È questa è la domanda più frequente che le lettrici hanno sottoposto ai nostri esperti nel corso del Mese della prevenzione che si chiude questa settimana. La risposta, purtroppo, è che al momento i farmaci disponibili non sono ancora in grado di raggiungere questo scopo. Ma c’è una nota positiva: le cure possono rallentare la malattia se vengono iniziate subito, appena compaiono i primi segnali e il processo degenerativo non ha ancora compromesso troppe cellule cerebrali. Le medicine che vengono prescritte sono ben tollerate e hanno pochi effetti collaterali, fra cui lievi disturbi gastrointestinali. Nella fase iniziale, poi, spesso vengono dati ai pazienti anche gli antidepressivi di ultima generazione, in grado di agire e avere un buon effetto sull’umore.
Oltre ai farmaci, il malato di Alzheimer riceve un grande sostegno dalle terapie di riabilitazione neuropsicologica, che lo aiutano a contenere i sintomi e agiscono sulla memoria e l’abilità manuale. Come nel caso delle medicine, l’efficacia è maggiore se vengono iniziate tempestivamente. Altrettanto valida si è dimostrata la “pet therapy”, perché la persona colpita dalla malattia sposta la sua attenzione su un compito (giocare con un cane, un gatto o un criceto) evitando di concentrarsi sulle idee che si affollano in maniera scoordinata nel cervello e che gli causano ansia, agitazione e disagio. Secondo una ricerca dell’università di Tolosa, in questo modo si riducono del 60 percento i disturbi comportamentali. Lo stesso effetto si ottiene con la musica, grazie alla quale, come ha dimostrato uno studio pubblicato su Aging and mental health, si riesce a entrare in contatto con le emozioni dei malati, riducendo l’ansia e la depressione.
Alzheimer: buoni risultati con la musica e la pet therapy
Oltre ai farmaci, per contrastare e combattere questa malattia si può intervenire con altre tecniche e terapie. Che sono più efficaci se si agisce subito
22.09.2014
Riproduzione riservata