Arriva il Natale e aumenta il consumo di dolci, specie di cioccolato e soprattutto per i più piccoli. Proprio per questo cresce anche il rischio di allergie, in particolare a causa della presenza di farine di insetti tra gli ingredienti. Il monito arriva dei pediatri allergologi che indicano chi è più a rischio, ma anche come riconoscerne la presenza in etichetta, pure quando non è indicata in modo chiaro. Informazioni che valgono anche per chi usa i cosmetici.
Cresce l’uso di farine di insetti negli alimenti
«Da gennaio 2023 la Commissione europea ha autorizzato l’uso di farine di insetti per produrre alimenti. Oggi sono molti quelli che le contengono, anche senza indicazioni specifiche in etichetta. È bene, però, stare attenti soprattutto per i rischi di allergie e in particolare per chi è già sensibile o ne soffre», spiega Michele Miraglia De Giudice, professore di Pediatria e Allergologia e Immunologia Pediatrica all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli e presidente della Società italiana allergologia Immunologia pediatrica. Un’attenzione particolare è rivolta ai bambini e agli adolescenti, ma i rischi riguardano anche gli adulti.
Farine d’insetti: in yourt, caramelle gommose e succhi
Il via libera europeo ha fatto riferimento a cibi che contengono il verme giallo della farina (Tenebrio molitor) e la farina di grillo (Acheta domesticus). Ma la loro presenza è tutt’altro che minima anche in alimenti comuni come il cioccolato: secondo la Food and Drug Administration americana, in una tavoletta da 100 grammi si possono trovare fino a 60 frammenti di insetti. «In realtà se ne trova anche in altri prodotti, come per esempio alcuni yogurt: quelli alla fragola e ciliegia possono contenere la cocciniglia, che deriva dalla coccinella, così come alcune marmellate, succhi o le caramelle gommose a forma di orsetto, che sono particolarmente gradite ai più piccoli. Per gli adulti, invece, attenzione alle barrette proteiche: spesso sono realizzate con farine di grillo, che è altamente proteica e di basso costo», spiega Miragli De Giudice.
Il rischio allergia: perché?
Da qui l’allarme degli esperti: «Sono un’insidia soprattutto per i bambini che sviluppano reazioni allergiche, al punto che si sospetta possano essere implicati in casi di anafilassi rimasti senza spiegazione – sottolinea l’allergologo pediatrico – Noi iniziamo a rendercene conto adesso, ma il problema esiste da tempo nei paesi nei quali il consumo di questi prodotti è maggiore. Secondo i dati FAO, 2 miliardi di persone nel mondo consumano regolarmente insetti, ma non senza rischi. Nel Laos, ad esempio, circa il 7,6% della popolazione è allergico, in Cina il 18% delle allergie è legato ai cibi con farine da baco da seta, in Corea del Sud ci sono segnalazioni da studi clinici secondo cui il 3,1% della popolazione ha anafilassi da ingestione di insetti. Ciò non significa non mangiarne, ma occorre essere consapevoli dei rischi».
Chi sono i soggetti più a rischio di allergie
«Oltre ai casi di soggetti che non sospettano di essere potenzialmente allergici, una particolare attenzione va posta a chi soffre già di un’allergia, in particolare a crostacei, molluschi e acari della polvere – chiarisce il presidente SIAIP – Parliamo di circa il 2% degli italiani, pari a 800mila persone. Il motivo è che il rivestimento esterno degli insetti contiene lo stesso tipo di proteina che si trova anche in altri allergeni come appunto i crostacei o gli acari della polvere. È il caso della tropomiosina e della arginina chinasi, entrambi allergeni noti per la stretta relazione tra artropodi e crostacei, che non devono essere consumati dalle persone allergiche ad acari e crostacei».
Come riconoscere le farine d’insetti in etichetta
Come proteggersi, quindi? «La prevenzione passa da un’attenta lettura delle etichette, anche se non sempre la presenza di farine di insetti o derivati è indicata in modo chiaro. Per esempio, nelle barrette proteiche si può trovare la dicitura “cricket protein”, che significa che sono ottenute da farine di grillo. Ma più spesso, specie se usata come colorante, la presenza di insetti o derivati è intuibile dalla sigla E120, quella della cocciniglia», spiega Miragli De Giudice. «Viene utilizzato come colorante per succhi, yogurt, ma anche rossetti», conferma Cristiana Indolfi, segretaria SIAIP e Pediatra allergologa presso l’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli.
Quali reazioni allergiche?
Che il consumo di cosiddetti “novel foods” stia aumentando è un dato di fatto. D’altro canto hanno un costo più contenuto, a fronte di un contenuto proteico spesso molto elevato. Si stima che ogni italiano ne introduca, attraverso l’alimentazione o l’uso di cosmetici (in particolare rossetti) circa 500 grammi all’anno, spiega ancora la SIAIP. Il consiglio, quindi, è di controllare sempre le etichette, anche se a volte le farine di cocciniglia, grillo, verme giallo sono indicati solo come coloranti (E120). «Occorrerebbe maggiore trasparenza e un’indicazione esplicita, anche perché le reazioni possono andare dal semplice mal di pancia a un’orticaria con macchie rosse o bolle, fino a una reazione più importante come l’anafilassi», spiega il presidente della SIAIP.