Nel 2016 sono oltre 3 milioni 200 mila in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell’intera popolazione (Fonti Istat). Ma che cos’è il diabete?
Il diabete di tipo 2, o diabete mellito o dell’adulto, è una condizione nella quale sono presenti elevati livelli di glucosio nel sangue, che determinano un aumento del rischio di malattie cardiovascolari.
La diagnosi si basa sulla presenza di un livello di glicemia superiore a 126 mg/dl o di emoglobina glicata (emoglobina associata al glucosio) superiori a 6.5%.
Tra 100 e 126 si parla di pre-diabete, ed è una condizione che non deve essere trascurata, anzi è bene sottoporla al medico, che ha il compito di studiarla a fondo.
Abbiamo posto 10 domande ad un esperto, il Professor Claudio Borghi, docente di Medicina Interna presso l’Università di Bologna, Ospedale Sant’Orsola Malpighi. Ecco cosa ci ha risposto.
1. Come mai oggi il diabete è più diffuso rispetto a qualche tempo fa?
Perché si commettono più peccati alimentari che possono portare ad una tendenza al sovrappeso e ad una conseguente resistenza agli effetti benefici dell’insulina prodotta dal nostro pancreas. In altri termini, se abitualmente si introducono troppi zuccheri, l’insulina non riesce a “smaltirli”, ovvero a regolarne i livelli nel sangue. La conseguenza è un aumento della glicemia, anche a digiuno.
2. Se nella mia famiglia non ci sono casi di diabete, rischio di ammalarmi anch’io?
La familiarità è un requisito importante, ma non esclusivo perché il diabete può comparire anche in assenza di casi in famiglia, per effetto di sovrappeso o di alcuni farmaci che lo facilitano.
Le caratteristiche della dieta (ricca di zuccheri) e la sedentarietà sono i meccanismi principali che riducono la sensibilità dei tessuti alla insulina (ormone che regola i livelli glicemia) ed a lungo andare causano il diabete.
3. A che età ci si può ammalare?
Il diabete colpisce tutte le età. Le forme giovanili sono in generale familiari o genetiche. Quelle più tardive più spesso alimentari o farmacologiche, e non sempre familiari.
4. Quali sono i sintomi principali che nel medico inducono il sospetto del diabete?
I sintomi tipici sono la sete, il dimagrimento, la produzione eccessiva di urine e la spossatezza fisica, ma vale solo per le forme più gravi ed i soggetti con scompenso glicemico.
Negli altri casi, i sintomi sono assenti (è necessario misurare la glicemia) oppure si manifestano nelle complicanze del diabete: ipertensione, infarto, ictus disturbi della marcia o disturbi visivi.
5. Ci possono essere casi non diagnosticati?
Ci sono molti casi in cui il diabete non è diagnosticato, e che possono essere identificati solo facendo un esame del sangue. I valori della glicemia da tenere sotto controllo sono quelli compresi tra 100 e 126, i quali possono rappresentare dei segnali precursori dello sviluppo del diabete.
In questi casi, è bene approfondire la condizione del paziente attraverso ulteriori esami di laboratorio, come ad esempio il dosaggio della emoglobina glicata (livello di emoglobina associato al glucosio), che è una prova maggiore per diagnosticare il diabete. Questo test è necessario in caso di glicemia superiore a 100: l’emoglobina glicata potrebbe essere elevata anche in presenza di valori glicemici relativamente normali (entro i 100). Ciò comproverebbe la diagnosi di diabete, nonostante la glicemia non sia elevata.
6. C’è qualcosa che posso fare sin da giovane per evitare di ammalarmi, anche se non ci sono casi in famiglia?
La dieta e l’esercizio fisico (meno calorie introdotte e maggior consumo delle stesse) sono le sole strategie preventive. È necessario ridurre l’ingestione di zuccheri, pane e pasta in eccesso, patate, ovvero cibi con elevato indice glicemico, e bevande dolcificate.
7. Si convive bene con il diabete
Si convive bene se ci si controlla in maniera adeguata e si tengono al guinzaglio la glicemia, la pressione arteriosa e le alterazioni lipidiche. Oltre a seguire pedissequamente la terapia che ha prescritto il medico.
8. L’umore (agitazione, depressione, ansia, preoccupazione …) può incidere nei picchi glicemici?
Poco, lo stress può aumentare la glicemia e peggiorare il controllo della stessa nei diabetici, ma non si tratta di stati dell’umore, bensì sarebbe più corretto parlare di costante pressione psicologica negativa.
9. È corretto parlare di predisposizione genetica?
È più che corretto: chi ha diabetici in famiglia deve prestare maggiore attenzione alla dieta e allo stile di vita, e proteggersi dall’insorgenza del diabete sin dalla adolescenza.
10. Quali sono i campanelli di allarme che ci possono far sospettare che un bambino abbia il diabete?
Gli stessi degli adulti: la sete eccessiva, la grande produzione di urina, il mancato aumento di peso nonostante un’alimentazione normale ed i disturbi visivi ad esempio a scuola. In questo caso, però, molto probabilmente siamo in presenza di diabete di tipo 1, ma sarà il medico a stabilirlo.