Parlare dei propri traumi è difficile poiché le esperienze traumatiche sono la causa diretta della maggior parte dei nostri comportamenti disfunzionali. La qualità del trauma può essere importante, ma non determinante quando si parla di comportamenti che ne conseguono: ciò significa che ogni persona reagisce a quello che la circonda con gli strumenti che ha. E non serve per forza un evento oggettivamente catastrofico per produrre un trauma.
Le disfunzioni generate da eventi traumatici provocano una sofferenza più o meno palese. E quando si soffre, è risaputo, parlare del proprio male è sempre più difficile.
Che cos’è il trauma?
Il trauma è definito come “una grave alterazione del normale stato psichico di un individuo che consegue a esperienze o fatti tristi, dolorosi, negativi, che turbano e disorientano”. Si può pensare a questi fatti negativi come a episodi di violenza, ma la realtà è che il trauma può generarsi da una serie dannosa di eventi che non hanno provocato lesioni dirette al nostro corpo. È poi verosimile affermare che qualsiasi evento estremo, di lunga durata e fuori dal nostro controllo può causare il disturbo post-traumatico da stress.
Il trauma sconvolge l’equilibrio psicologico e mentale di una persona che lo ha subito. Davanti a un evento traumatico, ovvero un accadimento che si pone al di là della capacità della persona di farvi fronte emotivamente, le persone hanno reazioni molto diverse. C’è chi viene derubato e minacciato con un coltello e non fa una piega. E chi invece ne rimane traumatizzato per tutta la vita: non si tratta di persone più forti o più deboli. Si tratta di fenomeni diretti che colpiscono qualcuno più degli altri, e che possono condizionare la vita fino alla fine dei giorni.
Perché parlare dei propri traumi è così difficile?
Le reazioni più comuni al trauma sono quelle che riguardano il silenzio. È difficile parlare di quello che è successo, perché va oltre la propria comprensione. Dunque, quando qualcuno chiede qualcosa, si rimane ammutoliti. Non si può raccontare e manca la voce. Trasmettere quello che si ha provato non è fattibile.
Coloro che hanno subito un trauma non riescono a trasmettere, se non attraverso un duro lavoro di analisi, la loro rabbia, il terrore, l’impotenza che hanno vissuto quando si sono trovati davanti a quello specifico evento traumatico. Spesso raccontano un evento preconfezionato, una storia adattata che somiglia vagamente alla loro tragedia personale, ma si tengono ben lontane da ciò che hanno effettivamente vissuto.
Le cause dell’impossibilità di parlare dei propri traumi
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che durante il trauma e durante i ricordi del trauma, si attivano alcune aree del cervello e se ne spengono altre.
L’area limbica, o il cervello emotivo, si attiva particolarmente. L’amigdala reagisce con l’attivazione del nostro sistema di reazione per eccellenza, il cosiddetto fight or flight response. Il meccanismo che ci impone di restare e combattere (non parlare), o di darsi alla fuga. Sono entrambi metodi validissimi per affrontare una minaccia imminente, ma non si può dire che generino le migliori condizioni possibili per parlare. Il dolore provocato dall’evento stesso o dai ricordi (sotto forma di flashback, incubi o immagini intrusive) è talmente intenso da paralizzare la capacità di parafrasarlo.
La corteccia visiva si attiva a sua volta, e questo spiega perché le immagini che si vedono, pur non essendo effettivamente davanti a noi, sono così realistiche.
Il lobo frontale sinistro, ovvero l’area di Broca, tende invece a disattivarsi. In altre parole l’area deputata al linguaggio si spegne, e con lei la capacità linguistica e razionale che di solito ci assiste quando vogliamo spiegare qualcosa a qualcuno.
Imparare a parlare dei propri traumi
Non è niente di insolito il non riuscire a formulare pensieri o parole che riguardano la propria personale esperienza traumatica. Questo non significa che dobbiamo accettare che il trauma condizioni per sempre la nostra vita in maniera irrimediabile. Il tempo aiuta, ma ad aiutare di più è l’assistenza di un bravo psicoterapeuta, capace di guidare ogni persona verso un benessere interiore più consapevole.
L’obiettivo della persona traumatizzata è quello di rimettere in comunicazione i due emisferi della mente, andando a creare un filo diretto tra evento traumatico e gli strumenti razionali che possono dargli una dimensione più accettabile per la mente che li ha vissuti. Questo accade non per magia, ma tramite tecniche di psicoterapia molto precise ed efficaci. Spesso si tenta la strada della comunicazione tra mente e corpo, al fine di facilitare l’elaborazione delle memorie traumatiche.
È importante capire inoltre che la psicoterapia non è fatta per guarire la persona in un paio di sedute. È un lungo percorso che dura in base alla propria volontà e capacità di risposta agli eventi problematici.