Di fibromialgia si parla ancora poco, nonostante colpisca almeno 2 milioni di persone, soprattutto donne. Secondo l’Osservatorio Malattie Rare corrisponde a circa il 3% della popolazione (per intenderci, più delle persone celiache). È caratterizzata da dolori muscolo-scheletrici diffusi, ma anche da «un profondo affaticamento e da numerose altre manifestazioni cliniche a carico di diversi organi e apparati», insomma da quella nota come “stanchezza cronica”. Al momento non esiste una terapia d’eccellenza, ma interventi personalizzati, che si basano su farmaci (spesso antidolorifici), o percorsi non farmacologici di supporto nella gestione del dolore.
Eppure dalla dieta può arrivare un grande aiuto: «Purtroppo l’apporto dell’alimentazione viene sottovalutato, invece occorrerebbe dare maggiore importanza a ciò che si mangia e allo stile di vita in chi soffre di fibromialgia, che è una patologia molto invalidante e, oltre a colpire molte donne tra i 30 e 52 anni, inizia a registrarsi anche tra adolescenti tra i 13 e i 15 anni» spiega Francesco Garritano, biologo nutrizionista e chimico farmaceutico, esperto in Psicologia della nutrizione.
La fibromialgia e quel senso di stanchezza cronica
Una delle caratteristiche della fibromialgia, insieme al dolore, è il senso di stanchezza cronica: «In effetti è una patologia dalle 100 sindromi, come a volte viene chiamata, perché può avere diverse manifestazioni, non sempre facili da ricondurre alla fibromialgia, tra le quali certamente c’è la stanchezza cronica, un continuo senso di affaticamento. Questo è causato dal mal funzionamento dei mitocondri, cioè le centraline energetiche che si trovano nelle cellule. I motivi possono essere diversi: problemi intestinali, per esempio causati da batteri come l’escherichia coli che libera sostanze che inattivano i mitocondri; oppure un cattivo sonno, non riposante o ancora per carenze alimentari o globuli rossi non in salute, ma spesso la causa è lo stress ossidativo e un eccesso di radicali liberi, sui quali si può intervenire con una dieta adeguata», conferma Garritano, autore del libro La fibromialgia è una sfida: tu puoi vincerla (Ed. Lswr).
Stanchezza e spossatezza: colpa dei radicali liberi
«Un eccesso di radicali liberi porta a una carenza della giusta quantità di ossigeno nel corpo, che a sua volta riduce l’assimilazione delle sostanze nutrizionali degli alimenti e aumenta l’accumulo di sostanze nocive – le tossine – nel nostro organismo. La conseguenza sono sintomi come debolezza generale e stanchezza, ma si può arriva anche a vertigini, depressione, perdita di memoria, invecchiamento precoce, irritabilità, problemi circolatori, cattiva digestione, dolori e disturbi muscolari, artriti e complicazioni bronchiali», spiega l’esperto di alimentazione nelle malattie autoimmuni e infiammatorie. Come rimediare?
Fibromialgia: la dieta che aiuta
Ma quali sono i cibi antidolorifici e antiossidanti naturali? «Spesso chi soffre di fibromialgia si sente dire di limitare i fritti e niente di più, invece è importante agire in due direzioni: ridurre alcuni alimenti eccessivamente raffinati e incrementare quelli ad azione anti-infiammatoria come vitamine e Sali minerali – spiega Garritano – Tra le vitamine ricordiamo in particolare la vitamina A e la vitamina C. La prima si trova soprattutto in composti di origine animale, chiamati retinoidi, e di origine vegetale, chiamati carotenoidi. Un’importante fonte di vitamina A è il tuorlo d’uovo, mentre per i vegetali si hanno buone concentrazioni in verdure a foglia verde e in frutta e verdura di colore rosso-arancione (carote, zucca, albicocche, peperoni, pomodori ecc.), fonti di carotenoidi e beta-carotene. Ritroviamo invece la vitamina A come retinoide, oltre che nelle uova, negli alimenti di origine animale (carne, pesci, frattaglie ecc.). La vitamina C, invece, è uno dei micronutrienti che cooperano al corretto funzionamento del nostro organismo, in particolare sono noti i suoi effetti antiossidanti e immunostimolanti. Tra i cibi a più alto contenuto di vitamina C ricordiamo alcuni frutti (uva, ribes, papaya, ananas, fragole, melone, mango, lamponi, mirtilli, kiwi) e sicuramente una menzione a parte meritano i famosi agrumi (arance, mandarini, limoni, pompelmi ecc.); fra le verdure vi segnalo invece peperoni, broccoli, cavoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, spinaci, cime di rapa, verdure a foglia verde, zucca, pomodori. Buona concentrazione anche nelle patate, specie se novelle, e in alcune spezie come il prezzemolo». L’esperto ricorda come la vitamina C è sensibile all’ossidazione e termolabile, quindi gli alimenti citati devono essere conservati non troppo a lungo ed è preferibile che siano consumati crudi o comunque poco cotti.
I minerali contro la fibromialgia
Per quanto riguarda i minerali, invece «Lo zinco svolge un ruolo molto importante nel nostro organismo e del quale, purtroppo, molto spesso siamo carenti. Alte concentrazioni di zinco sono presenti nelle ostriche e nei frutti di mare, buono anche l’apporto che si ha tramite alimenti di origine animale (carne, alcuni pesci come le aringhe, uova ecc.). Lo si trova anche nei vegetali, ad esempio nei cereali integrali, nelle verdure a foglia larga (spinaci e lattuga) e in alcuni semi, quali quelli di zucca, sesamo e girasole. Vi segnalo poi, tra gli altri alimenti, funghi, pistacchi, mandorle, noci, arachidi, quinoa, miglio, anacardi, pinoli. Buona anche la concentrazione nei legumi – sottolinea il biologo nutrizionale –. Importante è anche il selenio, è un microelemento, particolarmente “micro” perché il nostro organismo ne richiede una piccolissima quantità. È uno dei principali elementi di protezione dai danni dei radicali liberi e la sua azione è sinergica a quella della vitamina E. È presente nei cereali integrali e in alimenti di origine animale, quali carne, pesce e uova (specie il tuorlo), ma si trova anche nel germe di grano (ricco anche di vitamina E), nella frutta secca (mandorle, nocciole, noci, soprattutto brasiliane), nei semi di girasole e aglio». Infine, c’è anche il rame, presente in «crostacei (granchi e aragoste) e molluschi (specie le ostriche), frattaglie (fegato, reni), semi oleosi e frutta secca, germe dei cereali (specie frumento e segale) e legumi (soprattutto fagioli e lenticchie)».
Le terapie farmacologiche: a che punto siamo?
Oltre al contributo dell’alimentazione, per affrontare la fibromialgia esistono terapie farmacologiche e non. Come ricorda l’Osservatorio Malattie Rare (OMAR), gli esperti della SIR, Società Italiana di Reumatologia, hanno redatto un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per individuare per una diagnosi precoce e un’assistenza adeguata alle pazienti. Purtroppo, però, un’indagine condotta da Cittadinanzattiva nel 2022 e a inizio 2023 «rivela che c’è ancora molto da fare per dare risposte concrete ai bisogni di salute delle persone affette da fibromialgia e dei loro familiari, e garantire un equo accesso alle cure e in maniera uniforme su tutto il territorio», sottolinea OMAR. Ne emerge, per esempio, che nonostante la legge di Bilancio 2022 abbia istituito un Fondo per lo studio, la diagnosi e la cura della fibromialgia (con 5 milioni di euro per il 2022) solo 13 regioni hanno individuato il centro o i centri per diagnosi e cura della fibromialgia, specificando quali sono e dove si trovano. Insomma c’è poca trasparenza. «Particolarmente grave è il caso delle Regioni Calabria, Friuli Venezia Giulia e Puglia perché, in questi casi, non è chiaro se l’assenza di risposta all’accesso civico corrisponda a una mancata richiesta dei fondi dedicati». In questo caso significa non poter erogare prestazioni e servizi ai cittadini affetti da fibromialgia.
Fibromialgia: ancora nessuna esenzione dal ticket
Un altro problema è che «la fibromialgia in Italia non è inclusa negli elenchi ministeriali delle patologie croniche e non è dunque inserita nei LEA, livelli essenziali di assistenza. Ciò significa che i pazienti non hanno diritto all’esenzione da ticket per prestazioni specialistiche, farmaci o qualsiasi forma di terapia», spiega Ilaria Vacca dell’Osservatorio Malattie Rare. “Sono diverse le regioni che hanno lavorato per i diritti dei pazienti: in Trentino il riconoscimento e l’esenzione della fibromialgia sono stati approvati con una legge regionale. In Friuli Venezia Giulia, Veneto, Valle d’Aosta, Marche, Abruzzo, Basilicata e Sardegna sono state approvate normative regionali, alcune delle quali però ancora in attesa di attuazione. In Lombardia, Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna sono state adottate linee di indirizzo e/o PDTA, mentre in Piemonte, Liguria, Umbria, Lazio, Molise, Campania, Puglia e Calabria sono state proposte leggi in attesa di calendarizzazione. In sostanza sono ancora troppi i pazienti in attesa di risposte assistenziali adeguate. Ricordiamo infine che secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Salute e Benessere nei luoghi di lavoro, il 35-50% dei pazienti con fibromialgia non lavora, e una persona su tre ritiene di non poter lavorare a causa della sintomatologia e delle limitazioni che essa determina. Quasi mai, infine, i pazienti con fibromialgia possono accedere alle agevolazioni previste dalla Legge 104 o dal riconoscimento dell’invalidità civile, nonostante si tratta di una patologia evidentemente invalidante», conclude Ilaria Vacca.