei dedicati a questa bevanda.
Ma quanto conosciamo il caffè? Sapete quando è arrivato in Italia? Siete a conoscenza del fatto che i cambiamenti climatici ne minacciano l’esistenza?
Ecco alcune curiosità (o informazioni importantissime) sul caffè che forse ignorate.
La prima bottega del caffè d’Europa? Venne aperta a Venezia!
Sapete quale fu la città italiana dove è stato possibile degustare il caffè per la prima volta? Pare che questo primato spetti a Venezia, nel 1585, grazie al bailo Francesco Morosini di stanza a Costantinopoli. Non è un caso infatti se proprio a piazza San Marco, circa un secolo dopo, venne inaugurata la più antica bottega del caffè in Europa, la prima di una lunga serie di aperture in laguna!
Se vi chiedessimo di indicare un’altra città legata alla nota bevanda, probabilmente quasi tutti fornireste la stessa risposta: Napoli! Arrivato ufficialmente dopo la metà del ‘700 – come spiega Volagratis in una guida sulle città e i caffè nel mondo – in realtà già da molto tempo ne era diffuso il consumo, ma il suo colore nero a lungo venne associato… al diavolo! A decretarne il successo pare sia stata la sua apparizione durante un banchetto nella meravigliosa Reggia di Caserta ove venne servito con quello che sarebbe diventato un suo fedele compagno: il kipferl ovverosia il cornetto. Ancora oggi tra i locali più celebri del capoluogo campano vi sono note caffetterie.
I cambiamenti climatici potrebbero rendere il caffè un bene di lusso
I cambiamenti climatici rappresentano probabilmente la più grande minaccia che l’umanità si trovi ad affrontare. A volte è difficile capire come possa cambiare la nostra vita a seguito dell’innalzamento della temperatura del Pianeta. Tra le conseguenze, tuttavia, si manifestano i gravi effetti sull’agricoltura e, in particolar modo, su alcune colture che rischiano di sparire o comunque di subire una grave riduzione con conseguente aumento del costo dei prodotti agricoli e, quindi, del mutamento delle abitudini alimentari di intere popolazioni. Tra le bevande delle quali, in futuro, potremmo essere costretti a ridurre il consumo (e non per nostri problemi di salute!) vi è proprio il caffè. L’instabilità del clima oggi incide in particolar modo sulla produzione di alcune varietà di questo prodotto agricolo come l’arabica – che, come recentemente ribadito dall’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), rappresenta circa il 60% della produzione mondiale – e questo porta come conseguenza maggiori difficoltà e costi crescenti per la sua coltivazione in diverse aree del mondo. Sareste pronti a vivere senza caffè? Probabilmente no! Un motivo in più per lottare contro il climate change.
Esiste un International Coffee Day (e la prima celebrazione fu in Italia. Ecco dove)
Tante sono le giornate che celebrano prodotti alimentari e cibi particolarmente apprezzati dal pubblico. Non poteva quindi mancare la Giornata internazionale del caffè. Forse non tutti sanno che la prima edizione ufficiale venne celebrata l’1 ottobre 2015 a Milano durante l’Expo 2015 di concerto con l’Organizzazione internazionale del caffè (ICO). Tra gli obiettivi della giornata d’informazione – nel corso della quale si tengono eventi ed iniziative in diverse parti del mondo – v’è anche quello di sensibilizzare il pubblico sul commercio equo e solidale.
Caffè, non solo bevanda
Come noto la bevanda nasce dai chicchi, ma oggi non è l’unico prodotto che trova origine dalla polvere che, una volta usata per scopi alimentari, quasi sempre si trasforma in scarto (da buttare possibilmente nella frazione umida). Negli ultimi anni, infatti, sono stati promossi diversi progetti di economia circolare che hanno consentito di trasformare ciò che prima era rifiuto in una risorsa nuovamente utilizzabile. Come racconta anche il noto economista “green” (anzi “blu” essendo esperto di blue economy) Gunter Pauli, uno dei matrimoni più felici è quello tra i fondi del caffè ed i funghi. Avete capito bene: la polvere nera che rimane dopo l’estrazione della bevanda è un terriccio fertile ideale proprio per la produzione di diverse varietà micologiche.
Attualmente sono in commercio box che, grazie ai fondi del caffè, consentono di coltivare funghi sul balcone. Ci sono poi aziende che sono riuscite a impiegarli per generare pellet riducendo la parte legnosa o che, impiegando i fondi o le bucce, hanno ricavato bioplastiche che sono state utilizzate per la produzione di tazzine, oggetti di design o penne diventate oggetti del desiderio in particolar modo dai coffee lover!
Gli usi domestici dei fondi del caffè
Se, fra le mura domestiche, preparate il caffè utilizzando la moka, avrete a disposizione una grande quantità di fondi: se smaltiti, ricordate che vanno conferiti nella frazione organica (o nella compostiera da giardino, se ne avete una), ma prima di buttarli ricordate che potrebbero ancora essere molto utili. Vi è chi li usa per effettuare le pulizie di casa o magari – grazie alle loro proprietà abrasive – per strofinare pentole e stoviglie. C’è chi li impiega per rimuovere antiestetici graffi da mobili in legno scuro, chi li utilizza come “deodorante naturale” e chi, addirittura, per avere un colorante naturale da usare nei giochi con i piccoli di casa! Tra gli usi più diffusi vi è da annoverare quello di deterrente per le formiche, ma l’elenco potrebbe proseguire ancora a lungo passando dalla cucina (per la preparazione dei dolci) alle tecniche di home beauty.
Il caffè più dolce? Quello salato, ecco il perché
Citare i diversi modi di berlo o tutte le tradizioni diffuse nel mondo è impossibile, ma ecco qualche curiosità che potrete raccontare agli amici quando farete colazione o quando terminerete il pranzo degustando la nota bevanda nera. Sapete come si chiama la pausa caffè in Svezia? “Fika”, parola che indica un momento di break a lavoro utile per socializzare tra colleghi e essere poi più produttivi!
Forse, però, la storia che più rimarrà impressa è quella che lega il caffè turco agli sposi: secondo la tradizione quando il promesso sposo si reca, insieme ai suoi familiari, a chiedere la mano della aspirante sposa, a preparare il caffè per tutti sarà la ragazza. Se la regola vuole che nella tazzina sia versato dello zucchero, in questo caso per un ospite si farà una eccezione: al promesso sposo, infatti, toccherà sorbire il caffè addizionato con un po’ di sale e berlo come se nulla fosse per dare prova di avere pazienza ed un comportamento mite. Tuttavia, come svela il blog “Il Salotto Turco”, quando una volta i matrimoni erano combinati, la quantità di sale versato dalla ragazza poteva essere un segnale per far capire al pretendente il reale interesse (o meno) da parte della giovane.