Se il cibo diventa un‘ossessione e nessuna dieta pare funzionare, si rivela molto efficace la terapia cognitiva comportamentista. Consiste, in pratica, nel far apprendere il metodo per vincere le tentazioni scatenate dalla vista del cibo. Fantasia? Manipolazione? No, evidenza scientifica. Alcuni ricercatori olandesi del Department of Clinical Psychological Science (Facoltà di Psicologia e Neuroscienze, Maastricht University Netherlands) hanno studiato le risposte alla visione del cibo di un gruppo di soggetti, partendo dall’ipotesi che le tentazioni del cibo molto appetibile si possono vincere attraverso una ristrutturazione cognitiva dei circuiti di neurotrasmissione che sottendono “il modo in cui si pensa al cibo”.
Lo studio
I partecipanti allo studio sono stati invitati a visualizzare passivamente alcuni alimenti, associando l’appettibilità degli alimenti stessi attraverso una rivalutazione cognitiva, pensando cioè alle possibili conseguenze dell’ingestione di quel cibo su linea e salute. ‘Cosa succede se ingurgito una stecca intera da mezzo kg di cioccolato?’
Le reazioni dei soggetti sottoposti a test sono state registrate sia attraverso un questionario auto-somministrato, sia attraverso le osservazioni dei cambiamenti osservati, mediante risonanza magnetica, nel circuito dell’area cerebrale, deputata alla regolazione dei comportamenti alimentari.
Si è potuto così dimostrare che la terapia di ristrutturazione cognitiva è più efficace rispetto a quella di rivalutazione cognitiva del cibo. La differenza consiste nel fatto che la terapia di ristrutturazione cognitiva tende, come dice la parola stessa, a ri-pensare un oggetto – in questo caso il cibo – in altri termini e funzioni; la terapia di rivalutazione cognitiva invece tende a controllare l’impulso. In ogni caso, gli autori della ricerca olandese supportano la tesi che la “motivazione appetitiva” possa essere modulata mediante l’adozione di strategie a breve termine sul controllo cognitivo.
Per l’ennesima volta i risultati di questo studio confermano l’importanza della terapia cognitivo comportamentale in abbinamento ai disturbi alimentari. L’approccio alla persona con disordini del comportamento alimentare o nel quale si sospetta la presenza di un substrato psicologico, non può che essere di tipo multidisciplinare.
Cosa fare in pratica
Il primo passo si può comunque fare utilizzando un semplice diario alimentare in cui scrivere volta per volta che cosa ha suscitato la vista di un cibo appettitoso e in quale modo si è riusciti a raffigurarselo come potenziale dannoso per la propria linea e salute.
Ricordiamo che l’approccio terapeutico multidisciplinare (dieta – terapia comportamentista – dietologo – medico) è suggerito soprattutto alle persone affette da disordini del comportamento alimentare.