Praticata dagli antichi Greci, Romani ed Arabi la dieta dell’uva, nota come Ampeloterapia, è da sempre stata utilizzata come rimedio naturale e gustoso contro diversi malanni. Abbandonata per molti secoli, la dieta dell’uva è ritornata in auge già dai primi anni del 900, per riproporsi puntualmente ogni anno.
Al contrario di quanto si possa apparentemente pensare, la dieta dell’uva non è una di quelle tendenze modaiole destinata a durare un’estate, bensì può contare su solidi radici sia “tradizionali” che scientifiche. In Italia è ancora molto praticata in Trentino, dove risiedono le cultivar di vite più antiche d’Europa.
Proprio per il suo alto valore scientifico, per le sue potenzialità terapeutiche ma anche per i possibili effetti collaterali, da non trascurare questa dieta dovrebbe essere supervisionata da un professionista della salute.
Proprietà dell’uva
La grande efficacia della dieta dell’uva si deve alle numerose proprietà di questo frutto ed alla presenza di diversi principi attici.
La ricchezza di acidi organici come l’acido malico, di minerali come fosforo, calcio, potassio, magnesio, rame, iodio, di vitamina C, A e vitamine del gruppo B, costisuice il vero patrimonio biologico dell’uva. Ma la grande efficacia terapeutica, depurativa e protettiva si deve invece ai suoi polifenoli tra i quali spiccano il resveratrolo e numerosi altri stilbeni.
L’insieme di questi principi attivi, dona all’uva proprietà:
– alcalinizzanti;
– antiossidanti;
– antisettiche;
– immunostimolanti;
– cardioprotettive;
– neuroprotettive;
– lassative;
– tonico-energetiche.
Dieta dell’uva: bellezza ed antiaging
Al di là degli effetti terapeutici, la dieta dell’uva è stata molto rivalutata negli ultimi anni, per le attività antiaging e depurative. Gli effetti dermoprotettivi, drenanti ed antiossidanti, hanno permesso alla dieta dell’uva di rientrare a pieno titotolo tra le strategie antiaging non farmacologiche.
Come rimedio “cosmeceutico e nutraceutico”, la dieta dell’uva viene quindi riproposta ogni anno, puntualmente, immediatamente dopo l’estate, per sfruttarne a pieno le virtù epato depurative e drenanti.
Dieta dell’uva: menù
Come potrai facilmente immaginare, alla base di questa dieta, vi è inevitabilmente la corretta scelta dell’uva.
Il terreno su cui cresce, il grado di maturazione, i trattamenti fito-sanitari subiti, i vari tipi lavorazione e trasporto, incidono infatti sensibilmente sulle proprietà biologiche dell’uva. Per questi motivi è molto praticata in Trentino, dove l’aspetto climatico si sposa perfettamente con le qualità del terreno, dando origine ad un frutto dalle reali virtù terapeutiche.
Classicamente, la dieta dell’uva andrebbe iniziata tra fine Agosto e metà Ottobre, quando il grado di maturazione dell’uva è perfetto.
Le metodologie dietetiche sono invece molto diverse, a seconda degli obiettivi e delle finalità.
– Metodo 1 : dura solo 3 giorni, e consiste nel consumare progressivamente ed esclusivamente quantità comprese tra 1 e 2 kg giornalieri, suddivisi nei tre pasti principali. Questi tre giorni possono essere ripetuti per più settimane, ma non oltre le 3.
– Metodo 2: consiste invece nell’utilizzare un pasto al giorno a base di sola uva, protraendo questa pratica anche per l’intero periodo.
– Metodo 3: il più commerciale, ma il meno efficace, è quello di seguire una dieta ipocalorica per più settimane, nella quale vi è il consumo di almeno 500 g di uva al giorno (evidentemente conteggiata nel computo calorico).
A prescindere dal metodo, per potenziare l’effetto drenante e depurativo dell’uva, nell’intero periodo la dieta deve essere priva di prodotti animali, alimenti grassi, alcol e preparati.
Si raccomanda invece di bere grandi quantità di acqua.
Dieta dell’uva: effetti collaterali
Per quanto se ne vantino le proprietà terapeutiche e depurative, la dieta dell’uva presenta una serie di potenziali effetti collaterali che la rende controindicata in diversi aspetti, che ora vedremo.
1. Carico glicemico. L’uva è un frutto molto dolce, che determina un rapido e intenso innalzamento della glicemia. Per questo motivo è fortemente controindicata nei soggetti diabetici e dismetabolici.
2. Alto residuo. L’uva tra buccia e semi contiene un altissimo contenuto di fibre insolubili, che potrebbero compromettere la normale funzionalità intestinale in soggetti affetti da patologie infiammatorie croniche come sindrome dell’intestino irritabile, diverticolosi e diverticolite.
3. Basso tenore proteico. L’uva non contiene proteine ad alto valore biologico, pertanto in soggetti defedati, sarcopenici o comunque già malnutriti, potrebbe peggiorarne il quadro clinico.
Per questi e per altri motivi sarebbe preferibile consultare un professionista della salute prima di iniziare un regime dietetico di questo tipo.