Si termina la giornata lavorativa e l’appuntamento con la corsa quotidiana non può mancare. A volte, per questione di orari, si esce – scarpe ai piedi – al mattino presto. In ogni caso correre è indispensabile, per il proprio benessere, che si sia donne o uomini: si chiama runnoressia, una forma di dipendenza che condivide alcuni tratti con la vigoressia. Eppure il desiderio di avere un “fisico perfetto” non c’entra. Ecco di cosa si tratta.
Cos’è la runnoressia?
Il termine deriva dall’inglese “run”, che indica la corsa. Spesso nasce dalla semplice voglia di perdere peso o di fare attività fisica, soprattutto all’aperto. Ma da semplice allenamento o sport per il benessere generale può diventare una sorta di addiction, come lascia pensare l’assonanza con anoressia o vigoressia, cioè rispettivamente il pensiero ossessivo del proprio peso o il desiderio esasperato di avere muscoli e fisico perfetto.
Vigoressia e runnoressia: che differenza c’è
Lasciando da parte l’anoressia, perché in questo caso il cibo è il pensiero dominante, la «runnoressia può essere definita come una dipendenza, nello specifico dalla corsa quotidiana» spiega Gianfranco Beltrami, Vice Presidente della Federazione medico sportiva italiana. «Consiste nel desiderio costante di correre perché questo dà una sensazione di benessere legata alle endorfine prodotte proprio con questa attività. Non si tratta di voler mostrare i muscoli, come nel caso della vigoressia, quanto più di una questione mentale: insomma, non siamo in presenza di una preoccupazione ossessiva per la propria massa muscolare»
I social e l’estetica non c’entrano
«La runnoressia, infatti, non porta a guardarsi in continuazione allo specchio con il desiderio di vedersi muscolosi, né si ricorre al consumo di steroidi anabolizzanti, che invece è più frequente nella vigoressia» spiega ancora Beltrami – Non c’è un tratto estetico, né un’influenza importante da parte dei social. In comune c’è solo un allenamento disperato. Nel caso della “dipendenza da corsa”, quest’ultima può diventare la vera ragione di vita, per cui si possono trascurare altri interessi come la famiglia e il lavoro. Nonostante a volte si inizi l’attività per perdere peso, questo non è il fattore principale, anzi: sono pochi i soggetti in sovrappeso».
Chi colpisce di più la dipendenza da corsa?
Secondo una ricerca condotta da Joel Manuel Prieto Andreu, ricercatore presso l’Università Internazionale di La Rioja (Spagna) su 2.500 atleti pronti a partecipare a una corsa in Brasile, quella di San Silvestre, i “runnoressici” sono soprattutto uomini tra i 35 e i 45 anni. Si tratta soprattutto di persone che si dedicano alla corsa (60%) per “sfogare” altre frustrazioni. «È un momento di cambiamenti vitali, un’epoca in cui gli uomini possono vivere una crisi d’identità e la corsa può diventare un meccanismo di fuga, una valvola di sfogo», spiega Prieto Andreu.
Correre a 20 e a 40 anni: le differenze
«In effetti i giovanissimi sono più portati a sport di squadra, che abbiano una maggiore componente ludica, mentre gli sportivi che noi definiamo “master”, ossia gli over 35/40, spesso si avvicinano alla corsa senza averla praticata nel passato, rendendola però poi una vera ossessione. Le donne tradizionalmente sono meno, ma sta aumentando il loro numero, anche tra coloro che partecipano alle numerose competizioni, agonistiche e non, sulle distanze più varie: da pochi chilometri fino alle maratone», conferma Beltrami.
Una corsa con se stessi
Spesso la corsa diventa una forma di “meditazione”, un modo per ritrovare se stessi. «A volte rappresenta anche una forma di competizione con se stessi: «E così il cronometro è importante, tanto che in molti si rivolgono a preparatori atletici per migliorare le proprie performance, anche di poco. Attenzione, però, al rischio di overtraining», avverte il medico.
Troppa corsa fa male: attenzione all’overtraining
«Il sovrallenamento può essere un rischio, sia per possibili danni a livello cardiaco, che possono portare a forme patologiche, sia a livello muscolare e scheletrico. I muscoli, infatti, possono consumarsi, con il rischio di infortuni, come borsiti o tendiniti, ma anche fasciti plantari o fratture da stress. Nei casi peggiori si può andare incontro a problematiche importanti a carico delle articolazioni, specie ginocchio o anca, con la necessità, nel tempo, di ricorrere a protesi».
Quanto e come correre (in modo sano)
Come ogni cosa, quindi, occorre non esagerare. «La giusta via sta sempre nel mezzo e bisogna ricordare che il recupero è importante», avverte ancora il medico dello sport. Per chi inizia da zero la gradualità è fondamentale, ma anche per corridori più esperti occorrerebbe non dimenticare che l’alternanza negli allenamenti aiuta: «Non esiste uno schema valido uguale per tutti: dipende molto da età, condizioni fisiche e cardiocircolatorie, ma anche dal terreno sul quale si corre, che sia asfalto o erba, ecc. In generale è bene alternare un allenamento lungo lento alla settimana ad altri con andature specifiche e ripetute».
Varietà nello sport: perché non correre soltanto
Un consiglio è anche quello di non limitarsi alla corsa: «Come non bisognerebbe esagerare con la palestra, così sarebbe bene non praticare solo il running. In genere si capisce che si sta esagerando quando si accusano i primi sintomi di cedimento dell’apparato muscolo-scheletrico: è allora che si inizia ad alternare la corsa con il nuoto e la bici, che sono comunque attività positive in quanto aerobiche – sottolinea Beltrami – Come ricordano tutte le linee guida internazionali, però, non va trascurato l’allenamento di forza, che è la qualità che si perde maggiormente col passare degli anni e che infatti viene suggerito due volte alla settimana».