1/4 – Introduzione
Il nome di Calendula arvensis vi dirà poco o nulla: in effetti questa pianta, che appartiene alla famiglia delle Astaraceae, è molto più nota con il nome di fiorrancio selvatico. È presente in quasi tutti i paesi del bacino del mediterraneo, Italia inclusa, ed è molto facile incontrarla, dal momento che cresce spesso ai bordi delle nostre aree coltivate, ma riesce a resistere anche a quote piuttosto elevate (oltre i 1000 metri). Molti popoli antichi, come i Greci e gli Egizi, già utilizzavano questa pianta a scopo terapeutico, poiché, essendo ricca di proprietà curative, ha un gran numero di utilizzi in campo medico.
2/4 – Come si presenta la pianta
La Calendula arvensis è una pianta annual con un fusto eretto che può raggiungere un’altezza massima di cinquanta centimetri; per quanto riguarda le foglie, sono alternate e spatolate, e sono coperte da una lieve peluria. L’infiorescenza è costituita da un capolino dall tinta arancione. La fioritura parte nei mesi di maggio e di settembre, e i frutti crescono sotto forma di cipsele.
3/4 – Proprietà della pianta
Numerose sono le proprietà benefiche della Calendula arvensis, grazie a numerosi elementi curativi in essa presenti: elencarli tutti è impossibile, ma ricordiamo che tra essi vi sono i flavonoidi, le resine, numerosi essenziali e, anche, il carotene, che conferisce il carattersitico-colore giallo arancio. Non è un caso, dunque, che essa già molti anni fa era considerata una vera e propria manna dal cielo.
4/4 – Utilizzi della pianta
Grazie a tutte le peculiarità elencate nei passi precedenti, la calendula arvensis funge principalmente da antinfiammatorio, cicatrizzante, rinfrescante, lenitivo, emolliente, antisettico, immunostimolante, riepitelizzante. In campo terapeutico ed erboristico, infusi e polveri di questa pianta rendono più attivo e libero il flusso sanguigno, riducono la nascita dei radicali liberi, regolano tutte le funzioni cardiovascolari, controllano la sudorazione e rilassano i muscoli. Le creme prodotte da questa pianta risolvono dermatiti, pruriti ed eritemi; per via orale trattano afte, stomatiti, gengiviti e paradentiti. In cucina invece, il fiorrancio selvatico viene sostituito allo zafferano in quanto dà ai piatti un colore giallastro. Si inserisce in piatti cotti al forno, nel riso, nelle salse; i petali possono inserirsi in insalate e creme. In campo agricolo essa è adoperata come concime naturale ed antiparassitario (specialmente nelle coltivazioni di fragole e patate) poiché le sue radici, penetrando sotto terra, danno una maggiore ventilazione al terreno.