Ultimi giorni per acquistare fuochi d’artificio, elementi quasi indispensabili per celebrare il nuovo anno.
 
La tradizione dei botti è infatti irrinunciabile nella maggior parte delle regioni d’Italia, ma non bisogna dimenticare che giocare col fuoco può essere un’attività rischiosa se non si prendono le dovute precauzioni.
 
Ogni nuovo anni si apre puntualmente con il bollettino medico di quanti hanno subito le conseguenze di un uso irresponsabile dei petardi.
Il rischio non è però solo quello legato a ustioni e mutilazioni: “L’esplosione di un petardo può portare anche alla perforazione del timpano“, avverte il professor Gaetano Paludetti, direttore del dipartimento di otorinolaringoiatria del Policlinico Gemelli di Roma. E in questo caso non conta l’età perché “Quando si parla di membrana timpanica e più in generale di orecchio, adulti e bambini corrono gli stessi pericoli: un trauma acustico neurosensoriale che causa un danno permanente“.
 
Come per gli altri problemi, per la perforazione del timpano non ci sono rimedi: “La perdita dell’udito non é curabile”, ha continuato l’esperto, “Si può proteggere l’orecchio da ulteriori danni, ma quando la lesione c’è, rimane”.
 
Alla perforazione del timpano e al trauma neurosensoriale si aggiunge l’acufene, il fastidioso fischio o ronzio comune tra i cacciatori e tra i più diffusi “traumi da petardo”.
 
“Ogni anno dopo il 1° gennaio visitiamo moltissime persone con questo tipo di disturbo”, conferma il professor Paludetti, “Col quale purtroppo alcuni di loro dovranno convivere e a cui spesso si associa l’aumentata sensibilità a rumori e suoni anche di debole entità”.
 
Un problema spesso sottovalutato, aggiunge Paludetti, “Che può avere ripercussioni anche gravi e durature sulla salute”.
 
Il consiglio dunque è quello di preferire fuochi artificiali che non producono rumore, stare lontani dai botti, mantenendo sempre una distanza di sicurezza, e non esagerare con la potenza delle esplosioni.
 
Per i fan più accaniti di scoppi e petardi rimane l’opzione tappi per le orecchie o cuffie: “Non sarà il massimo”, ammette l’esperto, “Ma è l’unica terapia preventiva che funzioni davvero”.