Pioveva ed ero appena uscita dallo studio della fisioterapista che aveva confermato il deprecabile stato della mia dolorante spalla destra. Aveva usato parole indicibili, ai limiti dell’oscenità: usura, età, artrosi. «Come si permette? Usurata sarà lei!» bofonchiavo livorosa tra me, e me sotto l’ombrello. Poi è squillato il cellulare. C’è chi, alle chiamate provenienti da numeri sconosciuti, non risponde mai, per principio. Io invece rispondo sempre perché temo di perdermi la telefonata della vita: magari Lenny Kravitz vuole incontrarmi, per cena e dopocena o Antonio Guterres ha bisogno, di me all’Onu o una zia centenaria, che, non sapevo di avere, vuole lasciarmi la, sua collezione di ville offshore.

In menopausa l’epilazione laser non serve più

«Pronto?» trillo euforica, in barba, all’artrosi. Dall’altra parte c’è una tizia, amabile che mi propone tre sedute di epilazione laser con uno sconto a suo, dire «straordinario e irrinunciabile». È persuasa della bontà della sua, offerta e del privilegio che mi sta concedendo. Sarei pazza se rifiutassi, lascia intendere tra le righe. «Quindi? Fissiamo l’appuntamento?» incalza. Gongolo e frappongo tra noi il teatrale silenzio di un respiro vittorioso. È il momento della rivalsa. Risalgo la china della mia recente umiliazione fisioterapica e, con un balzo felino, alla faccia della presunta usura delle mie articolazioni, affronto l’avversaria che tenta di inchiodarmi all’inestetismo del pelo superfluo, con il miraggio di un affrancamento laser a basso prezzo. «Grazie ma non ne ho bisogno» rispondo trionfante. «Ho superato i 50 anni e i peli non mi crescono più!» proclamo. Nell’entusiasmo alzo la voce, un ragazzo per la strada si volta perplesso a guardarmi. Non me ne curo: «Perché la menopausa, l’età che avanza, il tono muscolare che cede, portano con sé anche cose belle che lei probabilmente ancora ignora cara la mia signorina della depilazione!».

Nienete ceretta in menopausa

Lei resta interdetta. Balbetta qualcosa ma io sono, un fiume in piena e le parlo della consapevolezza di sé, della meraviglia di somigliare solo a se stesse, della liberazione dalla contraccezione e dagli assorbenti igienici, con l’Iva che accidenti risale al 10%, della scoperta di una sessualità nuova, della sorellanza ritrovata, delle spalle più larghe, della leggerezza, del disincanto, della capacità di sdrammatizzare e di farsi beffe dei maschi che, diciamolo, invecchiano con molta meno grazia di noi. «Arriva tardi! Non mi serve il suo laser e nemmeno la ceretta o la pinzetta o tutte le altre torture che noi, sceme, ci infliggiamo per decenni». La tizia, esausta, ha riattaccato ma io no. «Un giorno anche lei spezzerà le catene di questa narrazione giovanilista e tossica!», chiudo il mio soliloquio con un augurio che suona come una minaccia. E sono contenta: il telefono è finalmente libero per Lenny Kravitz e per il segretario generale delle Nazioni Unite. Ha anche smesso di piovere.