Noi donne siamo le prime vittime di tabù legati all’immagine e all’aspetto fisico. Sono tabù che condizionano la nostra vita e la nostra felicità. Basti pensare che quasi metà delle intervistate dall’Osservatorio dei diritti di Donna Moderna ha subìto commenti denigratori sul peso. La percentuale sale al 69 per cento tra le adolescenti e le ragazze della Gen Z. I talk organizzati dalla nostra redazione a Milano, durante la seconda edizione di I feel good, si sono concentrati proprio su questo: il rapporto con il corpo e come viverlo finalmente in maniera libera dai giudizi o pregiudizi nostri e altrui. “Sarai bello tu! Contro il bullismo sul corpo” è il titolo dell’incontro che abbiamo dedicato al body shaming. Come ha raccontato Maria Elena Viola, direttrice di Donna Moderna, introducendo gli ospiti, «questi sono temi che ci stanno molto a cuore. Sono al centro di Libere e uguali, il nostro progetto inaugurato lo scorso 8 marzo e che vuole smantellare le false convinzioni che impediscono a noi donne di vivere alla pari nelle relazioni, in famiglia, sul lavoro».

Da sinistra, Maria Elena Viola, direttrice di Donna Moderna, lo psicopedagogista Stefano Rossi, l’atleta Elena Molinarolo, le giornaliste di Donna Moderna Donatella Gianforma e Liliana di Donato

Un’atleta e uno psicopedagogista parlano di body shaming contro le donne

Ospite del nostro talk, Elisa Molinarolo, l’azzurra che è arrivata sesta alle Olimpiadi di Parigi nel salto con l’asta. Dopo quell’impresa, ha reagito agli insulti e alle offese di un hater, riportando l’attenzione dell’opinione pubblica sul fenomeno del body shaming. Insieme all’atleta e alle due giornaliste di Donna Moderna Liliana di Donato e Donatella Gianforma, è salito sul palco Stefano Rossi. Psicopedagogista e scrittore, è uno dei massimi esperti italiani di educazione emotiva.

L’importanza di denunciare il body shaming

Elisa Molinarolo ha raccontato il brutto episodio di cui è stata protagonista e ricordato quel messaggio ricevuto privatamente sui social: «Certo che se avessi un fisico da atleta avresti potuto fare molto meglio. Con quel culone sei impresentabile per una manifestazione olimpica» le è stato scritto. Elisa ha spiegato perché ha deciso di renderlo pubblico e di denunciare l’autore di quelle parole offensive. La sua è diventata una battaglia per tutte le ragazze che si sentono insultate e stigmatizzate per la loro immagine. «Se invece di esserci io ci fosse stata una persona fragile, in un momento di difficoltà, che litiga con lo specchio, quale sarebbe il risultato?» si è chiesta. A un mese e mezzo dalla querela Elisa, amareggiata, ha aggiunto che la sua pratica è stata archiviata ma questo non le toglie la voglia di spingere le ragazze e i ragazzi che subiscono violenze verbali sui social a non restare zitti. «Se denuncio solo io ai piani alti non arriverà il problema, se lo facciamo tutti insieme probabilmente inizieranno a essere presi provvedimenti seri contro i leoni da tastiera» ha detto l’atleta.

I social e l’ossessione delle metriche

Ma quanta responsabilità hanno i social, ci siamo chiesti, nel diffondere e aggravare il body shaming e il bullismo del corpo? Abbiamo ricordato i risultati del nostro Osservatorio sui diritti che non lasciano dubbi. Per quattro donne su 5 le due cose sono strettamente legate e il 52 per cento si sente costretta a essere bella, il 56 magra.

Il problema non è lo smartphone, ma la narrazione che abita il digitale. Il fatto che ragazzini e ragazzine abbiano l’ossessione delle metriche rende l’autostima un vetro fragilissimo

Stefano Rossi

La vergogna che provano i ragazzi

«Oggi siamo nella società del Narciso, caratterizzata dall’imperativo “Mi mostro dunque sono”. I ragazzi vivono nell’angoscia della inadeguatezza, del non essere abbastanza belli, magri, prestazionali. Essere vittime di body shaming per loro è legato a un sentimento di profonda vergogna. È da qui che prendono il via molti disturbi legati al corpo, come gli episodi di autolesionismo, ragazze che arrivano a tagliarsi per punirsi per un fisico e un aspetto che non sentono all’altezza» ha denunciato lo psicopedagogista ricevendo gli applausi del pubblico. «Soprattutto oggi un buon genitore è quello che non chiede a suo figlio la perfezione ma lo aiuta a riconoscere la sua bellezza. Quando si parla di body shaming ci si dimentica sempre di dire soprattutto ai più giovani che il bullo peggiore non è quello fuori ma la voce che hai dentro e che ti dice che non sei abbastanza».

Non esistono corpi giusti e corpi sbagliati

Elisa Molinarolo ha raccontato che dopo la sua risposta all’hater ha ricevuto tanti messaggi da genitori e da adolescenti che stanno affrontando disturbi alimentari. «Mi si è gelato il cuore quando mi ha scritto una ragazza che praticava pattinaggio artistico: mi ha raccontato che quando è arrivata in clinica per curare la sua anoressia e ha capito di essere la più magra finalmente si è sentita “la migliore” in qualcosa». Elisa è stata più volte bersaglio di commenti che volevano farla sentire sbagliata, lei che, prima bambina e poi adolescente, ha cominciato la sua carriera sportiva nella ginnastica. «Nessuno spiegava come mangiare per prendersi cura del corpo e delle performance. Ma tutti erano ossessionati dal peso.

Non c’è un fisico giusto e uno sbagliato: siamo pezzi unici al mondo e dobbiamo amarci per quello che siamo, valorizzando quello che ci caratterizza senza cercare di voler essere come gli altri.

Elisa Molinarolo

«Probabilmente io non ho un fisico da saltatrice con l’asta però guardate dove sono arrivata!» ha concluso tra applausi scroscianti. Un concetto che ha ribadito anche Stefano Rossi terminando l’incontro con un invito rivolto a tutti, soprattutto ai genitori: «Non devi dire mai un sì a qualcuno che sia un no a te stesso. Insegniamolo ai nostri figli».