L’anoressia, che un tempo si credeva fosse una prerogativa solo femminile, inizia a mostrarsi come un fenomeno che colpisce entrambi i sessi.
«La percentuale dei nostri pazienti maschi oscilla tra il 5 e il 10 per cento – spiega Francesco Bergamin, psicoterapeuta ABA – Premesso che le anoressie e bulimie nervose non sono nuove al mondo maschile, è da poco che chi soffre di questi disturbi riesce a chiedere aiuto. Oggi sembra più “lecito” farlo anche perché a livello sociale le differenze di genere si sono assottigliate, sebbene permanga una grande difficoltà nella richiesta di farsi aiutare».
A volte sono i medici stessi a non riuscire a riconoscere il disturbo alimentare maschile e tendono ad associare i sintomi del paziente a patologie di natura organica. Molti casi di anoressia maschile quindi non sono riconosciuti come tali e di conseguenza l’incidenza di questa malattia è ancora molto sottostimata.
Il corpo, però, è diventato anche per i maschi un canale attraverso il quale gridare la propria sofferenza. Questi ragazzi sensibili, perfezionisti e bisognosi di attenzione, trovano nel loro corpo un modo per tamponare le proprie sofferenze e, nella società del consumo, decidono di negarsi il cibo. Si sentono onnipotenti, proprio perché riescono a controllare questo bisogno primario.
«In effetti – continua il Dott. Bergamin – il primo periodo è caratterizzato da un senso di onnipotenza ed euforia, perché i soggetti hanno trovato il modo per non affrontare i problemi, applicando un comportamento che dà risultati quasi immediati».
Il sentimento di onnipotenza però è destinato a svanire, il digiuno diviene un’ossessione, un pensiero angosciante. Il cibo si trova indiscutibilmente al centro della loro vita perché legato al corpo, che è legato a sua volta al bisogno di controllo. Seviziano il corpo e la mente, cercando un aiuto solo quando il disagio è diventato talmente grave da impedirgli di continuare a fingere che vada tutto bene.
Spesso, infatti, passano diversi anni prima che gli uomini riescano ad ammettere di aver instaurato un rapporto malato con il cibo. Ora però hanno una chance in più, perché si inizia a parlare dell’esistenza delle anoressie e bulimie come fenomeni propri anche del sesso maschile. Ciò potrebbe facilitare chi soffre a rivolgersi a un terapeuta senza sentirsi per questo inadeguati.