Dolori alla schiena e alle gambe, sciatalgie, artriti, emicranie croniche, generalmente definiti come dolore cronico non oncologico viene spesso sottovalutato dai medici e i pazienti, con il passare del tempo, si convincono a malincuore che il dolore vada accettato come inevitabile.
In realtà le soluzioni esistono e a volte sono risolutive al cento per cento.
In Italia esistono centri specializzati garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale che si occupano di analizzare e risolvere i dolorosi sintomi delle malattie croniche. Giuseppe Scaramuzza, vicepresidente di Cittadinanzattiva denuncia che pur esistendo una recente legge sulle cure palliative (legge n.38 03/2010 ), a vincere è la scarsa informazione e un errore di approccio nei confronti del dolore. Per questo Cittadinanzattiva in collaborazione col Tribunale per i diritti del malato ha svolto un’indagine che dimostra la rassegnazione degli italiani di fronte a questo problema.
Il dolore viene passivamente sopportato dal paziente nel 29% dei casi, oppure trattato coi soli antidolorifici (23%) perché i soggetti non credono di poter risolvere il problema o non vengono indirizzati ad un centro di competenza (27,6%).
Anche il rapporto col medico di base è problematico: per il 37% dei pazienti il consulto viene sbrigato in 5 minuti, nel 20% non va oltre i 10 minuti.
Di conseguenza più della metà (55%) delle persone sofferenti non si sente ascoltato e vive il dolore come doppiamente frustante perché invalidante e incompreso.
Oltre la metà dei pazienti che cercano una soluzione impiegano anche oltre un anno di ricerca e devono incontrare in media da 2 a 5 specialisti prima di arrivare ad un centro per il trattamento del dolore. Nel frattempo il 37% di loro si affida alla medicina alternativa (massaggi, agopuntura, omeopatia, chiropratica, osteopatia).
In realtà l’iter per accedere alle terapie antidolorifiche è molto più rapido di quanto si possa immaginare: il 50% dei pazienti aspetta solo qualche giorno prima di essere esaminato, mentre il 40% solo 2 o 3 settimane.
La situazione di sofferenza diventa anche causa di problemi di tipo psicologico ed emotivo che interferisce col quadro familiare, lavorativo ed economico del paziente.
Smettere si soffrire si può. Chiedi informazioni alla tua ASL.