Come si curano le intolleranze alimentari
Come si curano le intolleranze alimentari? Una dieta apposita per le
intolleranze alimentari è adatta anche per perdere peso? Abbiamo posto queste domande a uno staff di professionisti, in particolare il Dott. Giuseppe Pigoli medico chirurgo specialista in oncologia ed ematologia clinica e il Dott. Lucio Bertoncelli specialista in dietetica e nutrizione.
“La risposta a questa domanda è sicuramente affermativa. Tuttavia, sono necessarie alcune precisazioni per fare chiarezza su un argomento che si presta a facili fraintendimenti. Va ribadito il concetto che l’intolleranza alimentare si accompagna ad uno stato infiammatorio generale il quale provoca, fra l’altro, un accumulo di grasso localizzato in diverse parti del corpo (collo, spalle, addome e cosce). La diversa localizzazione dell’adipe dipende dal tipo di alimento mal tollerato. Quindi l’accumulo di grasso è una manifestazione di disagio, un segnale che il nostro corpo ci invia.
Recenti lavori pubblicati su riviste prestigiose hanno chiarito il ruolo del tessuto adiposo nella promozione e nel mantenimento di uno stato infiammatorio. Gli adipociti (cellule infarcite di grasso) e i macrofagi (un tipo di globuli bianchi) promuovono la produzione di cortisolo e molecole dell’infiammazione (citochine) che stimolano la formazione di altre cellule grasse. L’aumento del grasso sottocutaneo è correlato a malattie quali il diabete e altri disturbi cronici e degenerativi come ad esempio l’artrite reumatoide.
Un italiano su 4 è allergico a qualcosa
Si possono comprendere quindi due concetti fondamentali:
- il sovrappeso non è solo un accumulo di adipe “passivo”
- le intolleranze alimentari non affliggono solo l’apparato digerente, ma hanno ripercussioni sullo stato generale dell’organismo.
Da un lato una dieta che esclude l’alimento mal tollerato porta alla perdita di grasso sottocutaneo e quindi di peso corporeo, ma prima di tutto si identifica con il ripristino del benessere generale. La dieta per le intolleranze alimentari non va pertanto confusa con la dieta dimagrante classica. Siamo convinti però che anche la dietologia tradizionale – che si limita al semplice calcolo delle calorie – in futuro dovrà considerare l’eliminazione degli alimenti mal tollerati, identificabili mediante test accreditati (dosaggio delle IgG). In altre parole emerge sempre di più l’evidenza che non basta perdere peso, ma occorre recuperare il giusto equilibrio metabolico.
Come si può facilmente intuire da quanto esposto, l’elaborazione di un regime dietetico in caso di intolleranza alimentare è un procedimento complesso che richiede una competenza specialistica, è pertanto sconsigliato il fai da te che, rischiando di provocare scompensi nutrizionali, non solo risulterebbe pericoloso per la salute, ma potrebbe vanificare gli effetti benefici dovuti all’esclusione o alla errata rotazione degli alimenti che causano i disturbi. Il paziente affetto da allergia/intolleranza alimentare deve curarsi ricorrendo ad un regime alimentare appropriato. Questo contempla l’esclusione o la rotazione degli alimenti responsabili del disagio percepito.
La dieta è una terapia a tutti gli effetti, deve quindi essere concepita tenendo conto del fatto che l’esclusione di uno o più alimenti, talora per lunghi periodi, può indurre scompensi nutrizionali anche gravi. L’argomento si presenta delicato; l’impostazione e la gestione della dieta devono essere affidate ad un esperto nutrizionista che si prenda in carico il paziente in tutta la sua complessità e che non si limiti ai soli aspetti dietologici.
Ad esempio, nel campo delle reazioni avverse agli alimenti, primeggiano il latte ed i suoi derivati. Considerato che l’apporto di calcio è fornito prevalentemente da latte e formaggio, alimenti la cui esclusione porta ad una drastica carenza del minerale. Occorre quindi approntare un regime dietetico in grado si compensare l’apporto calcico. Gli alimenti che possono essere considerati in questo caso sono: sardine, tonno, spinaci, lenticchie, kiwi, ed altri che devono essere però assunti nelle giuste quantità (consideriamo ad esempio che una sardina ha un contenuto di calcio molto inferiore a quello di una porzione di formaggio).
Nell’impostare una dieta, inoltre, va considerato un altro, importante aspetto come la reattività crociata. Questa è dovuta all’affinità biologica che i vari alimenti possiedono fra loro. Gli antigeni della mela e del polline di betulla, per esempio, hanno una struttura molto simile, perciò i pazienti che già soffrono di allergia al polline dovranno assumere con cautela il frutto. Non vanno inoltre trascurate le famiglie cui appartengono gli alimenti, infatti risultare intolleranti ad un alimento in particolare, può significare essere intolleranti anche ad altri alimenti che appartengono alla stessa famiglia. Chi è intollerante ai fagioli facilmente mal tollererà anche lenticchie, piselli, arachidi. La carota rientra in quella famiglia che comprende finocchi, sedano e cumino.
Nell’approntare un regime alimentare dunque, sarà necessario stilare una lista di cibi da sconsigliare, unitamente ad un elenco di cibi consigliati. Gli alimenti consigliati dovranno tenere conto delle problematiche nutrizionali specifiche del paziente.
Dott Giuseppe Pigoli, Dott Lucio Bertoncelli, Dott. Michele Cataldo