Mangiare secondo la dieta Mediterranea, a base di frutta, verdura, pesce ricco di Omega 3, ma anche legumi e frutta a guscio può ridurre fino al 23% il rischio di demenze.
Dieta mediterranea, demenze e internet
A dirlo è uno studio molto ampio, condotto da un team britannico, ma su una popolazione che non seguiva l’alimentazione tipica anglosassone, bensì quella dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come l’Italia, la Spagna o la Grecia. Ma non si tratta dell’unica novità di questi giorni in tema di prevenzione delle demenze. Secondo un’altra ricerca, pubblicata sul Journal of the American Geriatrics Society, utilizzare regolarmente internet può aiutare a rallentare il deterioramento cognitivo che caratterizza proprio le demenze come l’Alzheimer. Si tratta della prima volta che sono sottolineati i benefici della Rete web, spesso demonizzata.
Dieta mediterranea: lo studio
Verrebbe da dire che ciò mangiamo conta e non poco sulla vitalità e lo stato di salute del nostro cervello. Questo vale sia per il nutrimento “fisico” che per quello intellettivo, come appunto le attività cognitive nelle quali siamo impegnati. Sul primo fronte una conferma importante arriva da una recente indagine, pubblicata su BMC Medicine e condotta analizzando i dati della UK Biobank, un’enorme banca dati sanitaria con informazioni di pazienti britannici che, però, avevano un regime alimentare quanto più simile a quello tipico mediterraneo. I soggetti (oltre 60mila, dunque un numero molto ampio) sono stati seguiti per 10 anni. Sono poi stati contati i casi di demenza nel campione e ne è emerso che solo 882 erano andati incontro a demenza.
Quanto conta ciò che mangiamo
«Ormai è ben noto come le nostre abitudini alimentari abbiano un ruolo chiave sull’insorgenza di alcune condizioni come obesità, diabete, ipertensione, colesterolo elevato ed in particolare il decadimento cognitivo: assumere un numero contenuto di calorie e variare l’alimentazione aiuta a rimanere in salute», spiega Elio Scarpini, Professore di Neurologia, già direttore del Centro Alzheimer e Sclerosi Multipla “Dino Ferrari” dell’Università di Milano – IRCCS Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico. L’esperto, però, sottolinea la novità della ricerca: «Questo studio, condotto su un campione enorme di soggetti, oltre 60.000, seguiti per un lungo periodo (quasi dieci anni), mostra una riduzione effettiva del rischio di sviluppare una demenza – aggiunge – pari al 23%», dunque un dato non sottovalutabile».
Perché e come la dieta Mediterranea fa bene al cervello
«La dieta mediterranea, i cui alimenti tipici sono le verdure, i legumi, i cereali integrali ed il pesce, con un basso consumo di carne e alcool, è sicuramente un modello nutrizionale associato a un minor rischio di sviluppare demenze e la malattia di Alzheimer – prosegue Scarpini – Questo perché questi alimenti hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose e possono essere utili per contrastare la neurodegenerazione e l’insorgenza di malattie degenerative, come le demenze, grazie all’attività antiossidante, anti infiammatoria e neuroprotettiva». In particolare, i migliori “alleati” contro le demenze e l’Alzheimer sono quelli «ricchi di grassi insaturi, come ad esempio olio di oliva, salmone, sgombro, acciughe, tonno, ma anche soia, semi, frutta secca, insieme a verdure a foglia larga, agrumi e mais: questi hanno un effetto protettivo sulle cellule nervose».
Gli “alleati” del cervello: quanti ne servono
«Gli studi, infatti, hanno chiaramente dimostrato come una assunzione quotidiana di pesce e un maggior consumo di verdure siano associati ad un più lento declino delle capacità cognitive. In generale, si può dire che tutti gli alimenti con alto contenuto di acidi grassi insaturi (omega-3), polifenoli, vitamina C, vitamina B, vitamina D e vitamina E abbiano verosimilmente una azione neuroprotettiva nei confronti delle cellule del nostro sistema nervoso» spiega il neurologo. Ma esiste una quantità minima da non far mancare? «In realtà più se ne consumano e meglio è. Però è fondamentale controllare sempre la quantità di calorie che vengono assunte quotidianamente. In genere questi cibi hanno un contenuto calorico non esagerato, ma il rischio del sovrappeso è purtroppo sempre presente», sottolinea Scarpini. Il riferimento è soprattutto alla frutta secca, molto calorica e dunque da consumare con maggiore moderazione, mentre le verdure possono essere più presenti. Ma c’è un altro aspetto importante: la convivialità tipica delle abitudini alimentari dei paesi mediterranei.
L’importanza della convivialità del mangiare
Tra le popolazioni mediterranee, infatti, il mangiare non è inteso solo come nutrimento fino a se stesso, ma è associato a una convivialità meno presente nel mondo anglosassone: «Probabilmente questo costituisce un fattore protettivo molto importante nei confronti del decadimento cognitivo e della demenza, anche se al momento non esistono a mia conoscenza studi scientifici che abbiano quantizzato in modo statisticamente significativo questo effetto favorevole. Diciamo che, dal momento che le terapie che agiscono sulla causa della malattia sono al momento in fase di sperimentazione, per quanto avanzata e con risultati estremamente promettenti, direi che oggi come oggi occorre puntare decisamente sulla prevenzione – spiega Scarpini – Gli strumenti a nostra disposizione sono, a mio avviso, 4: oltre all’alimentazione di cui si è detto, la quantità e la quantità del sonno, l’esercizio fisico e l’attività mentale».
Internet contro le demenze?
A questo proposito arrivano i risultati di un altro studio, condotto analizzando i dati di 18.154 individui adulti con età compresa tra i 50 e i 64,9 anni, estrapolati dall’Health and Retirement Study negli Usa. Si tratta di persone senza sintomi di demenza al momento del reclutamento e monitorati per un massimo di 17,1 anni, sui quali si è visto che gli stimoli del web e la sua facilità di uso anche in una fascia di età non giovanissima sembrano aiutare a mantenere una buona funzione cognitiva. In particolare, un uso quotidiano di internet permetterebbe una riduzione del rischio di demenze fino al 50%. Un risultato reso possibile dalla stimolazione cerebrale durante la navigazione online. I risultati dello studio sarebbero indipendenti dallo stato economico e sociale, da livello di istruzione, etnia, genere e generazione di appartenenza. «La spiegazione sta, ancora una volta, nel fatto che si tratta di una attività mentale: ogni stimolazione cerebrale aiuta a prevenire il decadimento cognitivo. Certo, occorre capire quali parametri sono stati usati nella ricerca in questione, ma il risultato non sorprende: internet è un po’ la versione moderna della enigmistica, considerata da sempre parte delle attività utili a contrastare il decadimento cognitivo», conclude il neurologo.