Per qualcuno è un gaio godimento, per qualcun altro è una noia insopportabile. Stiamo parlando di un gesto comune in questo periodo, come quello di preparare una valigia organizzata. C’è chi ci pensa con largo anticipo, con uno spirito di organizzazione degno di un manager di una multinazionale. C’è chi invece rimanda la preparazione della valigia all’ultimo minuto, rischiando di inserire quello che capita e di dimenticare il necessario.
In quale profilo vi riconoscete?
Persino in questo gesto così banale si celano precisi significati psicologici. “Le ansie, anche se piccole e in misura minura sono spesso protagoniste – sostiene Roberto Pani, psicoanalista a Bologna – da un lato, come si puo’ intuire, il rituale potrebbe servire a differire il desiderio eccitante di raggiungere il posto. Si tratterebbe in questo caso di un’anticipazione di ciò che la mente immagina, per esempio un viaggio esotico”. Preparare la valigia a poco a poco è come assaporarsi l’eccitazione di qualcosa di piacevole. Evoca l’idea che non si vede l’ora di appagare quel desiderio di vacanza.
Dall’altro lato, anticipare tanto l’organizzazione del packaging può rappresentare una difesa rituale che prepara al viaggio, come se ci si apprestasse ad andare verso l’ignoto e non ci si dovesse assolutamente dimenticare nulla, anche se dove si va, è un luogo molto fornito di tutte le necessità.
“Separarsi da casa diventa un’occasione di ansia, dove alcune fantasmi del passato riecheggiano nella mente; – prosegue lo psicoanalista – preparare in anticipo, a volte stipando la valigia è come rendere compatta la difesa che proteggerà da ciò che rende irrequieti come una maglia”. Facendo un paragone storico, immaginiamo le battaglie degli antichi Greci e Romani, che organizzavano la falange difensiva sistemando tanti scudi stretti, tanto uniti davanti a sè e anche sopra il capo e l’elmo, in modo da creare un tetto protettivo per deviare i dardi e le frecce nemiche.
Preparare a male a pena all’ultimo momento la valigia potrebbe in qualche caso indicare una scarsa voglia di andare in un posto di vacanza, come se il viaggio in sè venisse svalorizzato. Tuttavia, la svalorizzazione potrebbe riguardare l’atto in sè di preparare la valigia, che richiede pazienza e avvedutezza e programmazione. Quest’ultima diventa per il soggetto un atto di immaginare la situazione della vacanza prima di esservi dentro e di farne sparire, conseguentemente, la magia che l’accompagna, il mistero, l’eccitazione che genera ciò che è sognante nel viaggio. In altre parole è come un po’ spegnere l’entusiasmo del viaggio.
Per queste persone partire deve avvenire senza un programma. La valigia dovrebbe prepararla una mamma simbolica e lasciare tutto il divertimento al piccolo bambino che è in noi.
Anche in questo caso, un minimo di ansia che riguarda la separazione da casa potrebbe indurre a non pensare alla valigia e di metterervi dentro quel che viene in mente all’ultimo minunto, magari dimenticando molte cose per il bisogno inconscio di non voler vedere e sapere.