La testimonianza di Alice
«Il mio sogno è già svanito tante volte. Non può accadere ancora». Alice Focà, di Latina, ha 33 anni e ha trascorso gli ultimi 4 alla ricerca di un figlio. «Nel 2012 mi hanno tolto le ovaie: tumore maligno, secondo la diagnosi. Ma era sbagliata. La possibilità di diventare madre naturalmente si è infranta in quella sala operatoria dove mi hanno portata troppo in fretta. Ho provato l’eterologa in Belgio con gli ovuli di mia sorella: nessun risultato. I miei genitori mi dicevano di rassegnarmi, solo mio marito Diego mi stava vicino. Nel 2013 siamo partiti per la Spagna e al terzo tentativo sono rimasta incinta. È stato il momento più emozionante della mia vita. Ma il piccolo è nato al sesto mese ed è morto dopo 3 giorni per un’infezione. Quando la Corte Costituzionale ha dato il via libera all’eterologa in Italia, ho chiesto informazioni in Toscana. Mi sono trovata di fronte a liste d’attesa lunghe mesi. E alla prospettiva di far arrivare gli ovuli dall’estero, dato che in Italia mancano le donatrici. Perciò racconto la mia storia: per far capire che da noi non è ancora possibile fare l’eterologa. Io tornerò in Spagna, il mio sogno si realizzerà lì».
La fecondazione eterologa è ancora un tabù
Il 9 aprile del 2014 la Corte Costituzionale ha abolito il divieto per le coppie sterili di ricevere ovuli o spermatozoi altrui. Eppure, a un anno dalla sentenza, gli ostacoli restano tantissimi. Uno su tutti: la mancanza di donatrici
08.04.2015
Riproduzione riservata