Il digiuno, in particolare quello intermittente, è diventato negli ultimi anni un argomento di grande interesse, non solo per i suoi effetti sulla perdita di peso, ma anche per il suo potenziale impatto sulla longevità. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature ha fatto luce su come restrizioni caloriche e digiuno intermittente possano influenzare la salute e la durata della vita, almeno nei modelli animali.

Il digiuno negli animali

Per quasi un secolo, diversi studi sugli animali hanno dimostrato che le diete ipocaloriche possono contribuire a una maggiore longevità in diverse specie, dai moscerini della frutta ai topi. Tuttavia, queste diete pongono sfide quando si cerca di applicarle agli esseri umani. L’aderenza a regimi alimentari così severi, infatti, risulta spesso difficile, soprattutto per lunghi periodi. La restrizione calorica, che comporta la riduzione dell’apporto calorico giornaliero mantenendo una dieta equilibrata, è associata a una serie di benefici metabolici, ma gli effetti sugli esseri umani non sono ancora del tutto chiari. Lo studio condotto dai ricercatori del Calico Life Sciences, del Jackson Laboratory e dell’Università della Pennsylvania ha esaminato quasi mille topi geneticamente diversi per analizzare come la restrizione calorica e il digiuno intermittente influenzino la loro salute e sopravvivenza. Ai topi sono stati assegnati diversi regimi alimentari: accesso illimitato al cibo, digiuno intermittente di uno o due giorni alla settimana, o restrizione calorica del 20% e del 40%.

Il digiuno può allungare la vita?

Lo studio ha dimostrato che tutte le forme di restrizione alimentare testate sui topi hanno portato a un allungamento della vita. In particolare, i topi sottoposti a una riduzione calorica del 20% o del 40% hanno vissuto più a lungo rispetto a quelli con accesso illimitato al cibo. Tuttavia, gli scienziati hanno anche rilevato che questi effetti non erano omogenei tra tutti gli esemplari. La risposta degli animali alla restrizione calorica variava notevolmente, e questo ha evidenziato quanto la genetica influenzi la capacità di beneficiare di tali interventi alimentari. Se da un lato la restrizione calorica ha migliorato parametri come i livelli di glucosio nel sangue e il grasso corporeo, questi miglioramenti non sembravano direttamente legati all’estensione della vita. È interessante notare che, nonostante questi benefici metabolici, i topi hanno mostrato segnali di stress biologico, come temperature corporee più basse e una maggiore ricerca di cibo, che potrebbero renderli più vulnerabili alle infezioni​.

La genetica: un fattore determinante

Uno degli aspetti più affascinanti emersi dallo studio riguarda il peso della genetica nella durata della vita. Gli autori della ricerca, Gary Churchill e Andrea Di Francesco, hanno sottolineato che la genetica ha avuto un’influenza tre volte maggiore rispetto alla dieta sulla longevità dei topi. Questo suggerisce che, sebbene la restrizione calorica possa portare a miglioramenti nella salute e allungare la vita in alcuni individui, altri potrebbero non trarne gli stessi benefici a causa delle loro caratteristiche genetiche.

Il digiuno negli esseri umani

I risultati dello studio sui topi sollevano interrogativi sull’efficacia del digiuno e della restrizione calorica nell’allungare la vita umana. Secondo Churchill e Di Francesco, «gli interventi dietetici utilizzati con i topi in questo studio non sarebbero tollerati dalle persone». La restrizione calorica prolungata, anche solo del 20%, o un digiuno intermittente di un giorno a settimana, potrebbero non essere sostenibili o pratici a lungo termine. Tuttavia, resta aperta la domanda se versioni meno estreme di queste pratiche possano comunque apportare benefici per la salute e potenzialmente allungare la vita negli esseri umani.

Necessità di ulteriori studi

Nonostante l’interesse crescente per il digiuno intermittente, è chiaro che ulteriori ricerche sono necessarie per determinare con precisione come questi modelli alimentari possano influenzare la longevità umana. In conclusione, mentre il digiuno intermittente ha guadagnato popolarità come metodo per migliorare la salute e potenzialmente allungare la vita, la scienza suggerisce che non esiste una soluzione universale. La genetica personale, insieme a fattori ambientali e comportamentali, continuerà a svolgere un ruolo chiave nel determinare l’efficacia di queste pratiche per ciascun individuo.