Non solo sintomi gastrointestinali: la celiachia può presentarsi anche sotto forma di rush cutanei (la cosiddetta “celiachia della pelle”) o può accompagnarsi a disturbi di tipo ginecologico. Aspetti spesso trascurati, che possono portare a complicazioni, oltre che a una condizione di sofferenza. Per questo l’Associazione italiana celiachia si impegna per aumentare l’informazione, anche di fronte a dati secondo cui l’intolleranza al glutine nella popolazione è ancora sottostimata. Su circa 600mila persone che ne soffrirebbero (ma si ritiene possano arrivare a 1 milione quelle effettive), le diagnosi ufficiali sono di 241.729 celiaci, secondo un Report ufficiale presentato in Parlamento lo scorso aprile. Di queste, il 70% riguarda donne (168.385), con una netta prevalenza quindi sugli uomini (73.344).

Cos’è la “celiachia della pelle”, la dermatite erpetiforme

Viene chiamata così perché l’intolleranza al glutine, «contenuto in vari cereali fra cui grano, orzo, segale, farro, kamut solo per citarne alcuni, colpisce proprio questa parte del corpo», come spiega il professor Umberto Volta, Docente di Allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università di Bologna, membro del Board Scientifico di AIC – Associazione Italiana Celiachia. «La dermatite erpetiforme, detta anche morbo di Duhring dal nome del medico statunitense che la descrisse nel 1884, oggi è considerata la celiachia della cute e riconosce come suo agente scatenante il glutine». I sintomi, dunque, sono dermatologici.

Il morbo di Duhring: come si riconosce

«La dermatite erpetiforme si manifesta con la comparsa di papule e vescicole confluenti, che ricordano molto da vicino l’infezione erpetica (quindi l’herpes, NdR), fortemente pruriginose». Le sedi in cui compaiono sono solitamente «i gomiti, le ginocchia e i glutei, ma che possono comparire anche sul volto e sul tronco – spiega l’esperto – La diagnosi deve essere fatta da un dermatologo esperto che sospetta questa condizione, ma la conferma viene dalla biopsia cutanea». Si preleva un campione da una delle lesioni e viene fatto analizzare: «Nella maggior parte dei pazienti sono presenti gli stessi anticorpi e la stessa predisposizione genetica della celiachia», aggiunge Volta anche quando l’intestino non presenta gli stessi segni di sofferenza tipici della malattia, come l’atrofia dei villi.

La cura della celiachia dermatologica

«La terapia della dermatite erpetiforme è essenzialmente la dieta senza glutine seguita strettamente per tutta la vita. La dieta aglutinata è in grado di risolvere completamente le lesioni cutanee. Nella fase iniziale, però, può essere necessario l’uso di un farmaco cortisonico, il dapsone, che a volte va protratto anche per alcuni mesi e, in casi molto resistenti, anche per periodi più lunghi, sempre però a basso dosaggio per gli effetti collaterali legati al suo impiego», spiega Volta. Si tratta di un prodotto che in Italia non si trova in commercio se non in formato galenico, quindi con una preparazione specifica da parte del farmacista e dietro prescrizione medica. È lo stesso farmaco che un tempo era utilizzato per la cura di malattie come la lebbra. Come ricorda l’Humanitas, tra gli effetti avversi può dare vomito e fastidi gastrici, ittero e mal di gola.

I disturbi ginecologici della celiachia

Un altro aspetto a volte trascurato della celiachia riguarda i possibili disturbi ginecologici ed ostetrici dell’intolleranza al glutine, che non vanno sottovalutati dal momento che la malattia colpisce in prevalenza le donne. «La sfera ginecologica è spesso interessata. Se la celiachia non viene diagnosticata, ci possono essere alterazioni come un menarca tardivo con la prima mestruazione che può verificarsi anche a 18 anni e una menopausa precoce che può avvenire anche alle soglie dei 40 anni o prima. Vi sono poi problematiche legate al regolare svolgimento della gravidanza in donne che non sanno di essere celiache, come problemi di fertilità, una serie di aborti spontanei entro il primo trimestre di gravidanza e, anche in gravidanze giunte felicemente a termine, la nascita di neonati sottopeso. Non va poi trascurata l’evenienza di nati pre-termine e di distacco della placenta», spiega il medico dell’AIC.

Campanelli d’allarme: a chi rivolgersi

Il consiglio è di rivolgersi a uno specialista se ci sono storie di familiarità o segnali “sospetti”: «In presenza di queste alterazioni la donna si deve affidare a un ginecologo esperto che le farà eseguire i test diagnostici per la celiachia tramite la ricerca dei marcatori sierologici per la celiachia (gli anticorpi anti transglutaminasi). In caso di loro positività, la invierà al centro celiachia di competenza per una diagnosi» aggiunge l’esperto, che però rassicura: «Tutte le alterazioni della sfera ginecologica ed ostetrica si risolvono dopo la dieta aglutinata impostata a seguito della diagnosi».

Perché la celiachia può colpire altrove

Il motivo è semplice e riguarda il tipo di malattia: «La celiachia oggi viene considerata una malattia autoimmune a tutti gli effetti che riconosce come organo bersaglio l’intestino tenue – spiega Volta – Ma che può interessare a 360 gradi tutto l’organismo umano. Il glutine, infatti, attiva il sistema immunitario scatenando una serie di reazioni immunologiche». Come spiega ancora Volta, “I meccanismi che portano alle lesioni nella celiachia sono sia di tipo autoimmune che dipendenti dal malassorbimento. Innanzitutto, bisogna specificare che nelle patologie autoimmuni causate dal glutine (celiachia, dermatite erpetiforme e atassia da glutine, cioè un disturbo della coordinazione) sono in gioco vari tipi di transglutaminasi”. “
Inoltre, “Vari studi hanno dimostrato che gli autoanticorpi anti transglutaminasi tissutale TG2 (generati a livello intestinale e presenti a livello circolatorio nei pazienti con celiachia non trattata),
sono in grado di provocare l’aborto o alterazioni della crescita del feto che sono responsabili del parto prematuro e dei nati sottopeso – aggiunge l’esperto – Per quanto riguarda le alterazioni della sfera ginecologica quali menarca tardivo e menopausa precoce i dati della letteratura indicano che tali disordini della sfera ginecologica sono secondari al malassorbimento presente in corso di celiachia non trattata”.