Le palestre sono un luogo assai frequentato da uomini e donne che soffrono di disordini alimentari e tendono, oltre ad avere un rapporto disturbato col cibo-corpo-peso, a praticare un’attività fisica smodata ed estenuante, finalizzata esclusivamente a bruciare calorie per vedere scendere ancor più il peso sulla bilancia.
Oggi più che mai, in una società dominata dal culto per il corpo, praticare attività fisica è diventato un imperativo categorico.
Il narcisismo corporeo diventa un valore assoluto per chi ha una debole strutturazione del sé come le persone che sviluppano una patologia alimentare in cui l’investimento sul corpo e l’accanimento nel renderlo perfetto tenta di supplire alla carenza di autostima.
Chi soffre di disordini alimentari ha l’illusione che cambiando il corpo cambierà tutto, che il corpo “sbagliato” sia il colpevole dell’infelicità. Di conseguenza il corpo diventa il bersaglio, il capro espiatorio e la palestra il luogo deputato alla sua metamorfosi.
Spesso la palestra subentra dopo un periodo in cui la persona ossessionata dal cibo ha praticato sport da sola e dove spera di trovare un “esperto” in grado di farla dimagrire ancora di più.
Il personal trainer ben si presta ad essere idealizzato in questo senso: è supposto essere l’esperto in magrezza, una sorta di guru.
Le palestre sono un osservatorio privilegiato per riconoscere problematiche legate al corpo e all’alimentazione.
Oggi i disordini alimentari sono cambiati rispetto ad alcuni anni fa e, oltre all’anoressia alla bulimia e all’obesità, assistiamo a nuovi sintomi quali la vigoressia che riguarda più spesso il sesso maschile e si manifesta attraverso un controllo ossessivo dell’alimentazione, la frequentazione assidua della palestra e l’assunzione di integratori alimentari, spesso in maniera smodata e pericolosa.
È fondamentale che il personale delle palestre sia adeguatamente formato e che sviluppi una certa sensibilità che permetta di riconoscere una persona che ha problemi alimentari, anche se non eclatanti e visibili ad occhio nudo, e di proporre degli interventi mirati finalizzati a ripristinare un rapporto più sano e corretto col corpo.
Spesso l’istruttore di ginnastica è colui col quale si costruisce una relazione e col quale si parla. Si parla del proprio corpo, della dieta, ma anche della propria vita, dei problemi,delle relazioni affettive. Si parla di come si sta in senso lato, anche di come si sta male.
Il personal trainer per poter lavorare bene deve godere della fiducia di chi gli si affida: se non ci si fida non ci si affida!
Il lavoro in palestra può trasformarsi nel tempo, se ben orientato e diretto, da un progetto distruttivo a un progetto costruttivo, finalizzato alla ricostruzione del corpo.
Anche la modalità di frequentare la palestra a quel punto cambia: non più il dovere imperativo di andare a bruciare calorie, ma il piacere di andare a svolgere un’attività piacevole e divertente e dove incontrare persone con le quali scambiare anche delle parole tra un esercizio e l’altro.
A questo punto la palestra può diventare per persone che spesso si sono chiuse in sé stesse ed isolate sempre di più dal mondo, anche il luogo dove intessere relazioni, creare amicizie e, perché no, vedere sbocciare anche l’amore.
– Dott.ssa Stefania Mandelli, Psicoterapeuta ABA