Secondo un’inchiesta pubblicata sull’autorevole settimanale inglese The Economist, l’Italia occupa il terzo posto nella classifica dei Paesi che ricoronno alla chirurgia plastica e alla medicina estetica. I dati, provenienti dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, stimano un numero di interventi effettuati in Italia nel 2011 pari a 820.000, più di 13 ogni mille persone.
Prima in classifica è la Corea del Sud (16 interventi per mille abitanti) e a sorpresa la Grecia (14 interventi), ma il dato sorprendente è che l’Italia supera nazioni ben più popolose come Stati Uniti (leader per numero di interventi – oltre 3,3 milioni – ma con una più bassa percentuale di incidenza sulla popolazione totale), Giappone 12 per mile, Brasile 11 per mille. Seguono Francia e Canada con 8 interventi, Germania 6 e Russia 2 per mille.
Numeri, questi, che confermano l’andamento emerso dai dati raccolti in seguito a un’indagine condotta da Duepuntozero Research e DoxaPharma per l’Osservatorio Nazionale sulla Chirurgia Estetica in Italia promosso da LaCLINIQUE, che parla di una significativa crescita (+11%) nella percezione positiva che gli italiani hanno della chirurgia estetica.
“La mastoplastica additiva, stimolando l’interesse del ben 15% del campione, resta uno degli interventi di maggior interesse per gli Italiani, gettonatissimo soprattutto dalle più giovani”, commenta Omar Fogliadini, fondatore e managing director de LaClinique, che aggiunge: “E’ da sottolineare come la definitiva consacrazione del seno rifatto venga direttamente dagli uomini italiani. Il 65% dei rappresentanti del sesso forte, infatti, si è dichiarato favorevole a un intervento ben fatto, confessando addirittura che in molti casi è impossibile riconoscere la mano del chirurgo.”
Sì al ritocco, quindi, ma a patto che l’operazione non sia troppo invasiva e che i suoi effetti non si rivelino eccessivi: nonostante alcuni “irriducibili” del decolleté prosperoso, infatti, ben l’80% del campione preso in esame da Doxa afferma con decisione che la figura ideale deve essere soprattutto ben proporzionata e con le curve al posto giusto, mentre il 73% dichiara di preferire la forma al volume e l’oltre 60%, tra uomini e donne, è concorde nel giudicare la terza la taglia più adeguata.
Si tratta di numeri, dunque, che sottolineano un graduale ma sostanziale cambiamento nell’immaginario comune italiano dei canoni di bellezza femminili che, sempre più lontani dalle generose sinuosità matronali dello stereotipo “curvy” e maggiorata, si orientano piuttosto alla proporzione, alla grazia e all’armonia di greca memoria, simbolo di elegante e delicata femminilità, ma anche di benessere fisico, in linea con le tendenze wellness.
Una tendenza ulteriormente confermata dal numero di “pentite” che, dopo aver preteso seni extra- large, scelgono di tornare sui propri passi e rivedere le proprie misure “al ribasso”, sottoponendosi a un nuovo intervento che corregga gli eccessi provocati dal primo. A questo proposito, la stragrande maggioranza degli intervistati (ben l’86%) afferma che nella chirurgia estetica c’è troppa disinformazione e leggerezza, e considera il chirurgo o lo specialista la sola figura attendibile a cui affidarsi, con una percentuale del 77% di molto superiore alle riviste specialistiche (39%), al passaparola di amici e parenti (28%) e alle notizie lette su Internet (27%).