La cucina italiana è un viaggio attraverso la memoria, le radici familiari e l’identità di ogni regione. Ogni piatto preparato segue ricette tramandate spesso da secoli. E se le generazioni più giovani tendono a semplificare e reinterpretare questi piatti, le ricette tradizionali rimangono comunque un pilastro della nostra cultura. La sesta edizione del progetto BuonCibo di Knorr, in collaborazione con Ipsos, ha messo in luce come, pur mantenendo un legame forte con la tradizione gastronomica, ogni generazione apporti i propri cambiamenti alle ricette, rispondendo alle nuove esigenze e tendenze. Un’analisi che ha coinvolto un campione di 850 italiani e che ha evidenziato come, seppur con qualche variazione, la cucina tradizionale continui ad essere un importante valore condiviso in tutta Italia.
Le ricette raccontano l’Italia
L’Italia è uno scrigno di piatti tipici che affondano le loro radici nella storia e raccontano le specificità dei vari territori e dei relativi prodotti. Dai ravioli del plin alla pasta alla norma, dal risotto alla milanese alla parmigiana, dai canederli alle orecchiette, dalla focaccia ligure alla caponata, ogni piatto racconta un angolo d’Italia e fa parte del bagaglio identitario di ogni famiglia.
E quando arriva il Natale, le tavole italiane si riempiono di piatti simbolo, anch’essi fortemente legati alle regioni e alle singole città, dai tortellini in brodo al bollito misto, dal panettone ai torroni fino agli struffoli.
Piatti tradizionali e generazioni a confronto: l’analisi Ipsos
La sesta edizione del progetto BuonCibo di Knorr, realizzata attraverso una ricerca Ipsos su un campione di 850 italiani, ha messo in luce come le tradizioni gastronomiche siano considerate al contempo un tesoro da custodire e un campo di sperimentazione in continua evoluzione.
Ricette tradizionali, intoccabili o da rivisitare?
Secondo la ricerca, il 68% degli intervistati realizza i piatti tradizionali con ricette semplici, approvati pienamente dal 60% della GenZ. Mentre, sempre in tema di tradizione, il 55% della totalità del campione non vuole mettere in discussione le ricette ereditate dalla nonna e il 40% cucina secondo le proprie ricette.
Il desiderio di riformulare alcune preparazioni è ciò che separa davvero le generazioni, dimostrato dall’impulso alla sperimentazione della GenZ che vorrebbe esprimersi per il 24% soprattutto nel minestrone e il desiderio per il 32% dei Baby Boomers di non modificare le ricette tradizionali. Il risotto, punto fermo delle domeniche familiari, è ritenuto per il 28% degli italiani il piatto mutabile per eccellenza, nella top 5 dei piatti da rivisitare perché si presta maggiormente a reinterpretazioni moderne.
Per Francesca Spadaro, psicologa e neuroscienziata: «Dai più agée ai più giovani, tutti amano seguire la tradizione, ma inevitabilmente ognuno mette del suo in ogni piatto, gesti diversi, conoscenze attuali, nuovi strumenti. Tutto questo permette di mantenere vivo il passato nel presente e nella memoria dei singoli e lo rende meno anacronistico, più contemporaneo, atto a continue rigenerazioni. Per questo eterno».
Cibo, anche un fatto anagrafico: Millennials e GenZ
«I Millennials e la GenZ – spiega Francesca Spadaro – hanno qualche inevitabile punto di contatto, come la dinamicità di chi è nato o cresciuto in un mondo ibrido e condividono la distanza dai “grandi”, ma in realtà presentano grandi unicità. I Millennials hanno conosciuto culture diverse, assaggiato gusti e sapori. In cucina sono cresciuti nell’era della ascesa del fenomeno food e delle più profonde riflessioni su ciò che è sano e giusto. Oggi le loro scelte (e le loro ricette) sono guidate dai princìpi di salubrità, qualità e trasparenza. Le ragazze e i ragazzi della Gen Z sono aperti alla contaminazione e allo scambio».
Il tempo trascorso in cucina dipende molto dall’età
Come noto per cucinare, in particolare piatti elaborati, ci vuole tempo. La ricerca ha preso in considerazione quanti minuti al giorno si è disposti a trascorrere ai fornelli. I risultati cambiano in base all’età. Il 53% della GenZ (i nati tra il 1995 e il 2010) ci passa dai 15 ai 30 minuti, mentre il 42%, soprattutto dai Millenials “in avanti”, si impegna dai 30 minuti a 1 ora.
I piatti della tradizione uniscono tutti
Evidentemente dall’analisi emergono preferenze diverse sul modo di cucinare: da una parte c’è una generazione che “ama interpretare” creativamente le ricette e un’altra più attenta all’essenzialità, alla semplicità e alla qualità sana dei cibi. Il punto d’incontro sono tuttavia proprio i piatti della tradizione che, da tutte le generazioni, sono individuati come “buon cibo”, raccontano un’identità e possono essere rielaborati rispetto alla tradizione dandole più verve ed esprimendo la propria creatività.
Piatti dal sapore antico ricordano l’infanzia
Ma il cibo vuole dire anche memoria. I Baby Boomers (41%) e GenerazioneX (38%) ritrovano l’autenticità nei piatti tradizionali che rappresentano un tuffo nel passato e nei sapori di un tempo, rievocando – per il 32% dei Baby Boomers e per il 36% della GenerazioneX – ricordi piacevoli dell’infanzia. La voglia di stare in famiglia è invece evocata dalle lasagne (57%), dai dolci fatti in casa (49%) e dalla pasta al forno 48%.