Anche le donne russano e lo fanno quasi quanto gli uomini. I dati, infatti, dimostrano che il problema, legato al sonno disturbato, non interessa solo il genere maschile, anzi. In questo caso si assiste a una quasi parità. Come riportato in un articolo, pubblicato sul Journal of clinical Sleep medicine, in termini statistici non ci sono quasi differenze tra uomini e donne, con il 45% di queste ultime che russano. Ciò che cambia, invece, è la consapevolezza.
Le donne russano, ma non lo ammettono
Come spiegano i ricercatori, infatti, le donne russano, ma non se ne accorgono, oppure tendono a negarlo. Per questo si pensa che il problema sia esclusivamente maschile. In realtà le roncopatie semplici, ossia il nome medico del disturbo, sono presenti sia negli uomini che nelle donne. «I dati e l’esperienza clinica ci confermano che anche le donne possono soffrire di questo problema, ma soprattutto dopo la menopausa», spiega Pierluigi Innocenti, Fondatore dell’Associazione italiana Disturbi del Sonno.
Le donne non sanno di russare
Lo studio pubblicato sulla rivista medica, dunque, dimostra ciò che gli esperti sapevano da tempo. In questo caso i ricercatori hanno preso in esame un campione di 675 donne e 1.238 uomini dell’età media di 49 anni. A tutti è stato sottoposto un questionario per valutare la qualità del riposo notturno, chiedendo di compilare un questionario e assegnando un punteggio variabile in base all’intensità del loro russare. Le risposte sono poi state confrontate i dati emersi dal monitoraggio tramite un fonometro: i risultati hanno dimostrato che le donne russano proprio come gli uomini. Non solo emettono anche il medesimo tipo di suono, anche se molto spesso ne sono ignare.
Donne e russare: inconsapevolezza o vergogna?
Dallo studio emerge che il 28% delle donne pensava di non russare, mentre solo il 9% non lo era realmente. Tra gli uomini, invece, c’era maggiore consapevolezza: solo il 6,8% di chi pensava di non russare in realtà lo faceva, mentre il 3,5% non aveva russato a tutti gli effetti. Che influisca anche una certa dosa di pudore e vergogna, tra le donne, nell’ammettere di dormire “rumorosamente”? «In realtà le differenze riguardano solo la consapevolezza: si pensa che il problema sia soprattutto maschile e quindi si è portati a pensare che riguardi solo loro. Ma non è così. Non credo sia questione di vergogna, ma del fatto che non si rende conto fino a che qualcuno non lo fa notare», spiega Innocenti.
L’allarme arriva dai compagni
«Generalmente sono le mogli o le compagne che portano i mariti a un controllo, soprattutto per le difficoltà nel dormire nella stessa stanza quando il partner russa. Chi russa, infatti, non se ne rende conto perché si tratta di un disturbo che non avviene in uno stato di veglia, bensì nel sonno – prosegue l’esperto – ed è un problema sempre riferito da altri. Il fatto che riguardi le donne e che queste spesso non ne siano consapevoli è spesso legato al fatto che il compagno non lo riferisce. Solo in alcuni casi chi russa nega un’evidenza, ma per lo più semplicemente non lo sa».
Le cause: motivi anatomici (e non solo)
Ma esistono differenze nei motivi che portano a russare uomini e donne? «Le roncopatie hanno spesso cause anatomiche, ma possono essere anche ormonali, come nel caso delle donne. Può capitare che il russamento sia dovuto, infatti, a una predisposizione e questo può accadere a entrambi i generi: se la zona della faringe è più piccola, possono verificarsi ostruzioni o apnee», spiega Innocenti. Altri motivi possono essere legati al peso: «Il sovrappeso e l’obesità possono influire e molto sulla qualità del sonno, che può essere più di frequente interrotto. In questo gli ormoni femminili influiscono perché in menopausa si può tendere ad aumentare di peso». Nello specifico può crescere la quantità di grasso nella zona superiore del corpo.
L’età “più a rischio” per le donne: la menopausa
L’età, dunque, è un fattore determinante: «Diciamo che se il russamento è più frequente negli uomini fino a una certa età, ma dalla menopausa in poi le donne tendono a “raggiungerli” in termini di incidenza: il problema diventa più frequente anche nel genere femminile – sottolinea l’esperto – e le donne nella menopausa raggiungono i livelli di apnea dei maschi, mentre prima potevano soffrirne in misura più contenuta. L’età, quindi, è un fattore peggiorativo, ma può anche subentrare un rilassamento dei muscoli della faringe, che rappresenta il motivo principale del problema».
Perché si russa
Il russamento, infatti, «non è altro che il rumore prodotto dalla vibrazione delle pareti molli della faringe, o del palato o della lingua – spiega Innocenti – Diverso è il discorso se si tratta di bambini. I motivi, in età pediatrica, possono essere legati a una ipertrofia delle tonsille o delle adenoidi. Bisogna prestare massima attenzione al disturbo, però, a tutte le età. Nel caso dei bambini, infatti, un sonno disturbato da apnee può condizionare lo sviluppo fisico e mentale, per questo sarebbe necessaria una diagnosi precoce».
Come si effettua la diagnosi
Nei bambini «occorre prestare attenzione a eventuali russamenti o controllare alcuni campanelli d’allarme, come il dormire a bocca aperta o con la testa ipertesa all’indietro, che lasciano intendere difficoltà nel respirare. In caso di dubbi si può procedere con un esame, chiamato poligrafia, che permette di evidenziare l’eventuale problema – spiega Innocenti – Negli adulti, invece, una mancata diagnosi può portare a una serie di conseguenze molto ampie: «Dalla semplice sonnolenza diurna all’aumentato rischio di patologie cardiocircolatorie, come ipertensione, infarto, aritmia, scompenso cardiaco e ictus».
Apnee e metabolismo: quale nesso
C’è poi uno stretto legame tra apnee notturne e metabolismo: «Le apnee aumentano il rischio metabolico: non solo gli apnoici sono più spesso obesi, ma l’apnea stessa favorisce obesità e diabete, aggiungendo agli effetti diretti (minor afflusso di sangue) quelli indiretti. Questo perché l’apnea condiziona lo stato di stress, aumentando l’infiammazione cronica e lo stress ossidativo, che a loro volta possono incidere a livello metabolico», osserva Innocenti.
La mascherina per smettere di russare
Per evitare conseguenze negative è però possibile intervenire rivolgendosi a un esperto: «Ci sono vari trattamenti e quello più diffuso ed efficace è la terapia ventilatoria con la cosiddetta CPAP. È una mascherina che favorisce la corretta respirazione, non è invasiva e non ha effetti collaterali. Il problema è che spesso i pazienti non amano dormire con una mascherina sul viso, insomma è soprattutto un problema psicologico» sottolinea l’esperto.
I cerotti nasali servono?
«Altre soluzioni possono essere l’avanzatore mandibolare, cioè una sorta di bite che sposta in avanti la mandibola, aprendo le vie aree a livello della faringe e portando avanti anche la lingua; oppure esistono interventi chirurgici, a cui ricorrere solo in casi molto selezionati, come la rimozione di tonsille, adenoidi o ugola, ma sono di tipo demolitivo e non sicuri al 100%. I divaricatori per narici possono essere lievemente di aiuto, ma non nelle forme importanti: facilitano, infatti, l’afflusso di aria nel naso, ma il punto di ostruzione non è lì, bensì a livello della faringe», conclude Innocenzi.