“Oggi per fortuna grazie alle campagne di informazioni, c’è una maggiore consapevolezza sull’endometriosi,” spiega Enrico Papaleo, ginecologo responsabile del Centro natalità dell’ospedale san Raffaele di Milano. “Questo ci sta permettendo di effettuare diagnosi precoci, cioè quando la donna è ancora molto giovane. E quindi di seguirla e consigliarla al meglio, al fine di una maternità serena”.
Chiedi il test di fertilità Ogni donna possiede nelle ovaie un patrimonio follicolare che fisiologicamente si esaurisce man mano nell’arco degli anni. Il follicolo, per chiarire, è la struttura ovarica che contiene l’ovocita. E ogni mese nel periodo fertile, solo uno porta a termine il suo sviluppo e forma un piccolo uovo che durante l’ovulazione può essere fecondato dallo spermatozoo. Questa riserva ovarica può essere minore in chi soffre di endometriosi, rispetto a una coetanea che non ha questa malattia. E saperlo, permette di mettere a punto le strategie più ad hoc.
Metti al sicuro i tuoi ovuli A 20 anni difficilmente chi ha una diagnosi di endometriosi proietta se stessa nel futuro, è naturale e fa parte di questa fase della vita. Oggi però sono sempre di più gli specialisti che consigliano alle proprie pazienti, soprattutto alle più giovani, di sottoporsi al prelevamento degli ovociti. Che vengono crioconservati, cioè posti a una temperatura tale da conservarne le proprietà senza danni.
Valuta la fecondazione in vitro In chi ha una forma di malattia severa, cioè quando sono state aggredite dall’endometriosi anche le tube, il concepimento non è impossibile ma difficile. Per chi desidera un figlio, dunque, è meglio non perdere tempo. Se non avviene nei primi tre-sei mesi di pausa dalla malattia dopo una cura ormonale oppure un intervento chirurgico, potrebbe essere il caso di procedere con gli esami necessari per la fecondazione in vitro. Il tempo di attesa per chi è seguito in un Centro per la cura dell’endometriosi è pari a circa tre mesi.