L’infertilità può essere causata anche dalla composizione corporea, cioè dal rapporto tra massa magra e massa grassa. Per questo un’alimentazione mirata può aiutare le possibilità di concepimento. Per metterla a punto, però, occorre conoscere bene il corpo delle singole donne che desiderano una famiglia, ma faticano ad avere figli. Un aiuto arriva dalla scienza e da un nuovo strumento, una speciale radiografia “full body”.

I raggi X contro l’infertilità

Si chiama assorbimetria a raggi X a doppia energia (DXA), ed è un tipo di esame che permette di calcolare e localizzare la massa grassa e magra, fornendo un’immagine tridimensionale del corpo. L’analisi, quindi, diventa full body: restituisce una “fotografia” che consente di mettere a punto strategie alimentari mirate sul singolo individuo per aumentare le chance di concepimento.

Come massa grassa e magra influiscono sulla fertilità

L’alimentazione, infatti, riveste un ruolo importante nel supportare le possibilità di gravidanza in una donna. «È noto dai dati presenti in letteratura che essere sottopeso, sovrappeso o obese aumenta il rischio di ripetuti fallimenti d’impianto dell’embrione o di aborto spontaneo, probabilmente a causa del ruolo chiave che il tessuto adiposo esercita nella riproduzione», chiarisce la biologa Gemma Fabozzi, embriologa e responsabile dell’area Nutrizione del gruppo Genera, che ha portato avanti un test pilota in collaborazione con l’Università Tor Vergata di Roma. I risultati sono stati presentati al 40° Congresso della Società europea di Medicina della riproduzione ed embriologia (ESHRE) ad Amsterdam.

Perché il peso non basta

Come spiega ancora Fabozzi, «oggi sappiamo che il peso corporeo non è tutto. Bisogna andare oltre e capire meglio la composizione corporea perché due persone possono essere dello stesso peso, ma avere una tsolo massa grassa (obeso) e l’altra solo massa magra (culturista) – spiega Fabozzi – Quello che sappiamo oggi riguardo alla fertilità è che la percentuale di massa grassa sia in eccesso che in difetto può influenzarla negativamente». Da qui l’esigenza di mettere a punto un nuovo strumento. Lo studio, quindi, ha portato ad analizzare la composizione corporea dei pazienti infertili mediante la DXA, che fornisce un’immagine tridimensionale delle densità degli organi.

Stesso peso, massa differente

«Per fare un esempio concreto, due donne possono essere dello stesso peso ed essere nel range del normo peso (BMI 18,5-24,9), ma una delle due avere una percentuale di massa grassa maggiore del 30% del suo peso corporeo ed è proprio in questo caso che si parla di “obesità normo peso” (in inglese Normal weight obesity). In questo caso sappiamo che è correlata a una condizione infiammatoria cronica e problematiche metaboliche, come l’insulino-resistenza, che a loro volta sono associate al rischio di infertilità», spiega l’esperta.

L’infertilità è associata a minor massa magra

La massa corporea, infatti, è distinta in muscolare, grassa e ossea. «La condizione di infertilità è caratterizzata da una riduzione della massa magra con conseguente aumento ed espansione proporzionale della massa grassa, non solo a livello viscerale ma anche periferico. Inoltre, rispetto alle donne fertili, quelle con problemi di infertilità presentano una minore massa ossea a livello del tronco. Una condizione che si presenta a prescindere dal BMI (indice di massa corporea) della paziente». Per questo l’alimentazione può risultare determinante. La possibilità di riconoscere questi casi permette «di elaborare piani nutrizionali personalizzati per le pazienti con problemi di infertilità», sottolinea Fabozzi.

Il piano nutrizionale per la fertilità

«Non esiste una dieta specifica per fertilità. La chiave vincente è proprio la personalizzazione della terapia nutrizionale in base alle caratteristiche della donna, in primis quelle antropometriche, quindi la percentuale e la localizzazione della massa grassa. È importante anche considerare aspetti di nutri genetica e altre scienze, come la metabolica microbiomica e nutrigenomica. A fare la differenza per le pazienti che cercano una gravidanza spontaneamente o mediante procreazione medicalmente assistita è una medicina e nutrizione di precisione, che ricorra a piani altamente personalizzati insieme a un eventuale micronutrizione utilizzando nutraceutici e probiotici ad hoc», chiarisce l’esperta.

L’importanza di metabolismo e intestino

I meccanismi sono delicati e hanno a che fare con il metabolismo: «Un aspetto molto importante è controllare il carico glicemico dei pasti, in modo da ottenere un buon equilibrio glicemico, ma soprattutto il livello dell’insulina – spiega Fabozzi – Un’altra problematica che impatta negativamente sulla fertilità è quella della sindrome metabolica e dislipidemia. Più recenti pubblicazioni scientifiche e studi in questo campo stanno mostrando che anche problematiche di disbiosi intestinale hanno un impatto profondo sulla salute riproduttiva della coppia e addirittura sulla salute dei nascituri».

I cibi “amici” per ottenere una gravidanza

In generale, comunque, esistono alimenti alleati della fertilità: «Sicuramente il consumo abituale di cibi dalle spiccate proprietà antinfiammatorie, come olio extravergine d’oliva, o di una porzione di verdura di stagione a pasto, che apporti la giusta quantità di fibra, è cruciale per la nostra salute intestinale (la fibra è un probiotico, ossia nutre il microbiota intestinale) – specifica l’esperta – La varietà dell’alimentazione è altrettanto importante: più mangiamo cose diverse, più aumenta la biodiversità del microbiota intestinale, da cui dipende la nostra salute, in particolare il corretto funzionamento del sistema immunitario che ha ruolo chiave per la salute generale e soprattutto quella riproduttiva».

Quando seguire una dieta specifica per la fertilità

A livello temporale, invece, non bisogna pensare all’alimentazione limitandosi a una dieta circoscritta nel tempo: «La strada migliore è sempre ovviamente la prevenzione e tutela della fertilità quindi, idealmente, una donna dovrebbe sempre seguire un regime alimentare corretto. Sicuramente per essere certi che la crescita e lo sviluppo degli ovociti sia avvenuto in un ambiente follicolare adeguato, dal punto di vista di nutrienti occorre lavorare almeno circa 3 mesi prima del ciclo in cui pensiamo di voler concepire poiché gli ovociti impiegano circa 90 giorni per arrivare a maturazione e ovulazione dal momento del loro reclutamento», spiega Fabozzi.

Un piano alimentare anche per gli uomini?

Fin qui le donne, ma gli uomini? «Quanto detto vale anche per loro. Sempre più studi infatti mostrano come anche la dieta paterna e il suo microbiota influenzino fortemente la salute dei nascituri. Inoltre gli uomini sono anche più avvantaggiati proprio perché la spermatogenesi è un processo continuativo e quindi esiste la possibilità di influenzare fortemente tramite micro e macro nutrizione la produzione degli spermatozoi. Al contrario, nella donna la riserva ovarica è predeterminata e purtroppo, anche se a un certo punto della nostra vita decidiamo di rivedere completamente le nostre abitudini alimentari, dobbiamo sempre comunque fare i conti con tutto ciò che è stato fatto prima. Ad esempio, una donna fumatrice va in menopausa da uno fino a quattro anni prima di una non fumatrice», conclude l’esperta.