Ci sono buone notizie per chi ha il Parkinson. La prima è un test che permette di sapere in anticipo se la malattia si manifesterà. La seconda è un farmaco a lento rilascio. «Erano dieci anni che non si facevano progressi per questa malattia, di cui si conoscono poco i meccanismi» spiega Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson e disturbi del movimento degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano . «Si sa solo che può essere ereditaria e che è provocata dalla perdita graduale nel cervello di un neurotrasmettitore, la dopamina, che attiva gli impulsi nervosi necessari per compiere i movimenti. Infatti i disturbi tipici dei malati di Parkinson sono tremore alle mani, lentezza nei movimenti, rigidità alle braccia e alle gambe». Ecco le novità e le cose da sapere per curarsi al meglio.

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Il nuovo test

I primi ad accorgersene sono stati dei ricercatori statunitensi che, tenendo sotto controllo i familiari di malati di Parkinson, hanno notato che alcuni di loro iniziavano a perdere la capacità di sentire gli odori tre, quattro anni prima che la malattia si manifestasse. L’ipotesi quindi è che l’olfatto sia il primo senso a essere colpito. «Per confermare questi risultati, sta partendo una nuova ricerca. Che, in caso di esito positivo, sarà un’arma in più per cogliere in anticipo il Parkinson» aggiunge il neurologo Gianni Pezzoli. «Così si fanno iniziare subito le cure che rallentano la malattia, per ritardarne il peggioramento». Lo studio coinvolgerà anche centri italiani ed è aperto a tutti. L’esame è semplice e consiste nell’annusare alcune sostanze comuni, come l’aceto e il caffè. La ricerca, però, è riservata a chi ha un familiare malato di Parkinson. Per avere altre informazioni, si può telefonare all’Associazione parkinsoniani (www.parkinson.it) allo 0266713111.

La nuova cura

Il nuovo farmaco, che è stato messo in commercio questo mese, si chiama Stalevo ed è composto da altri due principi attivi, oltre al classico levodopa: carbidopa ed entacapone. «L’aggiunta di queste sostanze ha permesso di mettere a punto una nuova formulazione a lento rilascio» chiarisce il professor Gianni Pezzoli. «Significa che il medicinale viene “catturato” dall’organismo poco alla volta. Così i disturbi vengono tenuti sotto controllo in modo costante». Non solo: i benefici si prolungano nel tempo. Con questa cura, infatti, si abbassa il rischio del cosiddetto fenomeno “on-off”, frequente dopo anni di terapia con i medicinali tradizionali. Si tratta di una serie di alti e bassi nei sintomi che si verificano nell’arco della giornata e impediscono una vita normale. Prendendo Stalevo nelle fasi iniziali si evita questo problema. Ma anche chi è già a uno stadio medio- grave e sta seguendo la vecchia terapia può passare alla nuova, se il medico lo ritiene opportuno. A fronte di tanti benefici, però, gli effetti collaterali restano gli stessi: nausea, diarrea e vertigini.

La dieta

Seguire un’alimentazione corretta è fondamentale per chi ha il Parkinson. Infatti, è stato dimostrato che alcuni cibi sono capaci di rendere più o meno efficaci i farmaci. «Le proteine di origine animale possono ridurre l’azione dei medicinali che contengono levodopa, mentre i carboidrati la migliorano» dice il professor Pezzoli. «Questo non significa eliminare le proteine, perché sono importanti, ma evitare di metterle in tavola a pranzo, quando si prendono i medicinali. È fondamentale anche controllare il peso una volta alla settimana. Se si dimagrisce, la dieta va modificata, aumentando i carboidrati. Infine, bisogna mettere in tavola ogni giorno molta frutta e verdura: sono utili per combattere la stitichezza, tipica di chi ha il Parkinson». Vediamo allora la dieta di una giornata tipo.

La prima colazione: latte o yogurt con fette biscottate oppure biscotti o corn-flakes. È permessa una tazza di caffè o di tè.

A pranzo: un piatto di pasta o riso, conditi con un sugo di verdure, evitando il parmigiano, che contiene proteine. In alternativa la pizza vegetariana, senza mozzarella.

A cena: ci vogliono le proteine. Una volta alla settimana il formaggio, una volta due uova, e, nelle altre cinque serate, carne oppure pesce. Chi vuole può sostituire uno di questi piatti con i legumi.  Non devono mancare in tutti e due i pasti verdure crude o cotte e frutta fresca.

L’attività fisica

Il movimento è fondamentale per mantenere l’agilità e la coordinazione dei movimenti. E questo non solo nelle prime fasi della malattia. È di grande aiuto anche quando i disturbi peggiorano. «Certamente gli esercizi non possono risolvere la malattia né rallentarla» spiega il professor Gianni Pezzoli. «Possono, però, mantenere in allenamento muscoli, tendini e aiutano il malato a  contrastare la lentezza, la scarsa fluidità e la mancanza di coordinazione, man mano che i disturbi si fanno più intensi. I benefici non sono solo a livello fisico, ma anche psicologici, perché si acquisisce maggiore sicurezza in se stessi». Gli esercizi fanno parte di un programma di riabilitazione messo a punto dal fisiochinesiterapista insieme al medico. Le prime volte si eseguono in palestra, poi si continua da soli a casa tutti i giorni. Sono movimenti semplici, che si possono fare anche senza alcun aiuto. Si possono trovare anche sul libro Guida alla malattia di Parkinson, edito dall’Associazione nazionale parkinsoniani.