A Milano, un bambino “iperattivo e aggressivo” è stato sospeso da scuola perché i genitori si sono rifiutati di curarlo con potenti psicofarmaci, come il metilfenidato. Timori comprensibili, quelli di mamma e papà, perché le pillole indicate per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (la sigla inglese è Ahdh), secondo alcuni studi americani possono spingere al suicidio o provocare danni al cuore. E il tema è molto dibattuto anche nel mondo scientifico italiano. Ne abbiamo parlato con Paolo Curatolo, neuropsichiatra infantile dell’Università Tor Vergata di Roma e uno dei massimi esperti italiani del disturbo.«Diciamo subito che gli psicofarmaci vengono usati solo nei casi più gravi, che sono l’uno per cento» spiega il professor Curatolo. «E sempre sotto stretto controllo medico, così da evitare ogni rischio». Vediamo, allora, quali sono i sintomi del disturbo e come si affronta.
Come si riconosce
Per evitare che il problema peggiori, è fondamentale riconoscere al più presto i segnali di disagio. I primi sintomi compaiono fra i tre e i sei anni: di solito, nei maschietti prevale l’iperattività e l’impulsività. «Il piccolo ha crisi di collera, è estremamente agitato, non riesce a stare fermo: corre, si arrampica, sale sulle sedie e non ascolta nulla di quanto gli viene detto» dice l’esperto. «Nelle bambine, invece, spesso predomina la difficoltà dell’attenzione: sono molto distratte, non riescono a completare le attività che richiedono concentrazione». Il disturbo porta a serie difficoltà di apprendimento, che rischiano di fare restare indietro i piccoli a scuola. Come distinguere la sindrome dalla semplice vivacità? «Il bambino deve avere da almeno sei mesi sintomi di vero disagio sia a casa sia a scuola» dice Curatolo. La diagnosi, comunque, va sempre fatta da un neuropsichiatra infantile esperto nel problema.
La strada da seguire
L’iperattività, se affrontata alle prime avvisaglie, può guarire in tempi piuttosto brevi. Sono due le strade da seguire: una terapia psicocomportamentale e semplici regole educative suggerite dagli esperti. L’importante è coinvolgere sia i genitori sia gli insegnanti in questo percorso. «L’obiettivo è correggere gli atteggiamenti negativi. È importante, per esempio, fornire a questi bambini regole chiare e coerenti. Un sistema efficace è dare loro un premio quando si comportano bene e negarglielo quando non lo fanno» conclude l’esperto. Per informazioni su questo disturbo: Associazione italiana famiglie AHDH, tel. 0761508126, www.aifa.it.