Scappatella sì o scappatella no? Ma soprattutto, quanto contano l’apertura di coppia e la possibilità di concedersi spazi propri? Il tema è delicato e di recente ci si è cimentato anche Emanuele Filiberto di Savoia. Intervistato da Silvia Toffanin, l’erede di casa Savoia ha glissato una domanda sui suoi presunti tradimenti (come quelli della moglie Clotilde Courau), spiegando: «L’amore è molto più forte di una scappatella». Secondo la Toffanin si è trattato di una sorta di ammissione, tanto da aver commentato «Io l’ho sempre detto che Clotilde è una santa, devo parlare con lei, senza di te». Ma sta di fatto che Filiberto e consorte hanno appena festeggiato i 20 anni di matrimonio (dal quale è nata Vittoria) e sembra che la loro relazione non subisca gli effetti del tempo.
Che si tratti di una coppia aperta? Emanuele Filiberto questo non lo ha detto. Ma le sue parole sibilline hanno rialimentato il dibattito sulle coppie non monogame, che secondo un sondaggio sono più di quante non si pensi.
Sempre meno tabu per la coppia aperta
Secondo un sondaggio condotto da Ashley Madison, il 31% degli utenti della piattaforma ha avuto questo tipo di relazione e gestisce più rapporti contemporaneamente. Forse questo non basta per affermare che il fenomeno sia in aumento, ma secondo gli esperti stanno crescendo coloro che escono allo scoperto: «Certamente negli ultimi tempi assistiamo a una maggiore apertura e accettazione nei confronti dell’esplorazione e della libertà affettiva e sessuale. Questo permette alle persone di affermare con più serenità e facilità le proprie scelte. Anche l’esperienza clinica conferma che aumentano le coppie che hanno scelto di esplorare la non-monogamia e che quindi chiedono supporto e aiuto per gestirne gli step e le eventuali criticità», spiega Marta Giuliani, Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa Clinica e Socia Fondatrice della Società Italiana di Sessuologia e Psicologia.
La differenza tra scappatella e relazione non monogama
Attenzione, però, a non confondere il tradimento occasionale dalla non monogamia, né a pensare che chi sceglie un rapporto aperto sia libertino, egoista o irrispettoso nei confronti del proprio partner. Secondo il sondaggio, infatti, i non monogami dichiarati tendono ad avere 2.9 partner diversi all’anno, contro la media di 2.5 degli utenti che hanno love affair di nascosto dal partner. Ma qual è allora la differenza? «Sono due fenomeni completamente distinti. Nel caso del tradimento, l’uscita dalla coppia non viene comunicata o verbalizzata al partner principale, mancando completamente di regole o limiti definiti. La percezione di entrambi i partner è quella di una vera e propria violazione del patto di fiducia e fedeltà su cui si era fondata la costituzione della coppia – spiega Giuliani – Nelle relazioni non monogame, invece, l’uscita dalla coppia è parte integrante dei patti che strutturano la relazione stessa. Queste relazioni si basano su una comunicazione aperta e chiara tra i partner, con regole e limiti ben definiti che consentono loro di esplorare eventuali incontri in modo etico e consensuale».
Come funziona la coppia aperta
Chi si trova in una relazione non monogama, dunque, non conduce relazioni secondarie a scapito di quella primaria. Ben il 39% degli intervistati, attualmente in una relazione non monogama dichiarata, afferma che il proprio partner primario ha diritto di veto sui partner secondari. «Quello che accade in una relazione non monogama è che entrambi i partner negoziano e concordano apertamente su queste regole, adattandole alle loro esigenze relazionali in evoluzione. Chi è possibile incontrare? Dove e quando? Quali pratiche sessuali sono consentite? Per quanto tempo è possibile rivedere la medesima persona? Come comportarsi negli spazi personali di coppia? Queste sono solo alcune delle decine di domande che i partner dovrebbero farsi per stabilire insieme – in modo emotivamente sicuro e sincero – i limiti e i confini dell’apertura della coppia».
L’identikit dei partner in una coppia aperta
In ogni caso le regole possono anche cambiare nel corso del tempo, come conferma Giuliani, «possono subire delle variazioni, nel rispetto del vissuto di ognuno, ed essere dunque flessibili e rinegoziabili». La ricerca indica anche che ben il 18% delle coppie aperte decide di avere relazioni secondarie in coppia, mentre anche il 28% di chi ha ceduto a qualche scappatella è interessato a vivere relazioni non-monogame. Esiste, dunque, un identikit o un’età più adatta per sperimentare la non monogamia? «Molti ritengono che sia più semplice stabilire una coppia aperta fin dall’inizio, piuttosto che introdurre questo elemento dopo diversi anni di relazione consolidata, per definire chiaramente – e senza sorprese – desideri e aspettative, evitando sfiducia e gelosia – sottolinea la psicoterapeuta – Ma ci sono numerose coppie anche pluriennali che riescono con soddisfazione a vivere la non monogamia, con una comunicazione aperta, attenzione reciproca e seguendo step graduali».
Sono le donne a volere più apertura
C’è, però, un dato che può sorprendere: «Emerge che, nonostante siano più gli uomini a proporre per primi l’apertura della coppia, poi i livelli di soddisfazione percepita risultano più alti nelle donne», conferma Giuliani, sfatando alcuni pregiudizi sulle differenze di genere in tema di sessualità. Come le donne stesse dichiarano, l’interesse ad aprirsi a più persone è dettato dalla voglia e dalla necessità di arricchirsi a livello mentale, relazionale ed intimo, di soddisfare i propri bisogni, ma anche di poter sperimentare – con curiosità – nuovi lati di sé», aggiunge l’esperta. Non sappiamo se sia il caso di Clotilde ed Emanuele Filiberto, ma certo i dati indicano una maggior “emancipazione” anche per le donne. «Molte di loro riportano che la non-monogamia diminuisce fortemente quel senso di pressione familiare tipico ancora della nostra società, aumentando di conseguenza anche il livello di serenità, coinvolgimento e interesse sessuale nei confronti del partner stabile».