Sono oltre 280.000 le donne che ancora non sanno di essere celiache. Eppure è una malattia “rosa”, come provano anche i numeri: le donne ne soffrono il doppio rispetto agli uomini.  

Per questo è importante non prendere sottogamba alcuni problemi tipicamente femminili. Sono frequenti, nelle donne celiache non ancora diagnosticate, la sterilità senza altra causa, l’endometriosi, un menarca (la prima mestruazione) tardivo o una menopausa precoce, le alterazioni del ciclo e l’amenorrea. Attenzione anche all’anemia da carenza di ferro se non accenna a migliorare, perché è un segno tipico di celiachia in un caso su due.

È importante infine sospettare l’intolleranza al glutine quando sono presenti problemi in gravidanza come aborti ripetuti, ritardo di crescita intrauterino, prematurità, basso peso alla nascita.  

Ma come si fa a capire se si soffre di celiachia?  Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Di Fabio,  presidente Aic, Associazione italiana celiachia.

 

Gli esami da fare

Non ti fidare dei test che trovi in farmacia. Perché è alto il rischio di arrivare a una diagnosi sbagliata. Parlane invece col tuo medico di famiglia. Oppure, rivolgiti direttamente a un centro ad hoc.

Per prima cosa devi fare un’analisi del sangue. È indispensabile per  il dosaggio di specifici anticorpi. Se sono presenti, significa che con buona probabilità soffri di celiachia.

Ma non basta. Per avere la conferma ci vuole il prelievo dall’intestino tenue di un campione di tessuto. Serve per determinare la presenza di atrofia dei villi intestinali. Se anche questo esame è positivo, non ci sono più incertezze.

Al momento questo iter è il medesimo per adulti e bambini. Ma sono in fase di pubblicazione le nuove Linee guida con una sezione dedicata agli under 18. Nel loro caso, se i valori degli anticorpi sono molto elevati, oppure c’è una predisposizione genetica, sarà possibile evitare la biopsia duodenale.