Siete degli appassionati subacquei e avete già prenotato la vostra immersione? Siate certi che il diving centre a cui vi rivolgete sia serio. Una nuova ricerca del Cnr spiega che, oltre ai polmoni, anche il fegato può rischiare l’embolia.
L’embolia, cioè la formazione di bolle d’aria nei polmoni, è pericolosa perché può “strappare” il bronchi. Si forma in seguito a una riemersione troppo rapida;
Recentemente il Centro Extreme Physiology, team multidisciplinare pisano cui afferiscono ricercatori dell’Istituto di Fisiologia Clinica (IFC) e dell’Istituto di Scienze e Tecnologia dell’Informazione (ISTI) del CNR, dell’Universita’ di Pisa e della Scuola Sant’Anna ha scoperto che questo probema, che può portare anche alla morte se non trattato in tempo, non colpisce solo l’apparato respiratorio, ma anche il fegato.
”Le prove sperimentali sui ratti” afferma Remo Bedini dell’Ifc-Cnr “Hanno dimostrato, tramite ecografia, che dopo un’immersione possono esserci accumuli di gas nel fegato. Ora sarà importante accertare frequenza, tempi di comparsa e durata dell’embolia del fegato nei soggetti che praticano l’attività di diving per tempi lunghi e a profondità pari o superiori a 30 metri”.
Non solo: grazie alla collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari è stata avviato un’ progetto di indagine specifica per valutare l’eventuale danno epatico direttamente in mare, prima e dopo immersioni svolte per 30 minuti a 30 metri di profondità, usando strumenti per l’ecografia e appropriati esami ematochimici con risultato immediato.
Per rimanere al sicuro da ogni tipo di embolia, è necessario non tentare immersioni improvvisate, ma attenersi sempre alle regole di sicurezza insegnate durante i corsi di sub (obbligatoir).