Ogni anno una persona su duemila tra i 20 e i 30 anni scopre di avere il cheratocono. E due diabetici su 100 di soffrire di edema maculare.
Per loro ora sono appena arrivate una tecnica chirurgica all’avanguardia e un farmaco rivoluzionario.
Notizie importanti perché queste due malattie oculari sono responsabili di disturbi che possono portare addirittura alla perdita della vista. E finora non esistevano soluzioni davvero efficaci. Anzi, il cheratocono, di cui non si conoscono ancora le cause, nei casi più gravi richiedeva il trapianto di cornea. Mentre l’edema maculare provoca un’alterazione dei capillari della retina con la conseguente fuoriuscita di liquido e un lento peggioramento della vista. Vediamo insieme agli esperti le novità.
La tecnica per il cheratocono
Il cheratocono provoca man mano una deformazione a forma di cono della cornea. Fino a causare un difetto visivo che non si può correggere con nessun tipo di occhiali. Grazie a una nuova tecnica, chiamata cross linking e presentata al recente congresso mondiale di oculistica ci sono speranze per i malati. I primi pazienti sono stati trattati cinque anni fa e a oggi la progressione della malattia sembra bloccata perché non ci sono stati peggioramenti nella qualità visiva.
«Si procede così: per 30 minuti sulla cornea vengono instillate gocce di riboflavina» spiega Matteo Piovella, presidente della Soi, la Società che riunisce gli oftalmologi italiani. «Questa sostanza ha la capacità di formare dei legami all’interno del tessuto corneale. Per altri 30 minuti la cornea viene trattata con un laser a raggi Uv che stimolano l’attività della riboflavina e così rendono più “fitte” le maglie del tessuto. La cornea viene così rafforzata, in modo da mantenere la sua elasticità e resistenza».
Il trattamento è in anestesia locale e indicato per chi ha la malattia in fase iniziale. Per il mese successivo è necessario seguire una cura con colliri antibiotici e antinfiammatori. Il cross linking viene eseguito in pochi centri.
I più accreditati sono: l’Ospedale Le Scotte di Siena, clinica oculistica, tel. 0577585111, l’Ospedale San Carlo IDI di Roma, Reparto oculistica, tel. 0639706242 e l’Istituto clinico Humanitas di Milano, Unità operativa di oculistica, tel. 0282241.
L’iniezione contro l’edema
L’unica terapia per l’edema maculare diabetico finora era l’intervento con il laser, che cicatrizza i capillari e riduce la fuoriuscita di liquido. In certi casi riesce a bloccare la malattia, ma il paziente continua comunque a vedere male. Con il nuovo farmaco invece cambia la vita. Perché permette di ottenere un miglioramento della vista significativo, con risultati duraturi.
«Il principio attivo si chiama ranibizumab» spiega Paolo Lanzetta, direttore della Clinica oculistica dell’Azienda ospedaliera universitaria S. Maria della Misericordia di Udine, uno dei primi a sperimentare la cura. «È il primo e unico nel suo genere, con un’azione del tutto particolare. È in grado infatti di bloccare l’attività delle sostanze responsabili del meccanismo che negli occhi dà il via alla malattia. E impedisce la formazione di nuovi capillari».
La cura consiste in un’iniezione al mese all’interno dell’occhio per i primi tre mesi. Quindi la retina viene controllata ogni 30 giorni con l’Oct, un esame simile a un’ecografia. Se la malattia riprende, si effettua un’altra iniezione. Questo schema prosegue per due anni. Per ora il farmaco può essere utilizzato solo quando il laser non ha funzionato e dev’essere richiesto alla Asl direttamente dal medico.
Per informazioni si può chiamare l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità all’800068506.