Il consumo moderato di vino sembra avere effetti positivi sulla salute cardiovascolare. Lo rivela un nuovo studio dell’Università di Barcellona che, per la prima volta, non si è basato sulle dichiarazioni dei partecipanti dell’indagine in merito al loro consumo di vino (un parametro difficilmente verificabile dato che i soggetti tendono a dichiarare consumi di vino ridotte rispetto alla reale quantità), ma su un indicatore oggettivo e facilmente misurabile: la quantità di acido tartarico contenuto nelle loro urine. Su questa base, le conclusioni degli scienziati sulla relazione fra consumo di vino malattie cardiache appaiono molto più precise. È importante sottolineare che i risultati dello studio, pubblicato della rivista European Heart Journal, riguardano una popolazione anziana mediterranea ad alto rischio di malattie cardiovascolari e potrebbero non essere trasferibili ad altri gruppi.
La ricerca su un campione di 1.232 anziani
Inès Dominguez-lopez ed i suoi collaboratori del Department of Nutrition dell’Università di Barcellona hanno analizzato i dati di 1.232 anziani – con un’età media di 68 anni – ad alto rischio cardiovascolare, provenienti da uno studio incentrato su dieta mediterranea e benessere cardiovascolare. Tutte le persone del campione non avevano malattie cardiovascolari all’inizio dello studio, ma avevano il diabete di tipo 2 o una combinazione di fattori di rischio per malattie cardiovascolari come fumo, pressione alta, colesterolo alto, sovrappeso e/o una storia familiare di malattie cardiovascolari.
Misurato l’acido tartarico presente nelle urine
I ricercatori hanno misurato l’acido tartarico presente nelle urine del campione: una sostanza unicamente derivata dal vino, dunque oggettivamente affidabile per valutare l’effettiva quantità di alcol realmente bevuta dai soggetti. Hanno dosato l’acido tartarico all’inizio dello studio e a un anno di distanza in tutti i partecipanti.
Quantità di vino consumata e malattie cardiovascolari
Nell’arco di un periodo di nove anni, gli scienziati hanno messo a confronto i valori misurati di acido tartarico, correlati alla quantità e alla frequenza del consumo di vino, con la frequenza di malattie cardiovascolari eventualmente subentrate (come infarto, ictus e insufficienza cardiaca). Hanno inoltre tenuto conto di fattori quali età, sesso, istruzione, fumo e attività fisica per ottenere risultati il più possibile accurati.
Non oltrepassare le soglia dei 35 bicchieri di vino al mese
I ricercatori hanno scoperto che – all’interno di questo gruppo di persone – consumare tra 3 e 35 bicchieri al mese è stato associato a un minor numero di eventi cardiovascolari rispetto alle persone che consumavano meno di 3 o più di 35 bicchieri. I benefici per il cuore sono limitati a dosi modeste di vino consumato: aumentare può essere dannoso oltre che per il cuore, anche per altri organi come il fegato. Nelle donne, la relazione appare meno pronunciata, il che potrebbe essere dovuto al numero complessivamente inferiore di malattie cardiovascolari in questo gruppo.