Il “ritocchino” è ormai sdoganato da tempo: ricorrere a piccoli interventi di chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto e ottenere un effetto anti-age è una pratica sempre più diffusa, non solo appannaggio dei vip. Ma adesso arriva una novità: è il trapianto di tessuto adiposo crioconservato. «Il tessuto adiposo autologo rappresenta il miglior filler che ci sia perché è un riempitivo completamente naturale che non ha effetti collaterali, ma solo benefici», spiega Damiano Tambasco responsabile della Chirurgia Plastica dell’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma, che pochi giorni fa ha effettuato, per la prima volta in Italia, un autotrapianto di tessuto adiposo crioconservato sul viso.
Cos’è l’autotrapianto di tessuto adiposo crioconservato
«È la tecnica che prevede il prelievo del proprio grasso mediante lipoaspirazione e la successiva crioconservazione dello stesso», chiarisce Tambasco. In questo modo lo si potrà avere a disposizione per eventuali futuri interventi sullo stesso paziente, senza necessità di ulteriori prelievi. «Questo non solo ottimizza il processo chirurgico – prosegue l’esperto – ma offre anche una soluzione più naturale e meno invasiva rispetto agli impianti artificiali, rendendo inoltre le procedure più efficaci e confortevoli per i pazienti».
Il primo uso in Italia per un “ritocco” al viso
L’uso del tessuto adiposo, quindi del grasso, come “prodotto di riempimento” in chirurgia plastica è antico, già dalla fine dell’800 sono riportate in letteratura esperienze cliniche di questo tipo. Negli ultimi decenni, inoltre, sono stati pubblicati numerosi studi internazionali a riguardo. In Italia, però, non era ancora mai stato trapiantato il proprio tessuto adiposo a livello del viso e dei glutei, dopo essere stato crioconservato: lo si poteva utilizzare solo nell’immediato. Il primo intervento è stato effettuato proprio da Tambasco, grazie a una partnership fra la startup emiliana Lipobank e la Banca della Cute dell’Ausl Romagna.
Quando può essere utile (non solo per vanità)
«Fino a qualche anno fa il grasso si scartava, mentre oggi è diventato tanto prezioso da essere conservato in banca – aggiunge il chirurgo estetico – Ma può essere utilizzato in innumerevoli casi di chirurgia ricostruttiva, per esempio a scopi estetici riempitivi e rigenerativi su viso, seno e corpo. Ma anche nel trattamento di pregresse cicatrici», sottolinea il primario che racconta: «La paziente che ho operato qualche giorno fa, che si era sottoposta ad un intervento di liposuzione all’addome a giugno 2023, soffriva di ipoplasia del gluteo (uno sviluppo incompleto dell’organo, NdR) e aveva al viso una serie di cicatrici che le creavano forti disagi, perché molto evidenti. L’intervento è stato poco invasivo e con piccolissime cannuline».
Per chi è indicato l’intervento di autotrapianto di tessuto adiposo
Il trapianto di tessuto adiposo è previsto da una legge (Decreto Legislativo 191/2007 e dal DLGS 16/2010). Ma la vera novità sta proprio nella possibilità di crioconservare il tessuto adiposo, tecnica che in passato era fallita, grazie ad una partnership pubblico-privata tra Lipobank®️, società di ricerca e sviluppo nell’ambito della scienza criogenica tissutale, e Banca della Cute RER (Regione Emilia-Romagna). «È una nuova frontiera che si apre e di cui l’Italia è all’avanguardia nel mondo. È ovviamente fondamentale che il paziente disponga di quantitativi adeguati di tessuto adiposo e che abbia tutti i requisiti medici per sottoporsi all’intervento chirurgico di prelievo mediante lipoaspirazione», spiega il chirurgo estetico, che aggiunge: «Non vi sono limitazioni di età per la buona riuscita di questa procedura e sia gli uomini che le donne possono giovarsene».
I vantaggi della tecnica
«Questa tecnologia ha un potenziale enorme – spiega il dott. Tambasco – La sua applicazione, anche nell’ambito della chirurgia plastica ed estetica, ha dei vantaggi senza precedenti. Il tessuto adiposo autologo rappresenta il miglior filler che ci sia perché è un riempitivo completamente naturale che non ha effetti collaterali, ma solo benefici. Primo fra tutti il fatto che il grasso innestato è assolutamente biocompatibile e sia prelievo che reimpianto avvengono mediante interventi poco invasivi. Inoltre, nella maggior parte dei casi per massimizzare i risultati e l’attecchimento è preferibile effettuare multipli impianti piuttosto che un unico innesto di grossi volumi (che andrebbe incontro ad un alto tasso di riassorbimento). Quindi, con questa metodica, oltre ad essere possibili infiltrazioni multiple nel tempo queste risultano essere assolutamente poco invasive, più sicure, efficaci e confortevoli per i pazienti».