Correva l’anno 2010 quando Julia Roberts interpretò Mangia Prega Ama, tratto dalla storia vera di Elizabeth Gilbert, autrice dell’omonimo bestseller. Del film mi risuona ancora una frase di Richard, con cui Liz fa amicizia in un ashram in India: «Devi imparare a scegliere i pensieri allo stesso modo in cui scegli i vestiti ogni giorno. Ecco, questo è un potere che puoi coltivare. Se ci tieni tanto a venire qui a controllare la tua vita, lavora sulla tua mente: è l’unica cosa che devi controllare. Se non riesci a dominare i tuoi pensieri, sei nei guai per sempre». D’altronde, già nel più antico dei testi yogici – Yoga Sutra – è scritto: «Lo yoga calma le fluttuazioni delle mente», e così cambia la vita.
Parlano i numeri: lo yoga piace sempre di più
Un gran bel lusso, riuscire a “disidentificarsi” dai propri pensieri e smettere di essere vittime di ciò che accade. Eppure questo che lusso non è – perché lo yoga è accessibile a tutti – oggi attrae sempre più persone, come i 38,4 milioni di americani che, stando alle statiche di Yoga Alliance International, lo hanno praticato regolarmente nel 2022. Numeri importanti e, per di più, in costante crescita: secondo un report internazionale divulgato da Horizon Databook, fino al 2030 il mercato globale dello yoga continuerà ad aumentare annualmente del +9,4% dopo aver già fatto segnare, lo scorso anno, un valore pari a 107,1 miliardi di dollari.
C’era una volta, in pandemia
Il motore del boom dello yoga in Occidente? La pandemia. Un tempo sospeso durante il quale in tantissimi hanno avvertito la necessità di rallentare la frenesia e lo stress della propria vita. Tra un ohm e un cane a testa in giù (la posizione che si chiama Adho Mukha Svanasana), quella sensazione si è gradualmente trasformata in una reale connessione con la spiritualità dello yoga. Probabilmente agevolata dall’esempio delle celebrità che su Instagram ci mostravano di star facendo lo stesso, da Jennifer Aniston a Lady Gaga.
Yoga e meditazione: ci sono differenze?
«Quando sono rientrata in Italia a causa della pandemia» racconta Ela MAre, insegnante di yoga e meditazione himalayana, fondatrice dell’academy online Il Cerchio della Dea (elamareacademy.com), «la parola che sentivo usare di più era mindfulness: genera attrazione perché è stata esportata in Occidente sotto un profilo più psicologico e scientifico. La meditazione, invece, è connessione col divino che è in sé». Non c’è separazione tra yoga e meditazione. «Il primo è una pratica integrata, di cui la seconda è parte» continua Ela MAre. «La pandemia ha rappresentato un momento storico che ha riavvicinato la collettività alle pratiche spirituali. Inizialmente ricevevo messaggi in cui mi si chiedeva se fossero compatibili con la propria religione: ovvio che lo è! C’era confusione tra yoga in senso spirituale e spiritualità vista come fede».
Come lo yoga ti cambia la vita
Dunque lo yoga non è una religione. «È una pratica olistica che ti offre ciò di cui hai bisogno in quel momento» spiega Ela MAre. «Ci sono cose che non possiamo cambiare in larga scala, ma a livello esistenziale lo yoga ti insegna che la tua vita è parte del tutto». E che cos’è l’espansione della propria consapevolezza se non il potere più grande?
Imparare a conoscersi attraverso l’ascolto del proprio corpo e del proprio silenzio, riscoprendo che è la propria percezione intima a modificare la prospettiva sul mondo esterno
E così quel burnout si trasforma nell’opportunità di prendersi cura della propria salute mentale. E quella relazione tossica diventa – seppur con grande coraggio e difficoltà – la decisione di mettere un punto. E iniziare ad amare se stesse un po’ di più. Insegnando a onorare il divino che è dentro di sé, lo yoga modifica il nostro stato di coscienza nelle relazioni d’amore, nelle dinamiche familiari, nel lavoro.
Non è come lo vedi sui social
Attenzione, però, all’altra faccia del boom. «Oggi c’è anche chi parla di yoga perché è un fenomeno che vende o perché è cool» avverte Ela MAre. «È curioso come si tenda a dare un trademark a tutto, quando le più antiche scritture yogiche non hanno un autore. Questo ci dice tanto su coloro che un tempo scelsero di voler tramandare questi insegnamenti senza prenderne possesso». E a chi si sente scoraggiata (colpa anche dei social media, dove a volte lo yoga sembra quasi un’arte circense), Ela MAre ricorda: «Lo yoga è una pratica di autorealizzazione per la propria esistenza. Non deve essere per forza complessa, è accessibile a tutti». Namastè.
Federica Caiazzo: «Sono riuscita a superare la depressione»
Non ricordo la prima volta che ho cantato l’ohm. Ricordo però che lo scorso Natale, quando dissi a mia madre che sarei partita per il ritiro del silenzio, lei mi donò un ciondolo a forma di ohm. Lo ricordavo bene, glielo avevo regalato io a 15 anni. Mi disse: «Tienilo tu, ora ti servirà». La prima volta che ho incontrato la spiritualità e sentito parlare dei Chakra è stato grazie a lei. Ma la prima volta che misi seriamente piede in uno studio di yoga fu nel 2016 a Londra.
Ero stagista in una prestigiosa rivista di moda e in quella vita frenetica percepii un intento: fermarmi e respirare
Venne il 2023. Lavoravo a Milano nella moda da 3 anni ed ero praticante di yoga da 7. Tutto filava liscio quando l’Universo mi presentò due eventi che definii “catastrofici”. Uno: il burnout innescato da un ambiente di lavoro non sano. Due: lo stagnare in una relazione con un uomo che non riusciva a dirmi di non amarmi più. In balìa di una depressione mascherata, facevo i conti con la solitudine in una città lontana 814 km dalla mia famiglia. Dormivo per non soffrire e trascorrevo le sedute di psicoterapia a piangere disperata. L’unico sollievo di quei mesi fu lo yoga con la sua luminosa gioia post pratica. Ma iniziò anche a innescare in me una domanda: chi ero io ora che ogni definizione – nel lavoro e nella coppia – stava crollando? Fu il ritiro del silenzio in Umbria, la mia prima esperienza con la meditazione himalayana, a mostrarmi la verità: io sono amore, espressione dell’amore universale.
Scoprii in modo esperienziale che la meditazione non viene per aggiustare le cose: insegna piuttosto ad accogliere ciò che è così com’è. Ad arrendersi alla vita. A smettere di controllare gli eventi e identificarsi con pensieri sabotanti
È passato quasi un anno da quel ritiro, oggi sono in partenza per l’India. Sono ancora in rinascita, la depressione mascherata è un ricordo lontano. Ora assaporo con gioia gli insegnamenti più grandi che lo yoga mi abbia trasmesso: nutrire fiducia sempre e comunque. E prendermi la responsabilità della mia felicità. Senza più tardare.
Claudia de Lillo: «Ho ritrovato un centro che è sempre stato lì»
L’ho incontrato nel 2017. Avevo 47 anni ed ero in crisi. Con il pugilato, che praticavo con incosciente arroganza, mi ero fatta male per la terza volta in 3 mesi. Con la zumba mi sentivo ridicola, con il pilates mi addormentavo, con il nuoto mi bagnavo i capelli. Ero orfana di un’attività fisica che mi somigliasse, senza massacrarmi o bullizzarmi o annoiarmi. «Perché non provi lo yoga?» mi chiese un’amica. Lo yoga? Per me, iperattiva, onnivora, contraria agli incensi, impermeabile a ogni forma di spiritualità? «Io ho bisogno di muovermi, di sudare, di sfidarmi! La meditazione non fa per me». «Come preferisci…» alzò le spalle. Poi aggiunse: «Comunque io ho cominciato 5 anni fa, ne avevo 47, come te adesso. Ero rigida e senza muscoli». «E quindi?». «Oggi sto in equilibrio sulle mani ed entro nella posizione del ponte da in piedi, inarcando la schiena fino a toccare terra con le mani».
Mi sono avvicinata allo yoga per spirito competitivo: se la mia amica, per giunta più vecchia di me, faceva numeri da circo, dovevo riuscirci anche io
Ho cominciato a praticare, rabbiosa e impaziente, contravvenendo a tutti i principi dello yoga. Me ne stavo nella posizione del cane a testa in giù, del bambino, della tigre e dell’aratro pensando «Non mi avrete mai! Tornerò a dare pugni al sacco». Ma mentre la mia mente imboccava la strada inquinata del superomismo, il mio corpo – cane, bambino, tigre, aratro – tornava a casa. E più la testa mi invitava a scappare, più le gambe, le braccia e la pancia mi chiedevano di restare. Per la prima volta nella mia età adulta mi sono lasciata guidare dall’istinto. Ed è stata una scelta felice. Lo yoga mi ha regalato un centro che è sempre stato lì ma non me ne ero accorta.
Mi ha insegnato a fare la rivoluzione respirando, a trovare spazio anche nei tunnel, a stare a testa in giù, a lasciare andare quello che non serve, a godermi quello che c’è
Ho anche smesso di dare pugni. Non ne ho più bisogno. E il ponte da in piedi? Non lo so ancora fare, forse non imparerò mai. Va bene così. Eppure, quando vedo la mia amica, rosico ancora.
Silvia Scopelliti: «Ho lasciato il lavoro nella finanza, ora conosco i miei veri bisogni»
Per lei l’incontro con lo yoga è stato casuale. Valdostana d’origine, studiava Economia e Gestione Aziendale a Milano, quando fu incuriosita da uno studio vicino casa. «Dopo una sola lezione» racconta da Lugano, dove vive «compresi che mancava un aspetto importante nella mia vita. Ero sempre stata iperattiva e tendente all’agitazione. Rallentando scoprii una nuova dimensione, legata a chi io fossi per me stessa e non più per gli altri». Non sapeva che quel primo passo l’avrebbe portata a studiare yoga in India, Nepal, Indonesia. E infine, a cambiare definitivamente vita nel 2017, diventando insegnante. Oggi Silvia ha pubblicato il suo primo libro, Il Metodo Same – Riparti in modo più consapevole e con meno stress (Gribaudo), che è anche il frutto della sua esperienza. «Molti anni fa, ebbi un burnout severo. Finii in pronto soccorso, ma non mi fu diagnosticato. Al tempo, non c’era ancora questa sensibilità sul tema» spiega. Nel libro condivide infatti come imparare a gestire lo stress per stare meglio nel presente e costruire un futuro sereno.
Con maggiore ascolto si può arrivare a fermarsi prima: il corpo manda sempre dei segnali che possiamo imparare a riconoscere
Di quel grande salto del 2017 Silvia non ha rimpianti. «Lavoravo in ambito finanziario, arrivavo a casa senza energia. Giunsi a una riflessione: perché tenere come piano B qualcosa che mi avrebbe fatto star meglio del piano A?». Un’intuizione che la condusse a un atto di fede. «Non sapevo come ci sarei riuscita, ma conoscevo la direzione: il percorso l’ho costruito un mattoncino alla volta. Il cambio vita mi ha permesso di riconoscere la forza che ho sempre avuto». Anche con gli oltre 180.000 followers del suo profilo @silvizz su Instagram Silvia condivide l’amore per lo yoga: «Sapere che il mio contributo tocca le corde interne altrui mi dà una soddisfazione che dubito avrei mai trovato nella finanza».