Il sonno è un elemento basilare per il raggiungimento del benessere.
Chi dorme molto ha un’aria più fresca e sana, ma non è detto che che sia più “sveglio”.
 
Uno studio  effettuato dalla London School of Economics and Political Science ha cercato una relazione tra risultati del test per il QI (quoziente intellettivo) e le abitudini notturne, e ha scoperto che più il valore QI è alto, più si è attivi di notte e quindi più tardi si va a dormire.
 
Secondo  Satoshi Kanazawa, coordinatore dello studio, il preferire la notte per lo svolgimento delle attività mentali è frutto di un’evoluzione durata millenni.
 
I nostri progenitori seguivano il ciclo del sole per compiere le loro azioni quotidiane e si coricavano quando il sole tramontava. Il fatto di riuscire invece a conciliare il buio e l’attività mentale è segno di un avvenuto sviluppo delle capacità cognitive e quindi un più alto livello di intelligenza.
 
Uno studio bolognese ha però ridimensionato i termini della ricerca britannica e ha sottolineato che l’attività mentale notturna è una particolarità dei giovani (17/21 anni) e che l’abitudine di coricarsi e svegliarsi presto sia da collegare ad una maggior coscienziosità che in media si acquisisce con gli anni.
 
Infatti, la maggior parte dei partecipanti alla ricerca dell’Università di Bologna che in giovane età avevano l’abitudine di andare a dormire tardi ha, negli anni, ridimensionato questa pratica, preferendo orari meno estremi.
 
Preferire la notte per svolgere attività mentali come lo studio, il lavoro o anche più semplicemente per leggere o mettere in pratica il proprio hobby, non deve andare però  a discapito delle ore di sonno complessive.
Ogni notte bisogna dormire almeno 6/7 ore se non si vogliono avere dei veri e propri crolli durante il giorno.